I siti archeologici dell'Isola tornano allo splendore originario
in una pubblicazione dell’Archeolibri
A prima vista potrebbero sembrare una pacchianeria al limite del kitsch, ma la storia sta dalla loro parte. È difficile immaginare che quei ruderi, oggi così severi, un tempo fossero monumenti pieni di colori vividi, di decorazioni a stucco policrome, di statue ornate di armi e abiti sfarzosi. E che al loro interno si aggirassero persino gladiatori e bestie feroci, come nel caso del Teatro Antico di Taormina. I puristi magari storceranno il naso e chiameranno in causa Sir Arthur Evans, autore del discusso (e certo discutibile) restauro del Palazzo di Cnosso, a Creta. Ma l’operazione dell’Archeolibri, casa editrice specializzata in volumi da bookshop di qualità, di proporre una sua “Sicilia ricostruita” (96 pagine, 14 euro con video online), è capace di appassionare e fare appassionare un pubblico di tutte le età con il gioco del “com’era – com’è” sui luoghi archeologici che richiamano nell’Isola turisti di tutto il mondo, con immagini che lasciano stupefatti per primi i siciliani stessi.
Sono immagini che dovrebbero entrare in tutte le scuole siciliane, almeno prima di quelle gite in cui il popolo dei nativi digitali viene catapultato per un giorno in realtà impossibili da decifrare rispetto a ciò che si vede: immaginare la Valle dei Templi, Selinunte, Segesta da quel che è rimasto è un compito arduo, e vedere questi luoghi con gli occhi della fantasia non rende l’idea della magnificenza che un tempo vantavano.
Provare per credere: le immagini, realizzate da un team di disegnatori ed esperti di beni culturali, sono sorprendenti. A cominciare da quella che restituisce la forma originaria di grande moschea alla Cattedrale di Palermo: un edificio capace di accogliere 7 mila persone, rinomato in tutto il mondo, circondato da un grande loggiato che correva sui quattro lati dell’attuale Piano della cattedrale. L’immagine è quella che si potrebbe vedere in una qualunque città nordafricana e dà un’idea concreta dello splendore della Balarm dell’anno 1000 cantata da cronisti e viaggiatori dell’epoca.
E che dire della ricostruzione del Teatro Antico di Taormina, almeno di quelle dopo le trasformazioni dell’età romana, che videro l’anfiteatro un tempo destinato alle rappresentazioni teatrali destinato ad accogliere le celebri venationes identiche in tutto e per tutto a quelle del Colosseo di Roma, in cui gladiatori e belve feroci si sfidavano davanti alla folla invasata. Del teatro sono ancora visibili corridoi e camminamenti sotterranei che servivano proprio allo spostamento di macchine, lottatori e bestie. A chiudere il fondo scena sull’Etna c’era un doppio colonnato adorno di statue, ai cui lati si trovavano ampi locali destinati agli attori, oggi semidistrutti.
Ed è di grande suggestione anche il Teatro greco di Siracusa, il più imponente della Sicilia, anch’esso adibito alle sanguinose tenzoni nell’età romana, e depredato nel Cinquecento dagli spagnoli di Carlo V: l’edificio formato da tre padiglioni che chiudeva la scena venne demolito e i suoi materiali utilizzati nelle fortificazioni intorno a Ortigia. Le pietre superstiti ancora oggi visibili lasciano solo intuire l’imponente costruzione dotata di terrazze dalle quali potevano essere attivate macchine sceniche capaci di far volare gli attori. E ancora a Siracusa c’è il celebre Orecchio di Dionisio, la cava che suggestionò Caravaggio e che secondo la leggenda fu trasformata in prigione dal tiranno: nel volume è ricostruita in modo marcato, a restituire tutta la tenebrosità di un luogo che dai miti oscuri trae tutto il suo fascino. E poi la veduta della Valle di Agrigento, con l’infilata dei templi costruiti sulla cresta montuosa e la città a ridosso; e ancora i templi di Segesta e Selinunte, gli interni della Villa del Casale di Piazza Armerina: un trionfo di colori, stucchi e mosaici dei quali oggi esistono solo tracce (e in molti casi neppure quelle).
Le immagini saranno realistiche? I disegnatori avranno lavorato di fantasia? Sono tutti dubbi aperti, ma certo il volume non ha pretese scientifiche. E invita a una riflessione: conoscere i luoghi nel loro stato originario, sia pure con l’aiuto della fantasia, può contribuire al rispetto della memoria storica? La consapevolezza di ciò che irrimediabilmente non c’è più ma che in passato è stato un simbolo di grande bellezza, aiuta o no alla salvaguardia, alla protezione consapevole
di ciò che saranno le rovine di domani? Se così fosse, c’è da credere che forse molti scempi dei quali l’Isola si è macchiata sarebbero stati più difficili da compiere, o quanto meno non sarebbero avvenuti nell’acquiescenza. E il recente dibattito sull’ipotesi di ricostruire Villa Deliella, il monumento liberty di Ernesto Basile cancellato dalla furia speculativa, che ha acceso e diviso la città, ne è l’ultima prova.
LA RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DI HERA A SELINUNTE
IL TEMPIO DI HERA OGGI
IL TEMPIO DI SEGESTA DURANTE LA SUA COSTRUZIONE
IL TEMPIO DI SEGESTA OGGI
IL TEMPIO DEI DIOSCURI DI AGRIGENTO DURANTE LE TESMOFORIE
IL TEMPIO DEI DIOSCURI OGGI
IL TEMPIO DELLA CONCORDIA DI AGRIGENTO
IL TEMPIO DELLA CONCORDIA OGGI
LA RICOSTRUZIONE DEL TEATRO DI SIRACUSA
IL TEATRO DI SIRACUSA OGGI
IL TEATRO ANTICO DI TAORMINA DOPO LE TRASFORMAZIONI DI ETA' ROMANA
IL TEATRO DI TAORMINA OGGI
LA PALESTRA DELLA VILLA ROMANA DEL CASALE DI PIAZZA ARMERINA
LA PALESTRA DELLA VILLA ROMANA DEL CASALE OGGI
L'IPOTESI COSTRUTTIVA DELLA CATTEDRALE DI PALERMO IN ETA' ARABA
LA CATTEDRALE DI PALERMO OGGI
LA CATTEDRALE DI SAN CORRADO A NOTO NEL XVIII SEC
LA CATTEDRALE DI SAN CORRADO A NOTO OGGI
(di Alberto Bonanno, tutte le immagini ©Archeolibri)
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