Chi erano i Carmelitani?
Prendono il nome dal Monte Carmelo, una piccola catena montuosa della Galilea, dove tra il 1206 e il 1214, Alberto degli Avogadro, patriarca latino di Gerusalemme formulò una formula vitae, per vivere “nell’ossequio di Gesù Cristo e servire fedelmente a Lui con cuore puro e con buona coscienza”.
I Carmelitani divennero ufficialmente un ordine religioso mendicante quando la Regola venne approvata dal papa Innocenzo IV nel 1254.
Le prime notizie a Trapani si hanno attorno al 1240 quando, di ritorno dalla Terrasanta, si stabilirono nella piccola chiesa di Santa Maria del Parto, nei pressi del Castello di Terra, fuori le mura di levante, e che, come dice il nome, era la meta preferita dalle partorienti. La loro influenza crebbe rapidamente al punto che nel 1250 i coniugi Perna e Rinaldo Abate regalarono loro la chiesa dell’Annunziata, che sorgeva su una loro proprietà, e il terreno adiacente, a cui seguirono donazioni di altri appezzamenti di terreno.
La chiesa era un piccolo edificio, niente a che vedere con la basilica che vediamo oggi, ma i Carmelitani la trasformarono e la ampliarono, vi costruirono il convento attiguo, e i lavori non si fermarono neanche quando vi si trasferirono nel 1270, anzi verso il 1300 subirono una accelerazione. Perché? Perché nel frattempo era successa una cosa importante: era morto Sant’Alberto. Perdonateci allora e facciamo un piccolo passo indietro.
Alberto nacque a Trapani nel 1250 dalla nobile famiglia di origine fiorentina degli Abate. La madre desiderava ardentemente un figlio, dato che non ne aveva avuto nessuno in ventisei anni di matrimonio. Allora fece il voto che se Dio le avesse concesso la grazia di averne uno, lo avrebbe consacrato a un ordine religioso. Fu esaudita, e la promessa fu mantenuta quando il re Giacomo I d’Aragonachiese Alberto come sposo per la figlia Eleonora. I genitori rifiutarono l’allettante proposta e lo mandarono a studiare dai carmelitani, i quali dovevano essere già abbastanza conosciuti se una famiglia nobile come gli Abate affidava loro l’educazione di un proprio figlio.
Alberto divenne carmelitano pure lui e condusse una vità di santità, fatta di preghiere, assistenza, predicazione e penitenza al punto che i confratelli gli affidarono il governo della provincia religiosa che era piuttosto grande.
Viaggiò molto e negli ultimi anni di vita si ritirò a vivere non lontano da Messina, dove spirò nel 1307 dopo aver preannunciato il giorno esatto della propria morte. Non fu questo l’unico prodigio, perchè di miracoli è costellata la sua vita e quindi ci è facile immaginare perchè dopo il 1307, anno di morte di Alberto, non ancora ufficialmente santo per la Chiesa, ma già tale nella devozione popolare, le donazioni aumentarono esponenzialmente.
Ricordiamo che i Carmelitani avevano già le rendite di diversi feudi, a cui si andavano ad aggiungere le elemosine e parte delle gabelle dell’Università di Trapani, nome che a quei tempi designava il Comune come lo intendiamo oggi. Destinare parte delle tasse cittadine per una associazione religiosa era stato un privilegio concesso dal re Federico IIInel 1315, e confermato circa ottanta anni dopo da Martino I. Assieme ai soldi però l’Università mandò anche un procuratore laico, con l’incarico di tenere i conti in ordine, annotando entrate ed uscite di tutto quello che ruotava attorno al santuario, fabbriche, spese per il culto, processioni, etc..
All’inizio la collaborazione fu tutto sommato buona, ma più passava il tempo e più i Carmelitani cercavano di liberarsi di quella fastidiosa supervisione e, visto che le pressioni in loco non ottenevano nessun risultato, cominciarono ad alzare il tiro. Nel 1557 intervenne addirittura il papa Paolo IV con una bolla che diede loro ragione, ma i contrasti continuarono…
Nel 1560 si arrivò ad un accordo per affiancare un procuratore religioso all’unico procuratore laico. Ma nemmeno questo servì a dirimere gli attriti e così fino al completamento dei lavori nel 1742, si susseguirono sentenze, provvedimenti, accordi firmati e subito contestati, e ingiunzioni, tutte cose che però vi risparmiamo, e ci risparmiamo, volentieri. Citiamo solo un altro intervento papale, di Sisto V questa volta, che nel 1586 confermò la Bolla del suo predecessore.
Tutto questo per dire che i Carmelitani hanno sempre avuto rapporti conflittuali col potere laico, ma chi si immagina che quelli col resto del mondo cattolico fossero migliori si sbaglia di grosso…
(da rumpiteste.wordpress.com)
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