5 ott 2016

Trapani e le crociate


Come scrive Mario Serraino nella "Storia di Trapani", tre sono stati gli avvenimenti di rilievo che hanno interessato Trapani all'epoca dei crociati: 
la venuta delle prime comunità religiose maschili; l'occupazione di Tripoli di Libia, e l'insuccesso dell'VIII Crociata.

Infatti, una conseguenza delle crociate fu l’arrivo a Trapani di alcune confraternite maschili, che di ritorno dalla Terrasanta si fermarono in cittá: i Francescani nel 1224, i Domenicani nel 1230 e i Carmelitani nel 1240. 
La prima confraternita ad arrivare a Trapani fu peró quella dei Poveri Compagni d’armi di Cristo e del Tempio di Salomone, meglio conosciuti come Cavalieri Templari, che si stabilí a Trapani nel 1140.

Trapani fu per i Cavalieri del Tempio, il secondo porto più importante della Sicilia, dopo Messina (strategico porto mercantile per i traffici con la Terrasanta): mentre Trapani era soprattutto una base militare dove spesso sostava la flotta templare.
Il cardinale Enrico Beccatelli, trapanese e protettore dell'ordine, donó loro un palazzo nel centro della cittá, accanto ad una preesistente chiesetta dedicata a santa Maria del Tempio (attuale chiesa di Sant'Agostino), che i Templari riadattarono ad ospizio per ospitare i loro confratelli di ritorno o in partenza per la Terrasanta.

Notte di Natale del 1130, sotto il normanno Ruggiero d'Altavilla nasce il Regno di Sicilia e comprendeva non soltanto l'isola cosiddetta di Trinacria, la Sicilia, ma anche le terre di Calabria e Puglia.
In seguito gli Altavilla si dedicarono ad espandere il proprio reame, annettendo Napoli verso nord ma anche e soprattutto vari territori nord africani e Corfù. 
Ruggero II intuì la posizione ideale e strategica dell'Isola e, nell'intento di controllare il mare Mediterraneo, ritenne necessario creare per il regno un punto d'appoggio sulla costa africana, dirimppetto la Sicilia. 
Nel 1146 una grossa flotta siciliana al comando di Giorgio D'Antiochia, ammiraglio di Ruggero II, partì da Trapani e conquistò Tripoli e la Tripolitania costiera, che rimase sino a quasi la fine del secolo sotto il Regno di Sicilia.
Nel 1174, il successore Guglielmo II, promettendo aiuti navali ai crociati, radunò a Trapani una numerosa flotta, ma l'occasione d'intervenire si presentò nel 1188, quando lo stesso re con le sue navi impedì a Saladino di occupare Tripoli di Siria.

L'avvenimento più importante fu di sicuro, in occasione della VIII crociata, sotto il governo angioino. 
Lo storico britannico Runciman, così lo descrive:

Munstansir, emiro di Tunisi, era noto per essere accondiscendente verso i Cristiani, ma aveva offeso Carlo d'Angiò per avere dato asilo ad alcuni avversari politici, fuggiti dalla Sicilia. 
Re Carlo persuase il fratello Luigi IX, sovrano di Francia grande e buono, divenuto santo, ad organizzare una spedizione nelle terre dell'emiro, allettandolo della possibile conversione dell'islamico alla fede cristiana. Nonostante il parere contrario di alcuni suoi amici saggi, re Luigi IX accolse la proposta dell'astuto fratello, pensando anche che una simile spedizione avrebbe aggiunto alla cristianità una nuova provincia in un territorio di grande importanza strategica per ogni fu tura crociata.

Il 1 ° luglio 1270, alla testa di una formidabile spedizione, re Luigi salpò da Aigues-Mortes, erano ad accompagnarlo i tre figli Filippo, Giovanni ed Isabella, consorte di Teobaldo di Navarra, lo stesso Teobaldo, il nipote Roberto di Artois, i conti di Bretagna e di La Marche, l'erede di Fiandra: Guglielmo, il conte di Saint-Pol, e il conte di Soissons.

La crociata giunse a Cartagine il 18 luglio, cioè nel pieno calore dell'estate africana. Qui il sovrano crociato incontrò la prima sorpresa: Munstansir non si convertì al cristianesimo e, rafforzando le fortificazioni, si apprestò alla difesa; ma non si ingaggiò combattimento alcuno, perché l'esercito francese fu colpito dalla peste, che falcidiò migliaia di combattenti. 

Re Luigi fu tra i primi ad essere colpito dal morbo mortale, sicché quando Carlo d'Angiò giunse col suo esercito in terra africana (25 agosto) apprese che il regale suo fratello era morto poche ore prima. Secondo il costume del tempo, le carni dell'infelice sovrano defunto furono separate dalle ossa per ebollizione e deposte in due bare distinte: le ossa vennero consegnate all'erede Filippo III e le carni, il cuore ed i visceri a Carlo d'Angiò; i primi per essere trasportati a Parigi, i secondi, contenuti in un'altra cassa, per essere inviati e tumulati nel duomo di Monreale.

Il 17 novembre 1270 le due flotte, la francese e la siciliana, lasciarono Tunisi, dirigendosi rispettivamente verso la Francia e verso la Sicilia: la prima con la cassa contenente le ossa di san Luigi e con a bordo re Filippo III, il cognato Teobaldo, la sorella Isabella, un gruppo di illustri personaggi della corte, ed il resto dell'esercito; la seconda con la bara contenente le carni, il cuore ed i visceri del santo sovrano e con a bordo Carlo d'Angiò, accompagnato dal suo seguito. 

Le due flotte, colte da una violenta tempesta nel canale di Sicilia e un po' anche per l'aggravarsi del morbo, che aveva colpito buona parte degli imbarcati, fra questi gli stessi sovrani Isabella e Teobaldo, approdarono il 20 novembre nel porto di Trapani e quivi provvidero a riparare i danni delle navi e a sbarcare i contagiati. 
Le due bare, contenenti i resti mortali di san Luigi, furono epositate nella piccola chiesa dell'Annunziata, fuori le mura della città; onde evitare il contagio della peste alla popolazione, si fecero alloggiare pure i componenti della sventurata spedizione nella stessa località, distante dal centro abitato; ed altro luogo migliore non si offriva che il caseggiato con la chiesetta e grande orto annesso, sin dal 1250 donato ai Carmelitani dalla famiglia Abbate e non ancora utilizzato dai religiosi; senza dire che la conservazione del corpo di Luigi IX nella piccola cappella degli Abbate costituiva motivo d'orgoglio per quella nobile e prestigiosa famiglia, considerata tra le prime della città. Dopo la morte di re Teobaldo e della regina Isabella, avvenuta il 4 dicembre dello stesso anno 1270, i francesi si partirono da Trapani via terra: a Monreale fu 
consegnata la cassa, contenente i visceri, le carni ed il cuore di san Luigi, per essere tumulata in quella cattedrale, mentre l'altra cassa, contenente le ossa, accompagnata dal corteo reale, proseguì per Parigi, sempre via terra.

Giuseppe Maria Di Ferro, così descrive l’arrivo di questa flotta nel porto di Trapani. “Ai 20, Novembre 1270, giorno di Venerdì godè Trapani l’assai fugace piacere, di vedere nel suo porto le due flotte, Francese, e Siciliana, recanti il corpo di S. Luigi re di Francia, IX. di questo nome, morto in Tunisi.
Vi erano in quelle armate tanti Sovrani, e Principi del sangue, unitamente al re Carlo di Sicilia, ed a Filippo, figlio di San Luigi, ed erede della corona di Francia, che indi ebbe il sopranome di Ardito.
L’allegrezza di questo spettacolo non fu per Trapani, che il baleno di sua distruzione. Quei guerrieri aveano respirato in Africa le micidiali esalazioni di un’aria la più corrotta. 
Quell’avvelenata bava distesa sopra i sensi s’insinuò nel sangue, lo corruppe, e vi lavorò la morte. 
Il mercoledì, giorno di Novembre, il re di Francia, il re di Sicilia, il re di Navarra con Odoardo, che svernò in Trapani, ed Arrigo d’Inghilterra, ed altri Principi Reali, giurarono di ritrovarsi fra tre anni in questo medesimo porto di Trapani.
Stabiliron’essi che a 22. Luglio 1274, giorno della Maddalena, dovesse ronda qui far passaggio in Oriente per l’impresa di Terra Santa. Il male però avea sviluppato in questa città, quegli spaventevoli sintomi, i cui rapidi, e le conseguenze sempre mortali. La peste moltiplicando i suoi omicidj, nel lunedì 4. Dicembre portò al sepolcro Teobaldo re di Navarra, Isabella sua sposa, figlia di S. Luigi, e tanti altri Principi, ed illustri personaggi. Vennero essi seppelliti nell’antica chiesa di S. Maria la Nuova, oggidì S. Domenico. Filippo re di Francia per non abbandonare la sorella, e il cognato Teobaldo, così gravemente infermi erasi fermato quindici giorni in Trapani; in partì con Carlo re di Sicilia per la volta di Morreale”. 
(Guida per gli Stranieri in Trapani - Celebes Tp 1977)

I Domenicani, che a fianco santa Maria la Nova costruirono poi la grande chiesa di san Domenico col relativo convento, vollero perpetuare l'avvenimento, apponendo in cornu Evangeli dell'altare maggiore la lapide, che tutt'oggi leggiamo.

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