Narra la leggenda che qui si fermò Enea in fuga da Troia, prima di raggiungere Roma e fondare una nuova civiltà. Ma la Sicilia Occidentale è anche meta di branchi di tonni, che dall’Atlantico entrano nel Mediterraneo per riprodursi. Nel corso della storia in molti hanno toccato le sue coste: fenici, greci, arabi, normanni.
In questo post vi racconto come organizzare l’itinerario enogastronomico perfetto sulla punta d’Italia.
Dalle saline di Trapani ai vigneti intorno a Marsala, passando per Erice,borgo montano regno di nebbia e dolcetti di mandorla, la silenziosaSegesta e Favignana, piccola isola bianca incastonata nell’azzurro del Mediterraneo, regno della cucina siciliana.
Trapani: coralli, busiate e pesce fritto
Trapani è una lunga striscia di terra che si snoda nel mare: bianca, pulitissima, accogliente, conserva ancora l’antica arte, iniziata nel ‘500, di lavorare il corallo rosso del Mediterraneo (fate un giro nella bottega artigiana Coralli e Preziosi Graffeo&Damiano: oltre ai gioielli, ci sono presepi in corallo che sono opere d’arte).
In città iniziava un tempo la Via del Sale, percorso che terminava a Marsala per portare nel resto della Sicilia Occidentale uno dei tesori produttivi di questo centro. Oggi potete visitare la Riserva Naturale Saline di Trapani e Paceco, una distesa di granelli candidi, fenicotteri e mulini a vento che vi convinceranno della necessità di mettere in valigia chili di sale (e poi litigare con gli addetti di Ryanair, la compagnia che vola all’aeroporto di Trapani).
Se poi avete la fortuna di venire a Trapani nel periodo di Pasqua, come è successo a me, non perdetevi la Processioni dei Misteri del Venerdì Santo: da Milanese, l’ho guardata sfilare come se davvero vedessi la Madonna (soprattutto dopo aver recepito che inizia alle 14 e termina alla stessa ora del giorno dopo. Sì, vanno avanti a sfilare tutta la notte).
Dove mangiare a Trapani? Tre consigli:
Mare e fritture di pesce mediterraneo (via Serisso 15): perché praticano la pesca sostenibile, friggono solo pesce del Mediterraneo (seppie, calamari, polpo, sarde, spatola e gambero rosso), con un menù ridotto ed economico.
Scuola di cucina Nuara (via Bastioni 2): iscrivetevi a un corso di cucina siciliana (io ho provato quello sulla busiata, la tipica pasta fatta in casa usando un ramo di buso, una pianta locale), imparate una ricetta della tradizione e poi cenate con la vostra creazione. Avrà più gusto, soprattutto perché in caso di errori tutto finisce nella stessa pentola (lo ammetto, le mie busiate erano penose).
Peppino u Caramellaro (via dei Notai): un negozio di caramelle come non ne esistono più. Piccolo e defilato, io non ci sarei arrivata senza il consiglio di Stefania, blogger gluten free ma grande amante di queste caramelle rimaste identiche fin da quando era bambina.
Erice: le mandorle di Maria Grammatico
Signora della pasticceria siciliana, il suo amore per le tette delle monache e la sua scuola di cucina. Vi basti sapere che non si va a Erice senza passare nella pasticceria di Maria Grammatico.
Marsala: vino, liquore, botti e storia
Alle Cantine Florio (via Florio 1) si è fermato persino Giuseppe Garibaldi poco dopo il suo sbarco in Sicilia: perché non dovreste fermarvi anche voi?
Per una visita guidata con degustazione finale. Ci sono navate, arcate, parecchie botti, terrazze e posti a sedere per almeno 350 persone. E poi per quanto riguarda il vino andate sul sicuro.
Favignana e la sua Tonnara
Favignana (oh l’eterno fascino delle isole…) mi ha incantata tanto. La più famosa delle Isole Egadi (a mezz’ora circa di traghetto da Trapani) prende il nome dal vento Favonio, un alito caldo e gentile che le assicura un clima mite tutto l’anno.
Essendoci stata a marzo, non posso consigliarvi sulle spiagge migliori, però posso darvi un’indicazione preziosissima: visitate la sua tonnara, ex stabilimento modello della famiglia Florio (sì, quelli delle cantine di Marsala) oggi trasformato in un incanto di archeologia industriale sapientemente recuperata e spiegata da un gruppo di giovani volontari.
Dove mangiare a Favignana:
Trattoria Due Colonne (piazza Matrice 76): il classico ristorante che da fuori non diresti mai e invece è un trionfo di prodotti di tonnara freschissimi. Infatti ci troverete a pranzo tutti gli abitanti di Favignana, il che è sempre un buon segno.
E il Bar du Marinaru al porto: il caffè al pistacchio è un’esperienza difficilmente raccontabile con termini umani.
Scopello e Grottammare: pesce e George Clooney
Narra la leggenda che qui, tra Grottammare e Scopello, abbiano girato alcune scene di Ocean Twelve, secondo capitolo della saga di malfattori più fighi del reame dove troneggiano George Clooney e Brad Pitt.
I quali, racconta sempre la leggenda, durante le riprese hanno soggiornato all’agriturismo Tenute Plaia: qui vale davvero la pena di passare almeno una o due notti. Non solo per la vista sul Golfo di Castellammare o il fatto che fanno l’olio usando le loro olive e usando i prodotti dell’orto. Ma anche per il suo incredibile ristorante. Che ha questo patio esterno (eh George, what else?).
Segesta: tempio, Enea e la storia
Di Segesta ancora si ignorano molti aspetti: perché il tempio non sia stato terminato e perché è rimasto intatto mentre la città è stata distrutta dai Romani.
Secondo Tucidide e Virgilio, il motivo è di affinità familiare: Eneapassando di qui in fuga da Troia fondò la città di Segesta (oltre a Erice), dove alcuni troiani rimasero a vivere.
Ad ammirare le sue colonne e le magnifiche colline che le circondano venne persino Goethe: non vorrete essere da meno?
Custonaci: la grotta Mangiapane e i vecchi mestieri
Devo ringraziare il brutto tempo se posso darvi un consiglio che vale davvero come una pentola piena di monete d’oro.
La pioggia ci ha impedito di fare una passeggiata nella Riserva Naturale dello Zingaro, come da programma, e ci ha portati alle pendici del Monte Cofano, dove si trovano il piccolo comune di Custonaci e la Grotta Mangiapane, un capolavoro che vale tutto il viaggio.
Di cosa si tratta? Di un sistema di caverne abitate fin dal Paleolitico, poi trasformate in un villaggio contadino e oggi perfettamente conservate come un museo a cielo aperto dei mestieri agresti siciliani.
Qui trovate cinquanta case, ciascuna resa immortale da un gruppo di volontari che hanno ricostruito ovili, stalle, pollai, osterie e abitazioni così com’erano fino alla Seconda Guerra Mondiale.
Cosa mangiare a Custonaci: le spince, dolce fritto a base di latte, farina e patate in grado di resuscitare i morti. E le cassatelle con ricotta di pecora.
San Vito Lo Capo: La Cambusa - Ristorante, Braceria e Pizzeria
Via Generale Arimondi 15 | 20 Mt Dal Mare, 91010, San Vito lo Capo
Il Ristorante, dalla cucina tipicamente siciliana gestita dai proprietari Vito e Peppe, vanta un' antica tradizione culinaria ricca di ricette tramandate dai familiari e abilmente rivisitate.
Il Ristorante, a due passi dal mare e dal santuario, grazie alle ricette tipiche, alla cucina tradizionale e agli ingredienti genuini è in grado di offrire l’accoglienza calorosa e cordiale tipica dell’isola siciliana. Naturalmente il protagonista principale del menù è il pescato del giorno.
Il menu comprende numerosi piatti della tradizione siciliana preparati con prodotti freschissimi. Il pescato del giorno è una delle portate principali. Vi è anche una grande varietà di vini con particolare riguardo per quelli della zona del trapanese.
La cantina offre una scelta dei maggiori vini D.O.C. Siciliani con particolare riguardo a quelli trapanesi e palermitani.
Una grande varietà di pizze sapientemente preparate e cotte nel nostro forno a legna per esaltarne il gusto. Gli ingredienti freschissimi e genuini rendono la pizza una validissima e gustosa alternativa.
Tel. 0923.972012 - www.lacambusasanvito.com