5 ott 2016

Specchi: un’avventura della mente



Erice. Quando gli specchi costavano una fortuna e possederne uno era segno di distinzione e di ricchezza, essi incominciarono ad apparire nella pittura del tempo: dal XV al XVII secolo. Il primo specchio comparso in pittura è quello convesso, di fattura veneziana (Venezia fu la patria degli specchi come li intendiamo oggi) che compare nel ritratto dei Coniugi Arnolfini opera del 1434 del pittore fiammingo Jan Van Eyck. Posto al fondo della stanza riflette la loro immagine di spalle ed attraverso questo escamotage abbiamo di loro un doppio ritratto: di davanti e di dietro.

L’altro specchio in pittura compare nel grandioso quadro ”Las Meninas” dipinto da Diego Velasquez nel 1656 a Madrid. Esso è collocato in modo da riflettere le immagini del re e della regina che non sono raffigurati nella scena di corte.

Sono due opere cardine su cui si articola la mostra “Specchi” che si tiene al “My Little Moma” di Erice, senz’altro il più piccolo museo del mondo.

Ad esse fa da contraltare il Narciso di Caravaggio (1594-1596) che rappresenta il mitico personaggio nell’attimo in cui scorge la sua figura riflessa in uno specchio d’acqua e se ne innamora.

L’uso degli specchi per rimirarsi e ritrovare sé stessi è indagato attraverso la riproposizione, in immagine, degli specchi di metallo ritrovati nelle tombe che gli antichi popoli del Mediterraneo collocarono nelle tombe edificate in memoria dei loro defunti: Egizi, Etruschi, Romani.

Risultato di un accurato lavoro di ricerca appare la ricostruzione, artigianale, di oggetti che rendono omaggio a due grandi inventori della storia: Archimede e Leonardo da Vinci. Sono riprodotti infatti gli specchi ustori con cui Archimede riuscì ad incendiare le navi romane che assediavano il porto di Siracusa. Tra le macchine leonardesche è stata scelta quella che moltiplica le figure e quella moltiplicata all’infinito è proprio l’autoritratto in sanguigna di Leonardo eseguito nel 1512 e conservato presso la Biblioteca Reale di Torino.

L’impaginazione della mostra prevede anche l’apporto di artisti contemporanei i quali, con un linguaggio attuale, hanno rivisitato lo specchio come “concetto”.

Così ad esempio Michelangelo Pistoletto, autore dei così detti “quadri specchianti”

caratterizzati dal riporto a grandezza naturale di figure umane su pannelli di acciaio riflettenti. Qui l’artista appare in una sequenza fotografica ripresa alla Biennale di Venezia del 2009 nella sala personale a lui dedicata, ricoperta di grandi specchi, mentre con una mazza si appresta a fracassarli. In mezzo a tante citazioni proposte con ironia vengono presentate anche opere eseguite appositamente per questa rassegna. Un quadro ovale esprime, secondo i canoni dell’Arte Concreta, la frammentazione di una immagine riflessa. In un’altra opera il Narciso caravaggesco viene riletto in chiave astratta, giocando con linee bianche e rosse ondulate che si muovono sul fondo nero come sull’acqua.

Di impatto espressionista appare l’opera in cui i due eroi omerici: Achille ed Ettore, si battono sotto le mura di Troia, intrecciati come se fossero una sola persona allo specchio. Una piccola installazione ricostruisce un pensiero zen. “La mente è lo specchio su cui i cattivi pensieri si posano come polvere, ma basta una passata di straccio per cacciarli via”, così recita la didascalia.

La rilettura del tema si allarga anche alla poesia, con citazioni da Dante Alighieri, da Rilke, Pessoa; alla letteratura con ricordi di Primo Levi e William Shakespeare. Di Dante viene riproposto il secondo canto del Paradiso quello in cui Beatrice spiega al poeta perché la luna riflette come uno specchio, colorandoli d’argento, i raggi infuocati del sole.

Lo scrittore Primo Levi nel suo racconto “Il fabbricante di specchi” immagina l’invenzione di uno specchio metafisico capace di riflettere il modo di chi vede colui che lo sta guardando. Così un figlio che si guarda nello specchio metafisico indossato dalla madre si vedrà come un radioso adolescente, mentre l’immagine di sé rimandata dalla donna che non lo ama più, lo mostrerà con i denti guasti ed una incipiente calvizie. L’omaggio a Shakespeare è la ricostruzione di alcune scene della commedia ambientata in Sicilia “Racconto d’inverno” che mostrano l’intrigo che lega i vari personaggi, uno specchio dell’altro secondo la lettura che ne diede lo scrittore francese Victor Hugo nell’opera dedicata al drammaturgo inglese.

Dimensione giocosa anche in una carabattola dentro la quale si guarda attraverso un occhio magico. Rappresenta una scena agreste popolata da contadini ed animali moltiplicati all’infinito da un sistema di specchi un probabile prototipo dei trucchi in digitale adottati nei film in 3D.

I Francesi dicono “Mise en abime” il guardare una immagine riflessa da uno specchio ad un altro perché se ne ricava un senso di profondità e di vertigine come davanti un abisso. Ed è quello che si prova visitando la mostra con l’effetto di dilatazione dello spazio e di profondità prodotto dagli specchi montati a parete che ingrandiscono questa piccola stanza che si apre sulla piazza del Municipio della Cittadina della Vetta. L’insegna della mostra “Specchi” è una grande carta da gioco: il Jolly. Ha uno specchio deformante al posto della faccia, così che chiunque vi si guardi si trasforma in giullare e gli viene da sorridere quasi fosse dentro la sagoma di un luna park.

La rassegna ericina giunta quest’anno alla sua dodicesima edizione, la prima risale al 2005,è concepita come la proposta di un collettivo, per questo non vengono citati i nomi del curatore e degli artisti coinvolti. Solo visite guidate. Prenotazioni al numero: 339 54 71 230. Chiusura prevista sabato 3 settembre.

Peppe Occhipinti - da http://www.scaminando.it

Nessun commento:

Posta un commento