5 gen 2017

La Madonna di Trapani e Custonaci e l'antico culto della dea Venere Ericina


Le Madonna di Trapani e la Madonna di Custonaci sostitusicono l'antico culto della dea Venere Ericina radicato da secoli nel territorio, dalla falce all'agro.

Scrive Michele Russo ne "LE MIE RICERCHE - Il culto di Maria SS. in Agosto nella Valle e nell’Agro Ericino":

Agosto, per gli abitanti della Valle e dell’Agro Ericino, è il mese in cui ricadono due importanti festeggiamenti legati al culto mariano: quello di Maria SS.ma Annunziata, meglio conosciuta come Maria SS.ma di Trapani e quello di Santa Maria Deipara (o Dei genitrix), venerata sotto in nome di Maria SS.ma di Custonaci, patrona dell’Agro ericino.

Tali devozioni sono nate, come vuole la tradizione, dall’antico culto per Venere Ericina, quando, in conseguenza della diffusione della nuova religione cattolica, la Dea veniva “cacciata” dall’antica sede ericina ed il suo themenos, secondo una leggenda diffusa nel Medioevo, si diceva crollato miracolosamente la notte della nascita di Gesù Cristo. 
L’antico sacello, invece, fu abbattuto intorno al 330 D.C., probabilmente per ordine dell’imperatore Costantino, il quale successivamente, con le pietre divelte, fece costruire, nel versante rivolto verso Trapani, una chiesetta fuori le mura dedicata, come si legge in una lapide murata su una parete esterna dell’attuale Duomo, a Santa Maria Deipara. 

Tale chiesa, ampliata successivamente ed inglobata assieme alla torre di avvistamento, divenuta nel frattempo campanile, nel prolungamento della nuova cinta muraria voluta dal re Federico d’Aragona, nel 1339 prese il nome di Matrice. 

Tuttavia, il tentativo di diffondere la devozione per la Vergine Maria e di cancellare il ricordo della divinità pagana trovò molte difficoltà. A nulla valse innalzare dentro l’area sacra del tempio di Erice una chiesetta dedicata alla Madonna, prima sotto il titolo di “Sancta Maria ad nives”, poi sotto quello della Stella ed infine in quello dell’Assunta e fissarne, secondo il calendario romano, la data della festa ad Agosto. Il culto di Venere si trasferì, infatti, presso un santuario minore della Dea che si trovava alle falde del Monte, all’inizio della salita dell’antica mulattiera per Erice. Così la Divinità della Fecondazione e dell’Amore, in Agosto, continuò a richiamare da tutte le contrade vicine le popolazioni dell’Agro.

Ci si rese, pertanto, conto che per far dimenticare la devozione verso Venere Ericina non era bastevole ampliare l’antica chiesa vicino Porta Trapani né valorizzarla denominandola prima “Ecclesia Sanctae Mariae Majuri” e poi dedicandola al “Transito di Nostra Donna”, ma era necessario far buon viso a cattivo gioco, mantenendo sotto il Cristianesimo riti che erano duri a morire perché radicati da tempo negli animi degli Ericini.

L’antico piccolo tempio di Venere ai piedi della montagna, ormai in rovina, venne così ricostruito e divenne una chiesetta dedicata prima a Santa Caterina all’Arena e poi alla Madonna dell’Annunziata “a lu urgu” (alla palude Cepea) quando i monaci del Karmel vi portarono, nel 1250, una Madonna, dipinta su tavola. Nel culto di tale immagine fu facile trasferirvi l’anima greco/romana e punica della “filommeidès Venus euploia” (sorridente Venere della buona navigazione). 

In seguito tale immagine, (come per distinguerla incosciamente dalla Madonna del Monte) chiamata confidenzialmente dal popolo “Maria la trapanesa”, divenne protettrice dei marinai e dei naviganti in genere che abitavano la Valle e la sua iconografia venne rappresentata all’inpiedi, con una statua marmorea ritta come un faro, con un volto sorridente e con gli occhi quasi irraggianti luce, indicante allegoricamente la via della buona navigazione e della salvezza. 

Le sue celebrazioni vennero fissate prima al 25 Marzo e poi, dal 6 Dicembre 1630, al 16 Agosto e furono contemporaneamente accordate indulgenze a quanti fossero intervenuti in quel giorno di festa, la quale, a tale scopo, era solennizzata con grande pompa con una “fiera franca”, tenuta, in un primo momento, il 23 Aprile, in ottemperanza ad un decreto del re Federico d’Aragona del 1302 e successivamente, nel 1315, spostata al 15 Agosto di ogni anno per aumentare la devozione verso l’Assunta. Infine, il 24 Aprile 1776, a seguito di un periodo di prolungata siccità placata dall’intervento “divino” dell’Immacolata, l’Assunta veniva eletta Patrona di Trapani.

Sul “sacro Monte”, invece, “nella sede vicina alle stelle”, come aveva voluto Enea nel dedicare l’altare alla madre, rimaneva l’anima della Venere fenicia, della “Tanit Rabbat” (Grande Signora) con i suoi appellativi di “Aschtoreth” (datrice di lunga vita) e “Rkyym” (forza dei viventi) che si fondeva col culto elimo di Cibele, la dea creatrice che aveva dato origine all’intero universo senza bisogno di intervento maschile, vergine inviolata e tuttavia madre degli dei, raffigurata nella iconografia, seduta in trono, come una “matrona severa e maestosa, bella e affabile”.

Bisognava, però, cancellare per sempre l’antico culto pagano. Per una coincidenza dei fatti o (senza alcuna cattiveria da parte dello scrivente) con una “riuscita truvata” del preoccupato clero cristiano, un naufragio miracoloso ha fatto approdare, presso la baia del Bukutu, sotto l’attuale Custonaci, una tavola con una “santa figura” seduta in trono. [....]

Ancora una volta l’immagine di Venere e quella di Maria si sovrapposero, e si reincarnarono l’una sull’altra, divenendo un’unica divinità: “Venere, secondo che favoleggiarono i poeti, era nata dalla spuma del mare; e Maria di Custonaci venne parimenti dal mare”. Negli anni successivi la venerazione delle due Madonne, quella della Valle e quella del Monte, crebbe considerevolmente, anche se il popolo non aveva del tutto rinnegato i festeggiamenti che si svolgevano per Venere.

Anche questa volta la Chiesa trovò la soluzione: bisognava non sottovalutare le celebrazioni commemorative e festive e le manifestazioni rituali annue che gli abitanti del Monte e delle contrade vicine continuavano a fare. Bastava sostituire lo spirito delle Anagòghie e delle Katagòghie, i festeggiamenti in onore di Venere Ericina con le quali si celebravano la partenza della Dea con le sue colombe verso la Libia e, quindi, il suo ritorno, dopo nove giorni. A tal fine, a detta del Carvini, è stata chiesta al Vicerè di Sicilia l’autorizzazione a nominare due “maestri” che sovrintendessero l’annuale ricorrenza dei festeggiamenti ma, che, in pratica, dovevano “estirpare et radicitus distrudiri lo concursu grandi di la genti li quali venianu a vedere lo templo de la dia Venus” o di quello che aveva resistito al tempo e alla distruzione.

Così, invertendo le festività pagane, il 16 Agosto la statua della Madonna di Trapani viene solennemente portata in processione a Trapani, al suo porto, di fronte la Colombaia, per la sua “Anagòghia” verso la Libia, per soggiornare nel suo tempio di Sicca Veneria, da cui ritornerà nove giorni dopo per la sua dimora ericina, ricorrenza che, per decreto del Vescovo di Mazara Ugo Papè, viene fissata per l’ultimo Mercoledì di Agosto “ultimam feriam quartam mensis Augusti cuiuslibet anni” (circa nove giorni dopo la festa di Trapani) giorno in cui gli Ericini e i forestieri, in un immaginario ritorno di Venere dai lidi africani, con un reale “trasporto”, accompagnano l’immagine di Maria SS.ma di Custonaci, “nuova Dea”, dal suo santuario di Custonaci al Monte, suo luogo di residenza, attraverso “le tortuose vie cittadine ”. 

Nel corso dei secoli successivi “ i trasporti” furono spesso concomitanti con le annuali celebrazioni volute per “ il desiderio degli ericini di poter festeggiare il sacro dipinto nella propria città”, mantenendo nell’immagine della Vergine i simboli dell’antico culto precristiano mai scomparso ad Erice: le tre spighe e l’offerta del frumento, perchè, come ricorda il Castronovo “a Venere si offrivano in agosto dagli Ericini le primizie dei cereali; a Maria di Custonaci le primizie altresì del frumento si offrono nello stesso mese dai loro nepoti”

Il 27 Agosto del 1752 il quadro di Maria di Custonaci fu incoronato, con decreto e beneplacito pontificio del Papa Benedetto XIV, dal Capitolo Vaticano. Successivamente, il 21 Luglio 1784, venne approvato da Pio VI l’Ufficio e la Messa propria ed infine nel 1844 il Papa Gregorio XVI istituì l’Altare Privilegiato perpetuo quotidiano.

Il culto cristiano di Maria aveva definitivamente non cancellato ma sostituito quello di Venere. Tutto era stato cambiato perché nulla fosse cambiato. E tutti, clero e popolo, furono contenti, anche se, come scrisse Carducci, ancora De l’ombroso pelasgo Erice in vetta Eterna ride ivi Afrodite ed impera E freme tutt’amor la benedetta Da lei costiera.

Testo integrale: http://www.trapaninostra.it/libri/Michele_Russo/Le_mie_ricerche/2012-01-06_Il_culto_di_Maria_SS.pdf

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La Madonna di Trapani nel palazzo prelatizio di Santa Lucia del Mela

Ai piedi del Monte San Giuliano, oggi Erice, a poche miglia dal promontorio falcato della città di Trapani, sorge il Santuario mariano più famoso della Sicilia occidentale: il Santuario di "Maria SS. Annunziata", denominato anche nella devozione popolare Santuario della "Madonna di Trapani".

Dell'originale "Madonna di Trapani", immagine marmorea, capolavoro di arte, di devozione e, soprattutto, di fede cristiana, attribuita fino ad oggi dalla critica d'arte a Nino Pisano († 1368), ritenuta indiscusso patrimonio artistico dell'umanità, che si conserva nella Basilica Pontifica Minore dell'Annunziata a Trapani, è possibile ammirare anche delle splendide riproduzioni che si trovano a Messina, Palermo, Palagonia, Cinisi , Mussomeli, Terrasini e Santa Lucia del Mela.

Infatti, il culto di Maria S.S. di Trapani si diffuse rapidamente in molte parti della Sicilia, in Sardegna, in Tunisia, dove è conosciuta come Notre Dame de Trapani, nell’Occidente tutto fino alle lontane Americhe.

Il gesuita tedesco Wilhelm Gumppenberg racconta che nel ‘500 in città c’erano una quarantina di botteghe che producevano ogni anno ben 5000 copie della famosa statua da dedicare all’esportazione. Erano esemplari in madreperla, corallo, alabastro e avorio lavorati con maestria. 
Due copie si trovano ancora oggi al Louvre di Parigi nella sezione dedicata alla scultura rinascimentale. E un grande dipinto della Madonna si trova nella cappella principale del Monastero de Las Descalzas Reales di Madrid, fondato dall’infanta Giovanna, figlia di Carlo V d’Asburgo, il quale, ricordiamolo, passò da Trapani dopo aver sconfitto la flotta turca.

Nella Cappella del Palazzo Prelatizio situato in Piazza Duomo, l’antica Piazza Maggiore di Santa Lucia del Mela in provincia di Messina si trova una riproduzione della “Madonna di Trapani” in marmo pario (XV sec.) di Ignoto autore attribuibile a "Scuola Gaginesca", su di un altare in marmi policromi.

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