Epoca di potenza e di fiorente commercio fu per Trapani quella delle Crociate. Molti dei suoi concittadini vi presero parte, distinguendosi per coraggio e per valore.
Tasso Torquato, uno tra i maggiori poeti italiani del Cinquecento, ne "La Gerusalemme liberata", un poema epico-cavalleresco in ottave, scritto nel periodo anteriore al 1575 e riguardante la presa del Santo Sepolcro ad opera dei cristiani durante la prima Crociata del 1096-1099, a proporsito della partecipazione dei trapanesi scrive che Trapani "i suoi non cela":
E con esse inalzar l'insegne al vento
da le ruine de l'antica Gela,
da le piagge di Naia e d'Agrigento,
grande schiera, e spiegar l'ardita vela.
E Trapani, ove fu di vita spento
l'antichissimo Anchise, i suoi non cela,
ned Imera, o Palermo, invitta reggia
de' Normandi, ch'a' primi i suoi pareggia.
(Torquato Tasso, Gerusalemme conquistata, I, 69).
Nel suo porto facevan scalo le navi che veleggiavano verso la Terra Santa o che da essa facevano ritorno, portandovi ricchezza di merci.
A Trapani due chiese sono collegate, in modo diverso, alle crociate: una è la chiesa di Sant'Agostino, appartenuta ai Cavalieri Templari, che ivi avevano, attiguo, anche il loro ospizio, nel quale davano ospitalità ai crociati appartenente al loro ordine cavalleresco che si recavano e ritornavano dalla Terra Santa; l'altra è la chiesa di San Domenico, dove al suo interno si trova la cosiddetta "Cappella dei Crociati" e nella quale furono seppelliti i corpi di alcuni dei nobili e guerrieri partecipanti alla sfortunata ottava crociata, che passò da Trapani, contro il califfo Muhammad I al-Mustansir di Tunisi.
San Domenico
La chiesa di San Domenico, detta anche Cappella Reale ai tempi della dominazione spagnola, fu edificata per volere di re Giacono d'Aragona, dai padri domenicani sopra una preesistente chiesa denominata Santa Maria la Nova nel cuore della città antica, nella Piazza S. Domenico, situata nel rione S. Nicola, detto allora quartiere di mezzo, sulla parte più alta della città di Trapani.
Su un pilastro angolare della Chiesa, tempo fa, è affiorata casualmente l'immagine frammentaria di una Madonna con il bambino, che potrebbe appartenere alla primitiva cappelletta di Santa Maria La Nuova.
Nella sua Trapani Sacra del 1812, il padre agostiniano Benigno da Santa Caterina ci racconta che " il Re Giacomo di Aragona a proprie spese con regia liberalità, concesse un ampio luogo ai Padri Domenicani giunti a Trapani dalla Terra Santa nel 1230, all’oggetto di edificarvi un Convento.
Questo luogo spazioso era nella parte più eminente del Quartiere di Mezzo, che si erge a guisa di un poggietto. Questo Convento si appellò al principio S. Maria la Nuova, appunto perché ivi esisteva un antica Cappella dedicata alla SS.ma Vergine. Volle dunque l’anzidetto Sovrano costruire detta Chiesa per sua Reale Cappella, e dotò il Convento di convenevoli entrate. Quindi venne appellato il Convento Regio, appunto, perché fondato con denaro del Regio Erario."
Addossata alla abside della Chiesa e vicino al campanile vi è la così detta Cappella dei Crociati le cui pareti sono decorate da affreschi tardo trecenteschi.
In questa chiesa, come dice l’Abbate Pirri, l’anno 1318, Manfredi Infante, figlio di Federico II Re di Sicilia, essendo morto in Trapani, elesse questa Chiesa per sua Sepoltuaria Casa, e volle che i Padri Domenicani fossero i custodi del suo corpo. Tanto appunto si legge in una lapide marmorea, affissa alla parte dell’epistola del Cappellone di detta Chiesa, sotto il Mausoleo di detto difonto colle seguenti parole:
ANNO 1318
MANFREDUS INFANS FRIDERICI II
REGIS FILIUS, DREPANI OBIENS, HANC
SEDEM SIBI PERENNEM DOMUS ELEGIT,
ET FRATES NOS, NON SOLUM CORPORIS
SUI CUSTODES, SED REGIOS CAPPELLANOS,
CONFESSOREQUE EFFECIT
Infatti, avvenne che, trovandosi re Federico II a Marsala, il dodicenne figlio di questi, Manfredi, cadde accidentalmente da cavallo nella pianura, detta «la Rena», e morì.
L'Università di Trapani, tosto, nel partecipare la morte al sovrano, supplicò il re perché concedesse alla salma del figlio la sepoltura nella chiesa di S. Maria La Nove, dei Padri Predicatori, in considerazione anche perché nel Tempio altri corpi reali avevano trovato sepoltura.
L’avello di questo Principe, dopo qualche tempo venne aperto, e vi si trovò il cadavere intiero con veste tutta ornata di Perle, ed il Pomo della Spada tutta d’oro massiccio.
Oltre all'infante Manfredi, sepolto in cornu Epistolae, altre persone reali si trovano pure sepolte nel cappellone della chiesa, così come dimostra la lapide del Presbiterio, collocata in cornu Evangeli:
ANNO A CRISTI DOMINI ADVENTV MCCLXX.
INCLYTIS THEOBALDO REGI NAVARRÆ, VXORIQVE ISABELLÆ, GVILELMO FLANDRÆ COMITI, AC ELISARETHÆ REGINÆ, ALIISQVE E REGIO SANGVINE PROCERIBVS: QVOD E BELLO
TVNETANO, CONTRACTA PESTE REDEVNTES DREPANI EXTINTI, IN REGIIS TEMPLI HVIVS ÆDIBVS HVMARI DECRETAVERINT.
IN TANTÆ REI PERENNITATEM FRATES PRÆDICATORES LAPIDEM PRO GLORIA POSVERE. QVAM JVRE CORONATI
FIDEI ATHLETE, QVI REGVM REGI CRVCIFIXO DVCI, VEL MORTVI CONCERTARE OSSIBVS VICINITATE MEMORIA
NON DEDIGNANTVR.
In questa Chiesa, infatti, sono stati sepolti i cadaveri di Teobaldo re di Navarra e di sua moglie Isabella, di Guglielmo Conte di Fiandra, di Elisabetta Regina, e di molti altri Principi Reali, che nell’anno 1270 con Carlo d’Angiò, re di Sicilia, durante l'VIII crociata, ritornarono da Tunisi attaccati dal contaggio e morirono in Trapani.
Da quì il nome di Cappella dei Crociati.
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