Essere cristiani osservanti non serve, aver fede non serve, ma è inevitabile rimanere attoniti, con tante parole che affollano la mente, con lo sguardo fisso nel suo sguardo che inevitabilmente ti trova, ti cattura e si racconta con tutto se stesso con tutta la sua bellezza, con tutta la sua luce. Un universo intero dove convivono sacro – profano e gioioso, artisticamente parlando, e ti entra dentro.
E’ il volto radioso del Cristo della Cappella Palatina, severo della Martorana e di Monreale, dolce di Cefalù. Unione tutti di un’unica simbologia, quella del Pantocrator ” signore di tutte le cose” o più semplicemente “Onnipotente”, raffigurato nei ricchi mosaici dorati che decorano le più grandi chiese del palermitano. Sintesi teologica straordinaria, non solo da leggere ma soprattutto da contemplare. Il volto radioso del Cristo-Luce del racconto della Trasfigurazione, Il volto del Salvatore insieme maestoso e dolce.
L’icona che non rappresenta più solo una stupenda forma d’arte, ma è anche un modo di vivere con maggior intensità la propria fede e un aiuto per avvicinarsi alla Santità, identificandosi col soggetto dipinto. L’arte nell’icona è secondaria, marginale: ciò che è importante è Dio, il Mistero di Dio, che tramite quest’arte viene espresso, l’immagine un mezzo per stabilire un contatto con la divinità e per rendere reale la presenza di ciò che vi era raffigurato, in poche parole: “il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. L’icona (eikon-immagine) è l’esperienza della Bellezza divina.Sant’Agostino, che fece un lungo cammino verso l’incontro con la Bellezza infinita, scrisse: “Tardi ti ho amato, o bellezza tanto antica e così nuova, tardi ti ho amato” (Confessioni X) anche San Francesco d’Assisi ha sentito Dio come Bellezza: “Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature, spetialmente messer lo frate Sole, lo quale è iorno, et illumini noi per lui. Et ella è bella e radiante cum grande splendore; de Te altissimo, porta significatione”.
L’uomo instancabilmente nel suo cuore ricerca la Bellezza, che trova origine e pienezza in Dio.
Perciò le icone non sono semplici dipinti da ammirare, ma sono preghiera dipinta. Come il proclama attorno al cristo di Cefalù, sintesi teologica che ci riferisce:
“FACTUS HOMO FACTOR HOMINIS FACTIQUE REDEMPTOR + IUDICO CORPOREUS
CORPORA CORDA DEUS”
“Fattomi Uomo io il Creatore dell’uomo e Redentore della mia creatura, giudico da Uomo i corpi, come Dio i cuori”.
Osservando tutti i transetti o cupole delle chiese citate: Gesù è Dio – uomo, perciò gli incoronano la fronte due ciocche di capelli, la veste una tunica in porfido – oro, colore della divinità e lo copre un manto azzurro, colore dell’umanità.
Egli è Re ,perciò la croce del nimbo (dietro il capo) è gemmata a corona.
E’ Sacerdote, dalla spalla destra gli pende l’omoforio (stola) pontificale.
E’ Profeta, nella mano sinistra regge il Vangelo, 4 dita visibili raffigurano il cosmo, con cui (parla la sua parola) proclama se stesso come: “Io sono la luce del mondo: chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12).
Due lettere per lato dell’alfabeto greco chiariscono chi lui sia, una iota ( una i) e una sigma lunata (sembra una C ma corrisponde ad S) a sinistra, una chi (una x cioè CH) e un’altra sigma lunata a destra, abbreviazione di Iesus (IC) Christos (XC).
La destra impone il silenzio, è atteggiata in modo da indicare con le tre dita unite l’unità e trinità di Dio, e con le altre dita, leggermente arcuate, la duplice natura umana e divina del Cristo. E’ il gesto del Pantocratore, del Dio creatore che chiama dal nulla e sostiene tutto ciò che esiste; il gesto regale di chi con autorità indice il silenzio, perché lui solo il Maestro, parla: la sua parola è il suo libro aperto. Questo Cristo Glorioso trasfigurato è il Risorto che ritornerà un giorno nella gloria per giudicare i corpi e i cuori; ritornerà per fare il giudizio, per rendere definitivamente giusti, lui che ha assunto la debolezza di un corpo e un cuore umano, tutti gli uomini fatti di corpo e di cuore. Nella bellezza mistica di tutti questi luoghi, che sovrani giunti da lontano issarono per la gloria del Dio-uomo si avvicina a noi, è testimonia che le cattedrali e chiese normanne di Sicilia testimoniano le molte anime dell’isola. Ricordandoci e specchiandoci nel Cristo Pantocratore che anche noi siamo icona di Dio, che quindi il nostro destino è diventare come Lui.
(da http://www.blogsicilia.eu)
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