TRA AFRICA ED EUROPA
Forse la prima parola che ci viene in mente pensando aLampedusa è lontana, io aggiungerei meravigliosamente lontana. Ultimo lembo d’Europa, anche se per diritto Lampedusa spetterebbe geologicamente al continente africano. La luce, che già dal primo mattino acceca, il vento, il sole, i colori dell’acqua, i profumi che qui si respirano danno quella piacevole sensazione di stordimento e ci comunicano che mamma Africa è li, basta un salto, appena 113 chilometri di distanza dalla Tunisia.
Arrivati al porto, barconi ammonticchiati in un angolo ricordano l’incessante cronaca di sbarchi clandestini, mondi paralleli che con quello dei vacanzieri mai si incrociano, è da qui comincia prendendo posto in una delle tante imbarcazioni private messe a disposizione dai tanti resort e alberghi, su quelle pubbliche delle gite collettive o ancora su gommoni e piccole barche in affitto, il nostro giro per i 30 chilometri di costa sorprendente ad ogni cala. Appena oltre il porto sabbie chiare e mare turchese della Guitgia, ovviamente affollata, ma comoda per chi non ama lunghi tragitti.
Si susseguono in un alternarsi di promontori e golfi Cala Maluk, Cala Francese e ancora Punta Sottile, Cala Uccello e Cala Pisana fino alla ammaliante Cala Creta con la piscina naturale del Mar Morto, protetta da rocce; ha la quiete delle lagune esotiche. Immancabile una sosta bagno tra fondali di scogli e acque limpide. Oltre il promontorio di Capo Grecale, dominato dal faro, la costa settentrionale dell’isola si fa alta e minacciosa ma a scandirla per chilometri l’incanto di falesie vertiginose e grotte. Prima del giro di boa verso i lidi più dolci dell’isola si apre una cala magica, a tratti inquietante che gli isolani chiamano “Madonna con bambino” dove una grande roccia troneggia nella baia e da l’impressione che sia lo scanno del dio dei mari Poseidone. Superato Capo Ponente il versante sud digrada dolcemente in piccole baie blu zaffiro come cala Pulcino, con spiaggia di ciottoli e si arriva rimanendo increduli (anche se l’effetto è ancor più sorprendente arrivando da terra) allaceleberrima spiaggia dell’Isola dei Conigli. Rimanere a bocca aperte è d’obbligo.
Una lingua di sabbia bianca lunga oltre 300 metri, chiusa sul un lato da un isoletta circolare e dall’altro un promontorio roccioso a formare una baia dai colori polinesiani. Tonalità che vanno dal bianco del cristallo al verde, celeste, turchese e blu cobalto. Un acqua così, dove i bagnati sembrano nuotare sospesi, da l’irrefrenabile voglia di precipitarsi e tuffarsi in quella meraviglia senza fine. La impareggiabile mezza luna, cosi perfetta, cosi spettacolare, portò Domenico Modugno a chiamarla “La piscina di Dio”, “il posto più bello di tutto il Mediterraneo”, non a caso rientra nella top-ten delle spiagge più belle al mondo. È tale il piacere della balneazione che quasi ci si dimentica dell’importanza del luogo: sulla spiaggia, tutelata da una Riserva naturale, le tartarughe Caretta caretta a giugno e luglio depongono le uova che si schiuderanno dopo due mesi. Tutto accade di notte ma di giorno in quei mesi l’area di deposizione viene protetta da gabbie metalliche e dall’occhio vigile dell’Associazione Culturale Caretta caretta. La Spiaggia dei Conigli è il posto perfetto per catturare romanticamente gli ultimi raggi di sole per poi riprendendo la via del ritorno passare le ultime calette, tra cui Cala Madonna e un ultimo tuffo a Cala Croce.
Lampedusa ha dalla sua, effetto della lontananza, il fatto di essere rimasta un isola autentica, nonostante lo sviluppo turistico. La vita estiva è libera ed informale, bastano due costumi, un telo, parei e un paio di camice e magliette, infradito ai piedi ed il bagaglio è fatto. Alla sera ci si ritrova tutti in via Roma, cornice ideale per gli incontri, con tanti negozi, bar e pasticcerie per l’immancabile granita e l’aperitivo; dopo appaganti ristoranti di cucina genuina a base di pesce rinfrancheranno l’appetito e la mente dal sole di una giornata di mare.
Lampedusa, al centro del Mediterraneo, non solo mare, tanta storia alle sue spalle, il suo porto vide Fenici, Greci, Romani, Bizantini e Saraceni, Normanni e Spagnoli e tanti ancora, allora tra un bagno e l’altro ultimo consiglio portate in spiaggia un bel libro, magari di un certo Giuseppe Tomasia cui avi Re Carlo II di Spagna nel 1630 concesse il titolo di “Principi di Lampedusa”.
(da http://www.blogsicilia.eu)
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