18 giu 2016

I MOTI DEL 1848 E LE DEFEZIONI DELLA GUARDIA NAZIONALE

Tempo fa comprai una lettera spedita il 3 maggio 1848 da Trapani a Calatafimi, con la quale si trasmettevano i nomi di disertori dalla Guardia Nazionale. Di che cosa si trattava, cosa era successo? Occorre fare un passo indietro o, com’è di moda, un flashback. Il 12 gennaio 1848, giorno Natale di Ferdinando II, ebbe inizio a Palermo la rivoluzione sotto la guida del Comitato della Fieravecchia, presieduto da La Masa.

I primi giorni gli insorti sono solo popolani e borghesi, ma poi La Masa convince a partecipare i liberali moderati e da quel momento il movimento rivoluzionario è diretto in maggioranza da moderati. Gli scontri tra insorti e truppe borboniche, nonostante l’arrivo da Napoli di 5.000 soldati, vedono vincitori gli insorti e il 30 gennaio, dopo l’abbandono di Palermo e delle altre parti della Sicilia, le truppe borboniche si imbarcano per Napoli. Nel mentre, le prigioni erano state lasciate incustodite e i condannati per i reati più disparati, una volta liberi, si aggregano alle squadre popolari, destando preoccupazione tra i moderati. Così, per bilanciare la forza delle squadre popolari, il 28 gennaio viene istituita la Guardia Nazionale, composta e diretta da elementi borghesi, con a capo il Barone Pietro Riso.

Il Re Ferdinando II il 10 febbraio concede a Napoli uno statuto costituzionale che avrebbe voluto imporre anche in Sicilia, ma poi su intercessione degli inglesi accettò che la preparazione, la convocazione e l’elezione del Generale Parlamento di Sicilia – ispirato alla Costituzione del 1812, rimodellata – avvenissero formalmente in suo nome. Però, il 22 marzo dichiara nullo e privo di efficacia quanto si stava facendo in Sicilia. Immediata fu la reazione dei siciliani che il 25 marzo insediarono il Parlamento Generale di Sicilia sotto la presidenza di Ruggero Settimo (la Trinacria fu il simbolo della Sicilia e “La Sicilia indipendente e italiana” ne fu il motto).

Il 13 aprile il Parlamento dichiarò decaduta dal trono di Sicilia la dinastia borbonica. Il Governo siciliano ebbe vita difficile, mentre Ferdinando II – smorzatasi in Italia e in Europa la fiamma rivoluzionaria – organizzò una spedizione di 20.000 uomini e dopo tre giorni di violento bombardamento su Messina, dal 3 al 6 settembre 1848 (che gli valsero l’epiteto di “Re Bomba”), riconquistò la città e cominciò a rioccupare il resto dell’isola. Il 15 maggio 1849 le truppe borboniche riottennero il completo controllo della Sicilia entrando a Palermo, e ponendo così fine alla secessione dell’ isola.

Tornando alla Guardia Nazionale, questa era stata istituita per la tutela delle pubbliche utilità e contro ogni nemico della Nazione, ma in realtà era alle dipendenze del “potere esecutivo”, che talora ne abusò usandola anche in politica contro i radicali e contribuendo così alle divisioni che si crearono all’interno del governo di coalizione. L’utilizzo anomalo della Guardia Nazionale probabilmente aveva creato molto malcontento fra i suoi componenti, alcuni dei quali avevano deciso di disertare. Diserzione che, per quanto sopra esposto, potrebbe avere un significato politico.

Non mi è stato possibile trovare alcun riscontro certo a questa mia ipotesi, anche perché il Governo Borbonico, con una circolare del 28 maggio 1850, ordinò di “togliere dagli archivi tutte le carte sozze vergate durante il tempo delle passate insorgenze”. Di conseguenza fu distrutta gran parte dei giornali patriottici dell’epoca e in parecchie città non rimase alcuna testimonianza della stampa locale, cosa che avvenne anche a Trapani, dove il 7 febbraio 1849 era stato pubblicato (unica pubblicazione trapanese) il giornale “Il Ministeriale – Giornaletto a proposito di Luigi Pellegrino” nella Stamperia di Giovanni Modica Romano (cfr. Salvatore Candido “La stampa siciliana nel biennio liberale 1848-49).

(di Tonino Perrera - da http://www.larisaccamensiletrapanese.it)

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