Intrisi nella memoria di ogni siciliano sono i momenti spensierati passati in famiglia o con amici giocando a carte. Si sa, il periodo delle carte da gioco è quello natalizio: scopa, settebello, bakarà e poker sono i must di ogni tavola nei giorni dicembrini. Ma chi di voi non ama portare con se’ il tipico “mazzetto siciliano” nella borsa da mare per tirarlo fuori in spiaggia in un classico “momento morto” (magari tra un bagno e una lasagna..)?
Le carte da gioco siciliane sono quaranta con quattro semi: Oro, Coppe, Spade e Bastoni. Ci sono tre figure per seme: il Re, il cavallo o "Sceccu" il fante o la donna - Gli assi sono quattro per seme, ma il più rappresentativo è l'asso di bastone che spesso era dipinto nei carretti siciliani con la dicitura vacci lisciu - Nonostante l'avversità che il popolo siciliano dimostra verso i francesi com'è nel proverbiale e intrinseco costume, ne assorbe gli usi e, tra questi, il fascino delle carte da gioco.
La storia delle carte da gioco
Le carte siciliane e quelle napoletane sono figlie della stessa influenza straniera.
L’origine preciso delle carte da gioco è tutt’ora un dilemma, tuttavia vi sono le prime testimonianze della loro presenza già dal X sec. d.c. in Cina, in concomitanza con la diffusione massiccia della carta. Dalla Cina le carte da gioco si diffusero in tutto l’Oriente e furono gli Arabi a loro volta a portarle in Europa; non a caso il più antico mazzo di carte ritrovato nella storia (XIII, XIV sec) è conservato nel palazzo Topkapi di Istanbul e formato da 56 lamine d’oro intarsiate suddivise in 4 semi: Denari, spade, bastoni e coppe, ogni seme era formato da 14 carte di cui 10 numerali.
Quando gli arabi invasero la Spagna influenzarono la loro cultura sotto tutti i punti di vista, introducendo nella penisola iberica anche il gioco delle carte.
Il sud Italia già influenzato dal dominio arabo, venne conquistato dagli Spagnoli nella metà del ‘500, ed è infatti proprio sotto il dominio dei Borboni che le carte da gioco si diffusero in maniera capillare, tanto da venire a crearsi un vero e proprio “business” che doveva essere in qualche modo controllato.
Il simbolismo nelle figure
Ogni figura del nostro mazzo di carte ha una storia da raccontare: in Sicilia ad esempio le rappresentazioni dei semi e delle tre figure (donna, cavallo e re), sono state fortemente influenzate dai tarocchi siciliani.
Il simbolismo arabo tuttavia in tutte le carte del sud Italia è una costante e varia per regione: lo si percepisce ad esempio nelle tipiche figure a cavallo, il cui colore ricorda più quello di un asino, simbolo di umiltà di spirito.
L’enorme diffusione ha anche determinato la presenza di raffigurazioni di personaggi illustri in alcune carte: vecchi mazzi di carte rappresentavano la figura di Garibaldine il cavallo di mazze, figura presente anche nel tondino del 5 d’oro (figura a lato), successivamente sostituito con una scenda di briga presa da una moneta da 10 lire del Regno d’Italia.
Anche futili passatempi come questo sono la prova tangibile delle dominazioni e influenze che la Sicilia ha subito, anche se nel caso specifico si è diffuso a macchia d’olio in tutta Europa.
Da generazione in generazione, nonostante lo sviluppo esponenziale della tecnologia e il cambiamento radicale delle nostre abitudini, è sorprendente come queste 40 carte non solo non passano mai di moda, ma si ambientano benissimo in un mondo in cui il cambiamento è all’ordine del giorno. Insomma per unapartitella a briscola c’è sempre tempo.
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Dopo la morte dello Stupor Mundi Federico II di Svevia (1250), la Sicilia si trova nuovamente instabile e alla mercede degli espansionisti franchi che, legati al doppio filo papale, invadono l’isola con arrogante imperio. Tuttavia, nonostante l’avversità che il popolo siciliano dimostra verso i francesi com’è nel proverbiale e intrinseco costume, ne assorbe gli usi e, tra questi, il fascino delle carte da gioco. In realtà, in questo periodo storico, il passatempo delle carte era molto costoso poiché la produzione medievale si basava sulla lavorazione artigianale: le carte da gioco erano infatti dipinte a mano su spessa pergamena o su lastre di cuoio e dunque solo la ricca nobiltà o l’alta borghesia poteva possederle. Nel XIV secolo, con l’arrivo in Sicilia di Pietro III ’Aragona inizi a il nuovo e lungo corso della dinastia ispanica e i siciliani assorbono come spugne tutto quello che l’arte, le scienze, la filosofia, la politica e il costume offre loro compresi i vizi come la prostituzione e i giochi d’azzardo.
Giochi basati sull'uso delle carte che già nel rinascimento sono prodotte in serie per mezzo della xilografia. Gli
spagnoli comunque non intaccano molto l’agognata autonomia dei siciliani e anzi molti usi e tradizioni si mescolano tra loro creando una sorta di miscellanea culturale che, ancora oggi si può toccare con mano. E le carte da gioco ne sono un esempio emblematico visto che in Sicilia come pure in Spagna, i semi e le figure sono simili e s’ispirano palesemente all’epopea medievale dei Paladini di Francia. Il re veste come nelle raffigurazioni miniate dell’epoca Carolincia, mentre il cavaliere cavalca un cavallo che sembra più asino non come ironica raffigurazione di un eroe squinternato ma come invece è nella tradizione islamica e cristiana. L’asino rappresenta la cavalcatura dei giusti e degli umili: per l’Islam è il mezzo dello Sceicco che entra umile nella città Santa di Medina (da qui il nome derivato dal siculo provenzale Sceccu in quanto i nobili Sceicchi entravano nelle città conquistate a dorso di un asino); per i cristiani rappresenta l’entrata di Gesù a Gerusalemme. Nella rappresentazione enfatizzata dunque, Orlando il Paladino è il giusto, l’umile servitore del proprio re e di Dio. Il fante o la donna, per l’ambiguità che la contraddistingue, si lega al dolce stil nuovo sicilianoe le sue fattezze sono infatti dolci e signorili come quelle di una donna, ma rappresenta un ufficiale minore, più giovane del cavaliere, una sorta di cadetto.
Le carte da gioco siciliane sono quaranta con quattro semi: Oro, Coppe, Spade e Bastoni. Ci sono tre figure per seme: il Re, il cavallo o “Sceccu”, il fante o la donna. Gli assi sono quattro per seme, ma il più rappresentativo è l’asso di bastone che spesso era dipinto nei carretti siciliani con la dicitura vacci lisciu. Questa figura aveva un significato specifico che valeva come monito per chi volesse attaccare briga o, come qualcuno sostiene, era associato alla grattarola (grattugia) come una sorta di amuleto contro le corna o gli invidiosi.
(di Marco Michele Santagati)
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