18 giu 2016

La Palermo arabo-normanna diventa Patrimonio dell’Umanità UNESCO


L’Italia, nazione con il maggior numero di siti inclusi nella lista del Patrimonio dell’Umanità UNESCO, aggiunge al proprio carnet di meraviglie culturali il suo 51° tesoro. Non è un singolo sito ma un immenso patrimonio artistico-culturale costituito da nove complessi monumentalidistribuiti fra Palermo, Monreale e Cefalù, e raggruppati alla luce del legame con le civiltà araba e normanna entrambe testimoniate in Sicilia da opere straordinarie. A Palermo troviamo il Palazzo Reale (noto come Palazzo dei Normanni) con la Cappella Palatina (XII sec.), quindi le meravigliose chiese di San Giovanni degli Eremiti (XII sec.) e di Santa Maria dell’Ammiraglio(nota anche come chiesa della Martorana, XII sec.), quella di San Cataldo, la Cattedrale di Palermo (IV-XVIII sec.), il Palazzo della Zisa (XII sec.)e il Ponte dell’Ammiraglio (XII sec.). A questi vanno ad aggiungersi il Duomo di Monreale (XII-XIII sec.) e la Cattedrale di Cefalù (XII sec.) anch’essi testimonianza di “uno dei più felici esempi storici di integrazione e convivenza fra le diverse culture del Mediterraneo”, come ha dichiarato il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini nel commentare la notizia del riconoscimento. Essa è giunta da Bonn dove quest’anno si è riunito il Comitato del Patrimonio Mondiale a cui il MiBACT ha presenziato tramite una sua rappresentante. Per la Sicilia è il settimo riconoscimento Unesco, attestandosi quale regione con il più alto numero di siti elevati a patrimonio dell’Umanità.

Le opere incluse nel percorso arabo-normanno sono fortemente espressive di quel sincretismo sociale e culturale che, durante il dominio normanno in Sicilia (1071-1194), incrociando la preesistente componente araba e quella bizantina, dette vita ad uno straordinario patrimonio architettonico e artistico e aduna nuova concezione urbanistica, con il conseguente sviluppo di una cultura multietnica in cui le diverse matrici si fusero inscindibilmente. Il sito pertanto rappresenta un esempio materiale di prolifica convivenza, interazione e interscambio tra diverse componenti culturali di provenienza storica e geografica eterogenea ed è pertanto di grande attualità.

Il sito Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale è insomma la materiale testimonianza di una particolare condizione politica e culturale caratterizzata da una prolifica convivenza di genti di diversa provenienza (musulmani, bizantini, latini, ebrei, lombardi e francesi). Tale interscambio generò una consapevole ed unica combinazione di elementi architettonici e di tecniche artistiche, attinti dalla tradizione bizantina, islamica e occidentale.
Il nuovo stile contribuì allo sviluppo dell’architettura nel versante tirrenico dell’Italia meridionale e si estese in larga parte del bacino mediterraneo. Un eccezionale esempio di sintassi stilistica che, rielaborando in maniera originale e unitaria elementi appartenenti a diverse culture, diede vita a nuove concezioni spaziali, costruttive e decorative.

Dal punto di vista stilistico l’originale rielaborazione architettonica di tradizioni costruttive eterogenee diede vita a una concezione volumetrica e spaziale assolutamente nuova, caratterizzata dalla compattezza degli assetti murari e da innovativi sistemi di copertura (cupole esposte e frequente impiego di volte a muqarnas) in completa armonia con la ricchezza di apparati decorativi che combinano mosaici e decorazioni in opus sectile.

Dal punto di vista urbanistico, si sviluppò un modello di pianificazione e di sviluppo del tessuto urbano ispirato ai canoni di ascendenza islamica e orientale con il sistema di edifici e padiglioni inserito in monumentali giardini ricchi di bacini d’acqua e fontane, di cui si ha memoria nelle descrizioni dei viaggiatori arabi e dei cronisti del tempo e di cui rimangono ancora oggi alcune importanti testimonianze architettoniche.

La candidatura siciliana era stata avviata nel 2010 con il coordinamento del MiBACT e promossa dallaRegione Siciliana insieme alla Fondazione UNESCO Sicilia, ma ha anche goduto del supporto di diverse altre istituzioni e di esperti del mondo scientifico e culturale. La candidatura, vista la complessità logistico-amministrativa dei beni considerati, è stata accompagnata da un progetto di coordinamento della governance e dalla firma di un protocollo d’intesa interistituzionale, con cui lo Stato italiano è andato ad assumere impegni ben precisi all’atto della candidatura.

Per Palermo e per l’intera Sicilia, con l’iserimento del percorso arabo-normanno nella World Heritage List, si apre ora una nuova opportunità per riscoprire ed offrire al mondo un inestimabile patrimonio, espressione di quelle radici multietniche e multiculturali in cui risiede l’anima più autentica della grande isola mediterranea.

(da www.famedisud.it)

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