22 nov 2016

SAN GIULIANO MARTIRE CARTAGINESE

San Giuliano Martire cartaginese 
Il patrono di Trapani e della città del Monte

Oltre la devozione a Sant'Alberto degli Abate, a Trapani ed Erice, per molti secoli, sin da tempi molto antichi, fu venerato San Giuliano Martire cartaginese. Il culto era talmente sentito e diffuso da diventare un vero e proprio Santo Patrono delle due città.
Scrive Salvatore Corso nel suo libro:

Non fu difficile passare dalla diffusione del culto con la dedicazione dei luoghi alla proclamazione spontanea e poi ufficiale del patrocinio sia a Trapani che al Monte. Un patrocinio consolidato al punto da non essere scalfito anzitutto dall’interminabile controversia fra ericini e trapanesi circa la patria di sant’Alberto e dalla conseguente rilevanza data al santo concittadino in ciascuna delle due città. Bisogna ritenere che il duplice patrocinio di san Giuliano e di sant’Alberto rimase comune ad ambedue le città finché il loro destino fu complementare e l’iconologia della città designata ufficialmente Mons Sancti Juliani rappresentò un segnacolo ed una difesa per Trapani, sulla quale si riversò. 

Lo attesta l’ampliamento della città del Monte avvenuto in età aragonese e verosimilmente disposto in concomitanza dallo stesso Giacomo d’Aragona, come indica il ripopolamento della città del Monte documentato dal Registro del notaio Giovanni Majorana 1297-1300. Invece un radicale mutamento del rapporto tra le due città si verificò quando l’ampliamento del territorio ericino, attribuito a Federico II, si consolidò al punto da raggiungere l’autonomia dalla città marinara, autonomia supportata con l’estensione dei privilegi di Trapani e perseguita fin dai primordi del viceregno spagnolo: si accentuò la vocazione agro-pastorale della città del Monte, che la configurò come “città dei burgisi ricchi””.

In una città chiusa e riversata sull’immenso territorio, posseduto fino alle porte di Castellammare del Golfo - con una giustificazione risalente almeno al 1392 - non era più sufficiente derivare da Trapani modelli sociali e religiosi. E ciò nel momento in cui la città marinara emergeva con le sue conquiste civili e tecniche, con l’estro industrioso dei suoi cittadini e con la diversificazione dei suoi ceti artigiani. La città del Monte non vi poteva competere, perché dominata da una sola classe agraria, i burgisi, sull’artigianato fiorente ma succube e perché strutturata sulla classicità e sulle glorie passate. 

Il distacco operato dalla città del Monte trovò una manifestazione emblematica nella scoperta di un culto alla Madonna venerata in particolare dai burgisi, la Madonna di Custunaci, a cui affluiscono i legati almeno dal 1422, una Madonna iconograficamente lontana da quella su cui si era indirizzata e perseverava la città di Trapani almeno dall’arrivo dell’opera di Nino Pisano intorno al 1360. Ora il patrocinio dei santi Alberto e Giuliano sia a Trapani che al Monte si confrontava con l’avvento di due Madonne.

Per quanto riguarda il martire caraginese Giuseppe Abate scrive: A San Giuliano in Trapani furono dedicate ben quattro chiese (due urbane e due extra-urbane), un’isola del quartiere Casalicchio, ed una considerevole zona di territorio, dove si trovava una tonnara, oggi ridotta ad un rudere. 
Una delle suddette chiesette extra-urbane (detta di “San Juliano a la punta”) era presente nella suddetta tonnara sul litorale di tramontana, mentre la seconda (“Ecclesia Sancti Juiliani de insula”) si trovava nella salina appartenente alla Famiglia Abrignano, in località attualmente conosciuta come “isuliddra”.
 
Per quanto riguarda Trapani città, da quanto scrive il Pugnatore, una cappella dedicata a San Giuliano era presente nel quartiere Casalicchio, ed era stata fondata ancor prima dell’insediamento dei consolati delle repubbliche marinare e relative cappelle. Ed infatti quando il Pugnatore parla del consolato dei lucchesi, con relativa cappella dedicata a San Giuliano dei Lucchesi, si premura di precisare che tale cappella non era da identificare con quella di San Giuliano “dei trapanesi”, evidentemente sorta in precedenza. 

Per ulteriore chiarezza a tal proposito va detto che il San Giuliano dei Lucchesi era un altro San Giuliano (uno dei famosi quaranta) e precisamente un eremita, che era venerato in Toscana per dare accoglienza ai pellegrini ed ai bisognosi in una sorta di “hospitale” sulla strada tra Lucca e Pisa. In quale epoca tale chiesetta trapanese dedicata a San Giuliano nel quartiere Casalicchio sia stata edificata non è noto, ma come già detto il culto del santo era antecedente al periodo bizantino, e quindi anteriore all’ingresso di Trapani nell’ambito rituale del Patriarcato di Costantinopoli.

Oltre che dalle chiese a lui dedicate l’importanza del santo per la comunità trapanese è documentata da altri elementi. Ai marinai del quartiere Casalicchio (anche quelli che si trovavano in mare) era fatto obbligo ogni sera, recitando il rosario, di dedicare un Pater a S. Giuliano. Una sua icona era presente in varie chiese. Nel Santuario dell’Annunziata si trovava un olio su tela raffigurante una “Madonna in gloria tra gli angeli ed i santi Alberto, Iuliano, Giovanni Evangelista e Luigi Rabatà”. 

Ed infine non è un caso che le due chiesette extra-urbane in aree che rappresentavano il fulcro dell’economia trapanese (le saline e le tonnare) fossero proprio dedicate a questo santo. Nella seconda metà del 1500 il culto di San Giuliano cominciò ad affievolirsi e la cappella nel santuario dell’Annunziata a Lui dedicata fu intitolata a San Vito.

Per quanto riguarda Erice, la venerazione di San Giuliano sarebbe in relazione agli insediamenti sul monte, in luoghi poco accessibili e quindi più sicuri, dei primi cristiani perseguitati. Il culto comunque si rafforzò nei secoli successivi, come documenta il fatto che tutto il monte sotto i Normanni venne denominato Monte San Giuliano (denominazione mantenuta successivamente e solo ufficialmente abolita nel 1936). Esiste a tal proposito una leggenda secondo la quale, quando i Normanni occuparono la Sicilia, Erice fu liberata dagli Arabi per intercessione del santo, che comparve su un cavallo bianco, armato e cinto da un mantello rosso, con in pugno un rapace e seguito da una muta di mastini. 

Alla sua vista, i nemici atterriti si volsero precipitosamente in fuga dalla città, che potè così entrare in possesso dei Normanni. Per tal motivo San Giuliano fu chiamato “il Liberatore”. Sulla base di altre considerazioni, che esulano dal contesto di questo scritto, la leggenda dovrebbe essere riferita alla difesa di Erice contro un assalto dei saraceni. I testi riportati in bibliografia rendono conto in maniera dettagliata di tali ipotesi ed avvenimenti. Qui basti ricordare che esiste ad Erice una chiesa dedicata a San Giuliano, sicuramente edificata nel 1308, ma probabilmente ancor più antica.

Testi citati: 
http://www.trapaninostra.it/libri/Salvatore_Corso/San_Giuliano_Martire_cartaginese/San_Giuliano_Martire_cartaginese-05.pdf 
http://www.trapaninostra.it/libri/Giuseppe_Abate/Trapani/Trapani-57.pdf

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