5 ott 2016

MILLE MODI PER SBARCARE A MARSALA



Porto sicuro per le navi fenice che, approdando sull’isola di Mozia, misero le basi per la fondazione di una delle città simbolo della Sicilia Occidentale. Culla di un vino intenso e ancora capace di sorprendere. Approdo dei soldati garibaldini. Terra di cave profonde e candide saline. Da vivere ora che il sole cuoce un po’ meno e le folle di turisti l’hanno lasciata libera di intonare il suo canto antico

Marsala è una città, un vino, la cavalla bianca di Garibaldi, un posto assolato sui basolati di pietra bianca, buio e umido nel ventre di calcarenite gialla. È mare ma soprattutto terra, con le oltre cento contrade che ne fanno un comune vastissimo. La sua ricchezza un tempo aveva l'odore dell'uva e fino agli anni '50 ce n'era così tanta da fare di Marsà ‛Alī (il porto di Allah) uno dei territori più ricchi d'Italia. Oggi cerca di rosicchiare turisti alla vicina Trapani che rimane il primo polo turistico della provincia. Ma spingersi più a sud, appena 15 km, significa fare un tuffo in una delle civiltà più affascinanti ed enigmatiche della storia del Mediterraneo, quella fenicio-punica.

Dove tutto è iniziato

La “madrepatria” è l'isola di Mozia, 45 ettari che galleggiano nello Stagnone marsalese – Riserva dal 1984 – scelto nell'VIII secolo a.C per funzioni difensive, grazie ai bassi fondali. Lo stupore dinanzi ai reperti archeologici non è diverso da quello per i boschi di posidonia oceanica o per i fenicotteri e gli aironi cinerini, per la Yucca fiorita (il tronchetto della felicità che qui diventa albero) o per tutte le piante adattatesi all'alta salinità del luogo, come la salicornia che finisce in gustose frittate. Visitando questa isola-museo – la cui collezione di capolavori è dovuta alla passione di Joseph Whitaker, commerciante inglese che nel XIX secolo la comprò per preservarne la ricchezza archeologica – due sono le tappe obbligate: la Casa dei Mosaici e il Kothon, un bacino ritenuto a lungo il porto dell'isola e oggi identificato con un'area sacra. La vera star della collezione però è il giovinetto di Mozia, statua della quale non si conoscono né autore né soggetto, la cui bellezza va ben oltre il mistero che l'accompagna. La storia di questa civiltà prosegue nell'area archeologica poco lontana dal centro storico, nel Museo Archeologico Baglio Anselmi – che ospita l'unico esemplare di nave punica giunta ai nostri giorni e l'affascinante Venere Callipigia (“dalle belle natiche”) – e nel Parco Archeologico Lilibeo.

Cattedrali del vino

Ma Marsala va “camminata” e assaporata. Al mattino al Mercato Ittico, a Porta di Mare, c'è il meglio del pescato della zona che viene da molto vicino, anche dallo Stagnone. Lì accanto c'è il chiosco Lo Cascio, “pane e panelle” dal 1959 che si contende il primato delle migliori con il chiosco di Porticella, data di inizio: 1947. E poi c’è il vino. Da bottiglie che se la giocavano con i grandi fortificati dell'enologia mondiale come Madeira Porto e Sherry a ingrediente finito in padella con le scaloppine. Ma tracce di grandi Marsala ce ne sono ancora e spesso sono “pre-British” che è la formula per dire che, quando gli inglesi come John Woodhouse, Benjamin Ingham e Joseph Whitaker diventarono ricchi anche grazie al Marsala, questo vino era già conosciuto e consumato in Sicilia. Era il “perpetuo”, aromatico e deciso, invecchiato in grandi botti di legno, nelle quali veniva aggiunto ogni anno un po' di vino nuovo; agli inglesi invece si deve l'aggiunta dell'acquavite da vino: nasce così il fortificato. Marchio tutto italiano è quello di Florio, oggi dell'Ilva Saronno. Le sue antiche cantine accolgono 50mila visitatori l'anno e c'è da rimanere di stucco dinanzi a queste cattedrali del vino dagli archi a sesto acuto e dai pavimenti in battuto di tufo.

Enoturismo e assaggi sartoriali

Non fanno Marsala, ma hanno fatto dell'accoglienza una loro cifra stilistica. È la famiglia Rallo dell'azienda Donnafugata, proprietari di un bel baglio ottocentesco pieno di vento e di salsedine. Qui i visitatori sono circa 10mila l'anno e la cifra è in continuo aumento, anche grazie alla nuova sala dove è possibile scegliere degustazioni “taylor made”, per tasche e gusti diversi. Antonio Rallo è anche presidente del Consorzio di Tutela vini Doc Sicilia che da due anni sta conducendo una campagna di promozione negli Usa per far conoscere oltreoceano le produzioni dell'isola. E se Donnafugata non ha mai prodotto Marsala, Francesco Intorcia, dell'omonima azienda, ci sta puntando tanto. Intorcia ha sempre venduto alla grande distribuzione. Poi un'attenta passeggiata tra i tini della cantina storica ha svelato un tesoro: botti piene di Marsala invecchiato anche 40 anni. Così nel 2010 è partito il progetto Heritage. La prima vendemmia a essere imbottigliata è stata la 1980, un omaggio autentico alla versione “pre-British”. Alla base di questo capolavoro enologico c'è il Grillo, l'uva marsalese per eccellenza. L'uva che più ama Nino Barraco, vignaiolo di contrada Bausa, dove più che guardare il mare, lo sente, come lo sentono le sue vigne che si godono lo spettacolo delle Egadi a poche miglia dall'azienda. Nino ha sempre saputo che il Marsala prima o poi lo avrebbe fatto, ma ha voluto aspettare. Il momento di Alto Grado – il suo Marsala Vergine – è arrivato in occasione dello scorso Vinitaly ed è una vendemmia 2009. Appena duemila bottiglie che verranno centellinate in tre anni. Roba quasi da collezionisti. Provatelo con le ostriche. Parola di Nino Barraco.

Il giallo e il bianco

Per toccare la roccia viva sulla quale sorge Marsala il posto ideale è il Parco delle Cave con i suoi orridi di 30 metri, la luce abbacinante e le ombre alte quanto le cave. Un inno alla Natura e alla fatica umana, come raccontano i segni dei dischi sulle pareti. Il giallo della pietra ma anche il bianco del sale. Elette luogo del cuore Fai, le Saline della laguna sembrano uscite dalle pagine del Cervantes con i mulini Ettore e Infersa a fare da guardiani alla raccolta manuale in vasche cangianti che vanno dal blu al rosso tramonto. Magnesio, potassio e fluoro sono nel sale integrale raccolto da queste parti e bellissimi cristalli sono esposti nel Museo: sembrano preziosi meteoriti.

A vele spiegate verso l’eternità 

Un altro colore che segna Marsala è il rosso. Quello delle giubbe dei garibaldini. Lo sbarco dei Mille – 11 maggio 1860 – ha oggi il suo mausoleo. Il monumento, che ha la forma di una nave, celebra tutti i 1089 membri della spedizione. Un recente taglio del nastro c'è stato anche per Palazzo Grignani, nuova sede della Pinacoteca comunale. Un museo fatto di aria e di luce che ospita opere di Elio Marchegiani, Arnaldo Pomodoro e la tela “I Naufraghi” di Cagnaccio di San Pietro, intensa e tristemente contemporanea.

(da http://www.vdgmagazine.it)

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