26 gen 2017

Il Culto di Maria Santissima di Custonaci, patrona di Erice e dell'agro ericino


Il culto della Madonna di Custonaci è antichissimo e tuttora resta immerso nel mistero, le prime testimonianze storiche risalgono ai primi del 1400.

Una leggenda, tramandata per diverse generazioni, narra di una nave francese proveniente da Alessandria d’Egitto, facente rotta verso il porto di Marsiglia, che durante la navigazione, in prossimità delle Isole Egadi, fu colta dal brutto tempo.

Infatti poco dopo si scatenò una violenta tormenta e la nave, quindi, si trovò in balia delle onde, in procinto di rovesciarsi. L’unica fonte di salvezza per i marinai era un miracolo!!!
I marinai in preda alla disperazione andarono giù nella stiva, dove tra il carico, vi era un quadro raffigurante la Madonna; essi si inginocchiarono ed iniziarono a pregare, facendo voto alla Vergine Maria che se fossero scampati alla tempesta, avrebbero donato il quadro agli abitanti della terra in cui sarebbero approdati incolumi.
Subito dopo le onde cominciarono a placarsi, il temporale si allontanò e la nave nel frattempo poté giungere, fra mille peripezie, nei pressi di Cala Buguto alle pendici di Monte Cofano, odierna Baia Cornino. I marinai scampati alla tempesta approdarono sul litorale e per onorare la promessa fatta, scelsero il luogo dove costruire una piccola chiesetta all’interno della quale custodire il miracoloso quadro della Vergine.
Nel frattempo alcuni abitanti della vicina frazione di Custonaci alla vista della nave supponendo un’incursione da parte dei saraceni, si precipitarono per difendere il litorale, ma trovarono gli uomini di mare francesi gioiosi per lo scampato naufragio. Gli abitanti dissuasero i naviganti dal costruire una chiesetta in quel posto e di trasportare l’immagine nella vicina cappella rupestre dedicata all’Immacolata, ubicata in prossima della collina di Custonaci, per essere meglio custodita e venerata, considerando che il litorale era frequentemente oggetto d’invasioni da parte dei Saraceni che facevano razzie di ogni genere lungo le coste. I Marinai sentendo quelle valide motivazioni affidarono il quadro agli abitanti locali e ripresero il loro viaggio. Il quadro venne posto su di un carro trainato dai buoi per essere trasportato nella vicina collinetta di Custonaci. 
Si racconta che durante il tragitto, giunti nelle vicinanze della cappella rupestre i buoi, essendo assetati ed esausti per la fatica si fermarono non volendo più ripartire. A quel punto iniziò a sgorgare dell’acqua dal terreno. Quel posto tutt’ora esistente è chiamato “Pozzo della Madonna”.
I buoi dissetati ripartirono raggiungendo la soprastante cappelletta dove fu risposto il quadro. Da quel giorno la Sacra Immagine prese il titolo di “Maria di Custonaci”.
Non si sanno quali e quante grazie l’immagine abbia concesso, la tradizione ci tramanda due singolari miracoli avvenuti proprio all’arrivo del quadro nel territorio di Custonaci, ex frazione di Erice.

Il primo episodio straordinario riguarda un uomo zoppo il quale avendo saputo dell’arrivo del quadro miracoloso, desideroso di venerare la Celeste Signora, volle supportare anche lui il quadro per il trasporto dalla spiaggia alla vicina collinetta di Custonaci, ma ecco il miracolo: appena si addossò il sacro peso, si trovò immediatamente guarito.

Il secondo fatto miracoloso, invece, riguarda un giovane proveniente dalla città di Salemi, sordo muto dalla nascita, che si trovava, all’arrivo del quadro, nei pressi di Cala Buguto. Vedendo quell’inaspettato evento volle anche lui partecipare e rimase quasi elettrizzato dei gioiosi “EVVIVA” che gli abitanti gridavano alla Celeste Signora. Spinto anch’egli da un travolgente impeto gridò “EVVIVA MARIA” con voce chiara e il suo handicap scomparve. Ancora oggi nella rievocazione storica dello Sbarco i fedeli gridano “Evviva Viva Maria Santissima di Custonaci Viva”.

Per il gran numero dei miracoli e delle grazie ottenute il culto per Maria di Custonaci si è esteso ovunque negli anni successivi.

Il diritto di patronato

La Cappelletta rupestre ricadeva nel territorio di Custonaci che anticamente faceva parte del Comune di Monte San Giuliano (l’attuale Erice), il quale rivendicava la proprietà del quadro, con la scusa che il dipinto non fosse al sicuro, per timore di scorrerie dei pirati turchi. Le autorità comunali ordinarono il Trasporto della Sacra Immagine nella Chiesa delle Grazie ad Erice fino a quando la chiesetta non fosse stata resa sicura da eventuali attacchi dei pirati saraceni.

Negli anni, le pretese del Municipio di Monte San Giuliano furono sempre più consistenti al punto di rivendicare il Diritto di Patronato, chiedendo nel 1572 al Papa Gregorio XIII di concedergli il giurispatronato laicale della chiesetta di Nostra Signora di Custonaci.
Il Papa concesse il giurispatronato alla condizione vincolante di munire la chiesetta della frazione di un adeguata torre oltre a sostenerla con un tributo annuo in denaro.
La concessione papale fu resa esecutiva a Palermo il 22 marzo del 1575 presentato a Mons. D’Antonio Lombardo vescovo di Mazara ed eseguito da lui stesso il 5 agosto 1577.
Con atto pubblico del Notaio Antonio Floreno del 3 giugno del 1577 fu stabilita la dotazione da parte del Comune alla Chiesa di Custonaci che ammontava ad 30 ducati annui.
E’ chiaro che il Comune di Erice pur di ottenere il tanto agognato patronato nascose al Papa alcune verità.
In realtà, il decreto del Papa fu completamente stravolto: infatti le condizioni del Papa non furono del tutto rispettate, venne elargito soltanto l’assegno annuo, ma la torre non fu mai costruita.
Ciò nonostante il Vescovo di Mazara, ignorando le dovute adempienze, rese esecutivo il Breve Pontifico concedendo cosi il “Diritto di Patronato”.

Ebbero così inizio nel 1568, secondo gli storici ericini, i tanto travagliati trasporti, in uno scenario quasi biblico per i luoghi e per la fede, tra Custonaci ed Erice per poter festeggiare il Sacro Dipinto nella propria città.
Il quadro veniva trasportato come propiziazione o per i bisogni del popolo durante le calamità naturali quali: peste, terremoti, guerre, per bisogno di pioggia.
I “Trasporti”, che avvenivano ogni anno nel mese di agosto erano giudicati un non senso da parte degli abitanti di Custonaci che non condivisero mai la delibera del Vescovo di Mazara sul diritto di Patronato.

Proprio per questi motivi i trasporti del miracoloso quadro furono caratterizzati da aspri e duraturi contrasti tra Custonacesi ed Ericini e, molto spesso, il Comune del Monte dovette ricorrere ad un ingente spiegamento di forza pubblica per spostare il quadro dal suo abituale luogo e trasportarlo ad Erice. Addirittura una volta per vincere la resistenza custonacese, fu inviato un battaglione di cavalleggeri da Palermo oltre alla polizia.
Molto spesso gli Ericini prelevavano il quadro scardinando il portone d’ingresso, lo conducevano ad Erice non restituendolo e quindi, erano gli stessi Custonacesi, che dovevano andare ad Erice per ricondurlo nella frazione di Custonaci.
Per centinaia di anni perdurò questo braccio di ferro fino a quando su richiesta del parroco Giuseppe Guzzardi dei Minori Conventuali, decisione inoltrata all’Intendenza delle Belle Arti, fu decisa la inamovibilità del Sacro Dipinto, già in parte lesionato, essendo caduto durante uno dei numerosi spostamenti, decisione avvallata dal Prof. Venturini di Roma interpellato dallo stesso parroco per constatare la gravità dei danni.

Finalmente dopo diversi lustri, fu questa la svolta che ha fermato un’assurda tradizione ciecamente voluta.

Il quadro della Madonna di Custonaci godette finalmente di fissa dimora nella sua collocazione naturale sull’altare del Santuario di Custonaci, e festeggiato solennemente ogni anno l’ultimo Mercoledì di Agosto con la partecipazione di migliaia di fedeli provenienti da ogni parte dell’isola.


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