La Chiesa, a motivo della sua fondazione reale, ha sempre vantato il titolo di Real Duomo o Regia Matrice. ll Real Duomo di Erice venne fatto costruire da Federico d'Aragona nel XIV sec. su progetto dell'architetto Antonio Musso. Il Campanile, alto 28 metri, si articola su tre livelli e fu edificato alcuni decenni prima del tempio, quale torre di avvistamento, quando la Sicilia, estinta la dinastia Normanno-Sveva, si apprestava alla guerra dinastica tra Angioini e Aragonesi. Proprio durante la guerra del Vespro (1282-1314) Federico III d’Aragona dimorò a lungo ad Erice e fu dagli ericini protetto e aiutato, tanto che, finita vittoriosamente la guerra, il sovrano riconoscente fece costruire il bellissimo Duomo che ancora tutti ammirano.
La chiesa risente di influssi ‘’chiaramontani’’ , dal nome della famiglia Chiaramonte, duchi di Modica. Si tratta di uno stile con decorazioni zig-zag di derivazione anglo-normanna, particolarmente diffuso in Inghilterra e Francia e nella Sicilia normanna. L’esterno mantiene le fattezze originali. L’interno è un rifacimento neo-gotico dell’800, a pianta basilicale e a tre navate, si presenta oggi nel rifacimento del 1865 (poiché il tetto crollò nel 1853). Le cappelle che marcano le navate laterali, sono state inserite successivamente all’impianto trecentesco.
La chiesa presenta una decorazione in stucco e tutto l’insieme sembra un merletto prezioso. Il tesoro della chiesa, benché depauperato nel 1992, raccoglie una delle più preziose collezioni di argenti della Sicilia. Nella cappella sulla destra, entrando, è posizionata una bellissima statua della Madonna Assunta, attribuita allo scultore dalmata Francesco Laurana che dimorò a Palermo nel 1460. La statua fu commissionata dall’arciprete Paolo Gammicchia a patto, però, che somigliasse alla Madonna di Trapani. La leggenda racconta che lo scultore realizzò un’opera talmente bella che i palermitani non vollero che uscisse dalla loro città, fu collocata nel Duomo di Palermo e venne adorata come la Madonna Libera Infermi. Al Laurana non rimase che scolpire una seconda statua destinata al duomo di Erice.
Una bella icona marmorea di Giuliano Mancino (1513) si può ammirare sul fondo dell'abside, al cui centro si trova una Madonna con Bambino; le nicchie ed i bassorilievi che l’attorniano effigiano scene della vita di Cristo. Non poteva mancare una riproduzione del XIX secolo del Quadro di Maria SS. di Custonaci, patrona principale di Erice, il cui originale è ancora conservato e venerato nel santuario omonimo di Custonaci.
L'arch. Vito Corte a proposito del principio insediativo della chiesa dell'Assunta scrive:
« la Montagna Ericina, ancora al tempo della fondazione della sua domus ecclesiae, aveva necessità di neutralizzare l’originaria ed antica attrazione pagana del tempio presso il Castello posto all’altro vertice della sommità, famoso e forte di connotazioni sacrali, però di ispirazione pagana.
A volte l’intervento di neutralizzazione avviene direttamente nel sito d’impianto del tempio pagano (come ad esempio è avvenuto per la Cattedrale di Siracusa), ed in quel caso si parla di “transignificazione” di uno spazio sacro; ad Erice invece il principio insediativo della nuova chiesa dell’Assunta ha motivato le sue ragioni non tanto con l’innesto in sito e l’espianto del carattere originario del luogo, quanto con la tecnica del contrappunto: altra tecnica compositiva.
Ovvero il raggiungimento di un risultato attraverso la disposizione nel pentagramma della percezione spazio-sensoriale di note d’accento che si com-pongano reciprocamente, al fine di ottenere un risultato articolato e ricco, ma ordinato ed intellegibile: da un lato del fronte orientale il profano con la memoria del tempio delle sacerdotesse di Afrodite e Venere e la memoria delle antiche vicende segestane, dall’altro, sul fronte occidentale, la cuspide della attualità cristiana dell’Annunziata, della Madonna di Custonaci, del messaggio evangelico verso la nuova città pedemontana: col suo porto, la sua popolazione operosa, il mare e verso l’oltremare maghrebino. Sempre ragionando di “principio insediativo” la posizione della Chiesa rispetto al tessuto urbano ed alla cinta muraria è ragionata ed è sintesi, cioè composizione, di fattori determinati da esigenze funzionali e da esigenze emozionali.
La prossimità con Porta Trapani è prova della esigenza di legarsi con la popolazione sottostante e di instaurare con essa un rapporto di affezione filiale. Il suo posizionarsi a lato della Porta, in un ambito che potesse sufficientemente dilatarsi, per accogliere anche utilizzazioni temporanee non connesse con la celebrazione ma connesse con l’attività urbana (commercio, serragli, ecc.) consente una percezione completa del manufatto ad una giusta distanza: misurata rispetto al monumento. Il piano del sagrato delimita ed accoglie, con i salti di quota ed i raccordi planoaltimetrici, quanto necessario per porre in risalto il “sistema” della Chiesa Madre, costituito dal corpo ecclesiale con il suo pronao, il campanile ed i fianchi».
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