5 ott 2016

La Madonna di Trapani tra leggenda e storia



La leggenda più conosciuta è quella riportata per intero nel Rollo I di scritture del 1736, ricomposto dal padre Martino Fardella, conservato nell’archivio storico del Sacro Convento dell’Annunziata, e si basa su un manoscritto del 1380 di cui non si ha nessuna traccia oggi, forse perchè le scritture autentiche furono consumate dalle fiamme per disinfettare il Convento ell'Annunziata, diventato, nel XV sec., ricovero degli appestati. 

Secondo l’ignoto autore del manoscritto, la statua della Vergine col Bambino fu scolpita nel 733 ca. sull'isola di Cipro, dove fu venerata per circa 400 anni , intorno al 1130 fu trasportata in una chiesa in Siria di cui era commendario un tal Guerreggio, Cavaliere Templare pisano.

In merito il Serraino, ci riporta un interessante particolare: 

nell'isola di Cipro rimase, a ricordo, l'originario piedistallo, su cui fu collocato un quadro riproducente la Vergine, la quale ­ a dire di Mons. Giovanni Logara, arcivescovo di Cirene ­ « dà agli storpi, sordi, indemoniati, lebrosi, febbricitanti, arrivati in detta Chiesa, la salute»; lo stesso Arcivescovo, trovandosi occasionalmente a Trapani e vedendo la nostra Madonna, riconobbe in Essa la Vergine di Cipro (relazione di P. Francesco Annibale) ed ebbe a testimoniare che i Padri Ciprioti, custodi del miracoloso quadro, affermarono esserne stata la statua trasportata in Palestina, a seguito della cacciata dei cristiani dall'Isola.

In seguito all'avanzata del feroce Saladino, i cavalieri Templari, dopo la sconfitta di San Giovanni D’Acri, decisero di tornarsene in patria. 
Per evitare che il simulacro cadesse in mano agli infedeli, Guerreggio si imbarcò diretto a Pisa, sua città natale, portando con sé la statua della Madonna alloggiandola in una cassa di legno.
Durante il viaggio giunti al largo di Lampedusa, furono colti da una violenta tempesta tanto che a stento poterono raggiungere quell’isola.
Quando il maltempo si fu calmato, ripresero il largo, ma una seconda tempesta, molto più furiosa della prima, nei pressi delle isole Egadi, li costrinse a svuotare le stive della nave. 

La leggenda a questo punto, narra che, alleggeritasi la nave del prezioso carico, la tempesta si placò improvvisamente, e la cassa, dalla quale per divino miracolo si spargeva tutt’intorno un mistico alone di luce, galleggiò sulle onde e si mosse rapidamente verso Trapani, come guidata da una precisa volontà di giungere a quel porto. 
La Sacra Immagine venne raccolta dai marinai trapanesi e portata a riva. Giunse intanto la nave che si fermò nel porto di Trapani il tempo necessario a riparare le gravi avarie subìte durante viaggio.

Nel frattempo il Simulacro della Vergine aveva compiuto una serie di miracolose guarigioni: ciechi avevano riavuto la vista, paralitici avevano ripreso a camminare, storpi si erano improvvisamente raddrizzati. E quando il Cavalier Guerreggio si presentò per riprendere il simulacro, si trovò di fronte un assembramento di trapanesi che minacciarono di distruggere la nave se si fosse azzardato a portare con se la Statua della Madonna. Di fronte a tanta resistenza, neppure il Console di Pisa, vivente a Trapani, riuscì a far valere il suo diritto: i trapanesi dissero che la Vergine aveva scelto Trapani come sua dimora e che a Trapani sarebbe rimasta. 
Si convinsero allora che nella linea provvidenziale delle cose era previsto che dovevano lasciare a Trapani il dolce carico della Statua. Perciò la consegnarono al console pisano con la promessa però di imbarcarla in seguito per Pisa alla prima opportunità.
La Madonna intanto fu riposta nella chiesa di S. Maria del Parto, dove i Carmelitani di recente e per un decennio avevano trovato accoglienza, prima di trasferirsi all’Annunziata, fuori le mura.

Venne il giorno propizio di spedire la Statua a Livorno. Dopo lunghe discussioni tra il Console e i cittadini, si pervenne ad un accordo: si pose la statua su un carro, trainato da buoi. Se i buoi avessero scelto la strada dell’abitato, l’immagine di Maria sarebbe rimasta a Trapani; se invece si fossero diretti verso il mare, dove un veliero era pronto per salpare, il prezioso Simulacro sarebbe stato restituito a Pisa. Ma gli animali, alla prima frustata con cui ricevettero il via davanti ad un’immensa moltitudine di popolo, in modo sorprendente e con lena, presero la via della campagna quasi ubbidissero ad una guida invisibile. Il popolo in grande calca esplose in grida di esultanza, sicuro che l’Oggetto della sua devozione voleva rimanere nella loro città. I buoi si diressero verso la Città, la traversarono e s’arrestarono soltanto dinnanzi alla Chiesina dell’Annunziata, e i Carmelitani uscirono processionalmente ad accogliere la Madonna con gioia grandissima. Il cavaliere Guerreggio, informato a suo tempo di quella decisione soprannaturale, stabilì che l’Immagine restasse a Trapani e in quella Chiesa, servita e venerata dai frati del Carmelo.

Come realmente siano andati i fatti non è dato saperlo con certezza, ma secondo Mario Serraino, sfrondata delle sfumature mistico legendarie, questa potrebbe essere, la vera storia del celebre Simulacro della Madonna di Trapani.

Comunque un fatto è incontrovertibile, la Madonna di Trapani divenne presto la protettrice della città, ed i cittadini, devotissimi, ricorsero spesso al Suo patrocinio per essere liberati dalle pubbliche calamità. 

La Madonna continuò a fare miracoli e a ricevere in cambio elemosine ed ex-voto, il suo culto si diffuse rapidamente in molte parti della Sicilia, in Sardegna, in Tunisia, dove è conosciuta come Notre Dame de Trapani, nell’Occidente tutto fino alle lontane Americhe.

Il gesuita tedesco Wilhelm Gumppenberg racconta che nel ‘500 in città c’erano una quarantina di botteghe che producevano ogni anno ben 5000 copie della famosa statua da dedicare all’esportazione. 
Erano esemplari in madreperla, corallo, alabastro e avorio lavorati con maestria. 
Due copie si trovano ancora oggi al Louvre di Parigi nella sezione dedicata alla scultura rinascimentale. E un grande dipinto della Madonna si trova nella cappella principale del Monastero de Las Descalzas Reales di Madrid, fondato dall’infanta Giovanna, figlia di Carlo V d’Asburgo, il quale, ricordiamolo, passò da Trapani dopo aver sconfitto la flotta turca.

Il Serraino, ci racconta che nelle pestilenze, nei terremoti, nelle guerre, il popolo ricorse alla sua Madonna e volle trasportarLa dentro le mura di cinta per essere protetto ed averla vicina. 
Secondo quanto registrano le cronache, il più antico trasporto della statua avvenne 1'11 ottobre del 1527, in occasione dell'assedio da parte della flotta francese.
Il 5 agosto 1534, avvenne il secondo trasporto per liberare la città dalle scorrerie del famigerato corsaro Ariadeno.
Nel 1544 venne ancora rimossa la statua dal Tempio della Annunziata e portata in città, per proteggere Trapani dalle offese del pirata Dragut. 
L'assedio delle navi saracene indusse ancora una volta il popolo a riportare, il 10 maggio 1563, l'Immagine della Vergine e collocarla nell'ex chiesa di S. Giovanni. 
Appena un anno dopo, nel 1564, saccheggiando i Turchi le città rivierasche della Sicilia, per la quinta volta la Madonna venne trasportata e collocata nella chiesa di S. Nicola.
Nel 1576 il Simulacro venne trasportato nella chiesa di s. Pietro, per liberare la città dal fierissimo contagio della peste.
La Madonna tornò a Trapani nel 1602 per la siccità che affligeva le campagne, e, nel XVII secolo, ben altre otto volte ritornò dentro le mura della Sua città: nel 1614, per la minaccia dei turchi; nel 1615, per timore di invasione mussulmana; nel 1622, per una nuova grave siccità; nel 1624, in occasione della peste; nel 1636, per timore di invasione saracena; nel 1646, per carestia; nel 1654, per timore dello sbarco dell'armata francese; ed infine nel 1685, per la presenza di alcune navi saracene nello specchio d'acqua del nostro porto.
Il 16'' trasporto si registrò nel 1718, in seguito alla cessione della Sicilia a Vittorio Amedeo di Savoia; il Conte Campioni, comandante la piazzaforte cli Trapani contro le forze spagnole, che cercavano con la forza di opporre resistenza, fece trasportare in città la Madonna ed, essendo riuscito a vincere il nemico, donò alla Vergine le chiavi d'oro della città. 
Nel 1734, ricorrendo il millenario della statua, avvenne il 17° trasporto, mentre Trapani era di nuovo bloccata dagli Spa­gnoli, ansiosi di riconquistare l'Isola.
Nel 1820 scoppiarono a Palermo i primi moti rivoluzionari ed i trapanesi riportarono il Simulacro della Vergine in città, per allontanare l'inumana strage. 
Ritornò la Madonna, per la diciannovesima volta, nel 1837, a] fine di allontanare dalla città il terribile morbo del colera asiatico.
Nel 1849, restaurato in Sicilia il Governo borbonico, la Madonna venne trasportala nella chiesa del Carmine e vi rimase fino al 1851. 
Il 13 agosto 1920 in Cattedrale, per celebrare la vittoria delle armi italiane nella guerra 1915­18.
Il 10 agosto 1935 in Cattedrale, in occasione della seconda solenne Incoronazione.
L' l agosto 1947 in Cattedrale, per la cessazione della seconda guerra mondiale. 
Il 10 agosto 1950 in Cattedrale, per il Giubileo dell'Anno Santo; 
Il 31 luglio 1954 in Cattedrale, in occasione dell'Anno Mariano; è stato questo il 25° trasporto in ordine cronologico.

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La tradizione popolare racconta che al tempo delle crociate un cavaliere templare, un certoGuerreggio, nella strada per la Terrasanta, passò da Cipro, e qui, a Famagosta, fece costruire una statua dedicata alla Vergine. Una volta comlpletata, la trasportò in una chiesa della Siria, dove però rimase poco, perché stava arrivando il “feroce” Saladino a fare piazza pulita. La statua fu quindi messa in fretta e furia su una nave diretta a Pisa, città di origine di Guerreggio.

Dopo una sosta imprevista a Lampedusa a causa del maltempo, la nave si rimise in mare, ma nelle vicinanze di Trapani un’altra tempesta, più violenta della prima, rischiò di farla affondare. Il bastimento si liberò allora del prezioso carico e riuscì a raggiungere il porto della città. La cassa tuttavia rimase miracolosamente a galla e venne portata a terra e messa in quella che oggi è la chiesa del Collegio dei Gesuiti, ma che allora era soltanto il magazzino delle munizioni della città, dove cominciò a operare i primi miracoli.

Nel frattempo il cavaliere pisano aveva fatto riparare la nave. Egli prima di partire reclamò la statua, ma la cittadinanza non fu d’accordo. In fin dei conti non era stato lo stesso pisano a gettarla fuoribordo per disfarsene? La soluzione della vertenza fu affidata alla diretta interessata caricata un carro di buoi. Se i buoi si fossero diretti verso il mare la statua sarebbe stata restituita al pisano, se si fossero diretti nell’entroterra sarebbe rimasta a Trapani. I buoi, strumenti della volontà mariana, presero la via di terra e si fermarono di fronte al luogo dove per devozione fu poi eretto il Santuario.

Questa è la versione messa per iscritto nel ‘700 da Martino Fardella, che asserisce di essersi basato su un manoscritto del 1380, che però nessuno ha mai visto. E’ più probabile allora che la statua sia stata commissionata al famoso scultore Nino Pisano, figlio di Andrea, per adornare la cappella del consolato pisano a Trapani.

La statua, scolpita in marmo di Carrara, è alta 165 centimetri e pesa 15 quintali. La Madonna regge con il braccio sinistro il Divino Bambino mentre gli porge la destra. L’Infante, dal canto suo, accosta la sua destra al seno della Madre, e con la sinistra ne ricambia il tenero gesto. Il volto di Maria è amabile: gli occhi pieni di misericordia non sono rivolti verso Gesù, ma su coloro che vengono a visitarla.

La statua fu portata a Trapani tra il 1340 e il 1360, proprio quando infuriava la lotta per la supremazia cittadina tra le fazioni deiChiaramonte e dei Ventimiglia-Bosco. Questi ultimi stavano per soccombere, e i pisani, loro alleati, ne pagarono anch’essi le conseguenze subendo il sequestro della scultura che fu trasportata nella chiesetta di Santa Maria del Parto, fuori le mura e gestita dai padri carmelitani. Ricordiamoceli i carmelitani, ne riparleremo presto…

La Madonna cominciò ad operare miracoli per cui il senato cittadino, sotto la spinta dell’opinione pubblica, ne autorizzò lo spostamento nella chiesa dell’Annunziata dove i carmelitani si erano trasferiti dal 1270. I padri carmelitani, da custodi, erano diventati i proprietari della statua. Il trasporto fu affidato a un carro di buoi, più tranquilli e affidabili dei cavalli.

La Madonna, incurante di essere l’ostaggio di una guerra tra bande cittadine, continuò anche lì a fare miracoli e a ricevere in cambio elemosine ed ex-voto, tanto è vero che il suo culto si diffuse rapidamente in molte parti della Sicilia, in Sardegna, in Tunisia, dove è conosciuta come Notre Dame de Trapani, nell’Occidente tutto fino alle lontane Americhe.

Il gesuita tedesco Wilhelm Gumppenberg racconta che nel ‘500 in città c’erano una quarantina di botteghe che producevano ogni anno ben 5000 copie della famosa statua da dedicare all’esportazione.

E non pensate che fossero grossolani souvenir per turisti. Erano esemplari in madreperla, corallo, alabastro e avorio lavorati con maestria. Due copie si trovano ancora oggi al Louvre di Parigi nella sezione dedicata alla scultura rinascimentale. E un grande dipinto della Madonna si trova nella cappella principale del Monastero de Las Descalzas Reales di Madrid, fondato dall’infanta Giovanna, figlia di Carlo V d’Asburgo, il quale, ricordiamolo, passò da Trapani dopo aver sconfitto la flotta turca. Ma di questo si parlerà un’altra volta, così come un’altra volta parleremo di miracoli, processioni, fuochi d’artificio, del tesoro della Madonna e dei potentissimi frati carmelitani…

(da rumpiteste.wordpress.com)

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