23 giu 2016

Giuseppe Pitrè

Giuseppe Pitré (Palermo, 21 dicembre 1841 – Palermo, 10 aprile 1916) è noto principalmente per il suo lavoro nell’ambito del folclore regionale.

A Giuseppe Pitrè, il più importante raccoglitore e studioso di tradizioni popolari, la Sicilia deve essere grata perché la sua opera monumentale resta pietra miliare per la ricchezza e la vastità d’informazioni nel campo del folclore, in cui nessuno ha raccolto “come e quanto” lo scrittore palermitano.

Giuseppe Pitrè, nella seconda metà dell’Ottocento, ha tracciato la via ad altri come Salvatore Salomone Marinoe accolto nel suo tempo consensi vivissimi tra cui quelli diLuigi Capuana, che trovò materiale per le fiabe nel suo repertorio, Giovanni Verga, che trasse anche ispirazione per le “tinte schiette” e particolari usanze del suo mondo di umili e perfino per argomenti specifici d’alcune novelle come Guerra di Santi, dalla preziosa documentazione a cui Pitrè lavorò tutta la vita.

Nel blog attingeremo alla vasta opera di Giuseppe Pitrè per rivivere insieme la bellezza di alcuni tra i moltissimi racconti, proverbi e leggende della cultura popolare siciliana.

Tra le leggende che sono state raccolte dal Pitrè, ci sono anche quelle di impronte meravigliose.

La pedata del cavallo della Madonna delle Milicie in Scicli

Da Scicli è poco distante il santuario della Madonna delle Milicie. Nel pavimento di questo santuario vi è una lastra con l’orma d’un ferro di cavallo, che dicesi impressavi da quello cavalcato dalla Madonna medesima nell’apparire che essa fece nelle campagne di Donnalucata in favore delle schiere cristiane che combattevano contro i Musulmani sotto Ruggiero il Normanno.

Le pedate del Signore e del diavolo presso Aci S. Antonio

Sulla via che da Aci S.Antonio va ad Aci Bonaccorsi, in contrada Scalazza grande, si vede, proprio alla informe scorciatoia, un masso con due incavi, che sembrano impronte lasciate da qualche piede.

Il popolo ritiene che quella a destra sia stata prodotta dal Signore, e la chiama perciò “la pedata del Signore”; e che quella a sinistra, che è più grande, sia opera del diavolo, tanto che la dice “la pedata del diavolo.

E tuttora nella sua ingenua fede, passando da quel luogo, si guarda dal calpestare la due impronte e spesso anzi fa un inchino di adorazione a quella di destra.

(da http://www.blogsicilia.eu)

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