22 nov 2016

STORIA E ORIGINI DELLE SALINE TRAPANESI


La storia delle saline trapanesi è antichissima... Il clima ventilato, caldo e afoso ha determinato condizioni ottimali per il fiorire di un’attività che, nell’attuale circondario di Trapani, Paceco e Marsala, dura da trenta secoli.

Vennero impiantate in questa parte della Sicilia occidentale probabilmente dai Fenici che a Mozia avevano una loro importante colonia. Infatti, i Fenici, oltre che abili naviganti e commercianti di beni preziosi erano anche tra i più importanti produttori e distributori di sale del loro tempo e con ogni probabilità, per buona parte del primo millennio a. C. essi ebbero quasi il monopolio dell’oro bianco, ritenuto indispensabile sia come integratore alimentare sia nei processi di conservazione del pescato e delle carni o della concia delle pelli.

La prima testimonianza scritta sull'esistenza delle saline si ha, dopo la conquista romana della Sicilia nel 241 a.c., negli scritti di Plinio il Vecchio, che è l’unico autore latino e citare le Saline, senza tuttavia specificare il luogo. Per avere notizie certe sulle saline di Trapani bisogna però attendere l'anno mille, quando nel 1154 il più famoso dei geografi arabi Al-Idrisi, autore di celebri resoconti di viaggio e di mappe geografiche, nella sua opera, il cosiddetto Libro di Ruggero, descrivendo la città di Trapani, così scrive:  Trapani, città di antica fondazione, è situata sul mare che la circonda da ogni lato. [….] in esso la pesca è abbondante e superiore al fabbisogno; vi si pescano grossi tonni usando grandi reti e una pregiata qualità di corallo; proprio davanti la porta della città si trova una salina”.

Come scrive Maria Manuguerra, nel suo libro « Saline e Salinari »:  Con l‘avvento degli Svevi, l‘economia siciliana conobbe un periodo di notevole prosperità, dovuta all'impulso che soprattutto Federico II diede ai commerci e agli scambi con gli altri paesi del Mediterraneo. Nel 1281 il sovrano avevo, con le Costituzione di Melfi, rendeva le saline trapanesi monopolio della corona, esse purtroppo vennero penalizzate poichè dopo tale provvedimento il prezzo del sale aumentò di sei volte rispetto a quello di prima e ne risultò più difficile la vendita. Sotto la dominazione aragonese, alla città di Trapani furono concessi dei privilegi. Il Trasselli dice che questi non furono «il frutto né di un benevolo capriccio di un sovrano, ne di una capricciosa richiesta», bensì dipesero da una situazione economica che vedeva il porto di Trapani tra i più fiorenti dell‘isola, anche a causa del notevole sviluppo del commercio del sale.

Ne è conferma il grande movimento migratorio che si riverso su Trapani dalle città limitrofe e persino da Messina. Vennero i De Naso e i Fardella, famiglie che negli anni successivi ebbero un ruolo preminente nelle attività politiche ed economiche della città. Vennero dalla Spagna diversi mercanti, ai quali il re d'Aragona, a saldo dei debiti personali, aveva concesso una posizione privilegiata nell'isola: tra questi ricordiamo Giovanni Roiq di Barcellona, Francesco de Milo, Antonuccio de Anselmo, Valerio Merana e Tolomeo Piede, che impiantarono delle saline che ancora oggi conservano i nomi dei loro primi proprietari.

Nel 1346 i re Alfonso e Ferdinando d’Aragona firmarono il primo atto di concessione per lo sfruttamento delle saline a un privato, il medico Roberto de Naso per essersi impegnato attivamente nella battaglia contro un’epidemia di peste che infuriò in quel periodo, il quale ricevette in feudo la Salina Grande. Dal 1440 le saline di Trapani furono date in gabella e ciò consentì la nascita sul litorale trapanese di un numero elevato di saline, che si legò indissolubilmente allo sviluppo del porto di Trapani da cui partivano per le rotte europee le navi cariche del prezioso elemento.

Con lo sviluppo economico Trapani acquistò anche un nuovo volto, venne costruito il nuovo Ospedale Sant' Antonio e la città si ampliò di nuove costruzioni. Il porto, divenuto tappa obbligata per le navi che provenivano dall’Africa o del Mediterraneo orientale, contribuì a sviluppare i traffici e a far crescere il benessere dei suoi operatori. Le tecniche di coltivazione e raccolta rimasero immutate nel corso dei secoli, solo alla fine del Settecento i mulini a vento furono utilizzati anche per la macinazione oltre che per il tradizionale sollevamento delle acque marine mediante una grossa "vite di Archimede".

Per saperne di più:
http://www.trapaninostra.it/libri/Maria_Manuguerra/Saline_e_Salinari/Saline_e_Salinari_di_Maria_Manuguerra-02.pdf

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