I sentieri che costeggiano le antiche mura millenarie di Erice rappresentano un autentico angolo di paradiso, dove chiunque può concedersi una bella passeggiata tra natura, storia e panorami mozzafiato sul mare. Probabilmente qualcosa di unico in tutta la Sicilia. Un luogo ideale per gli amanti dell’ambiente e del trekking, visto che il percorso si snoda nel bosco, l’ultimo rimasto nella vetta del Monte.
Nelle belle giornate la passeggiata per i sentieri ericini regala un autentico tripudio di colori e odori, con il silenzio rotto solamente dal cinguettio degli uccelli o dal soffio del vento che agita i rami degli alberi secolari. È senza ombra di dubbio un posto meraviglioso, uno dei più belli e suggestivi di Erice, ma che pochi conoscono. Un luogo che offre scorci incantevoli, con un vedute davvero suggestive sul golfo di Bonagia e monte Cofano, immerso nel “respiro” del bosco. Il senso di pace e tranquillità che si prova passeggiando per questi viali ericini è davvero incomparabile.
Il percorso inizia praticamente in paese, permettendo di percorrere il perimetro esterno dell’antico borgo medievale, non allontanandosi molto dal centro abitato; il che lo rende praticamente accessibile a tutti. Già a porta Trapani è possibile immergersi tra la vegetazione, risalendo verso la struttura della ex funivia, oggi abbandonata (eppure, per la sua posizione strategica, si presterebbe alle più svariate destinazioni d’uso, volendo anche in maniera funzionale alla promozione e organizzazione di tour nel bosco). L’ingresso “ufficiale”, indicato anche con il linguaggio Braille, si trova proprio davanti la Matrice di Erice.
Da qui si entra nel sentiero che da lì a breve porta in un ponticello in legno, che sembra subito catapultare i visitatori in un avventuroso percorso, in chissà quale angolo della montagna: in realtà siamo praticamente in paese, poco sopra viale delle pinete e l’ultimo tratto della strada provinciale che collega Trapani e Valderice ad Erice. Qui il percorso è praticamente tutto allo stello livello, costeggiando le mura e la via Rabadà. Di recente, dopo ripetute segnalazioni, il sentiero è stato ripulito dalle erbacee e sistemato in alcuni suoi tratti, a partire dal ponticello che rischiava di venire giù a causa dei legni ormai fradici e precari per l’umidità. Un tempo il percorso era anche illuminato, ma l’impianto è ormai andato in malora, con i quadri elettrici distrutti, i pozzetti luce aperti, i porta lampade vandalizzati. Un quadro davvero desolante che non dà certamente una bella immagine ai visitatori che decidono di intraprendere questa suggestiva passeggiata tra natura e storia, per niente pubblicizzata: è come se i sentieri ericini non esistessero! Nonostante il loro alto potenziale e l’appeal verso una certa fetta di mercato turistico. Per anni questi sentieri sono stati lasciati al loro destino, in condizioni di abbandono. Ma andiamo con ordine.
Il sentiero costeggia le mura del paese, passando per porta Carmine e porta Spada, oltre che in diversi punti dove echeggiano le tante storie ericine, come quella del “Piede del Diavolo” (nella foto in basso a destra).
Continuando a scendere si finisce in una incantevole “veranda” sull’Agroericino per arrivare al Quartiere Spagnolo. Un luogo sicuramente particolare, carico di storia e leggende. E quando scende la nebbia sembra davvero di ritrovarsi in chissà quale epoca, magari con Berretta rossa o altri spettri del passato aggirarsi nei paraggi. Qualche brivido, complice i tanti silenzi ed il senso di avvolgimento, sale di certo lungo la schiena… Ma nonostante la bellezza del posto ed i tanti siti che è possibile raggiungere, praticamente ad un tiro di schioppo dal paese, il quadro è però davvero triste: staccionata divelta, tratti dissestati, panchine e tavoli scassati, impianto di illuminazione distrutto. Di recente sono stati chiusi gli scavi archeologici sulle mura che per anni sono stati lasciati aperti con fili e tubi penzolanti. Ed ancora le staccionate senza corrimano o del tutto a terra, con i chiodi che affiorano pericolosamente. In alcuni tratti, piuttosto dissestati, come quello nei pressi del piede del diavolo, bisogna stare molto attenti a scendere.
Per non parlare del cimitero ebraico, proprio sotto le antichissime chiese medievali di Sant’Antonio e Sant’Orsola, da anni pieno di legna secca e quasi nascosto dalla vegetazione.
Eppure stiamo parlando di un posto unico, con panorami davvero mozzafiato. Ma di una sua valorizzazione nemmeno l’ombra. Nonostante ci siano davvero tutte le condizioni per “volare alto”. Magari puntando su un parco montano o un’area attrezzata, curata e valorizzata con i giusti interventi di manutenzione e promozione. Il che permetterebbe di tutelare il patrimonio della montagna di Erice, mettendo in atto un nuovo modello di turismo. Se poi è proprio così difficile attuare una strategia che passi da una Riserva ambientale o qualcosa di simile, allora, quanto meno, con un po’ di manutenzione (fatta in maniera costante e non una tantum quando si crea il “caso”), interventi mirati e promozione ad hoc (oggi con internet non è che ci voglia chissà cosa per fare conoscere le potenzialità di un territorio) si potrebbero già creare i presupposti per cambiare verso, avviando un percorso di rivalutazione del bosco di Erice e dei sentieri che attraversano in lungo ed in largo la montagna.
In altre parti del mondo, con molto meno a disposizione, si sarebbero inventati di tutto per creare un’apposita offerta turistica. E qui, dove ci sono davvero tutte le condizioni per puntare sul turismo ambientale e sul trekking (settore sempre più in crescita e dalle mille potenzialità, anche nell’ottica della tanto sbandierata destagionalizzazione dei flussi turistici), niente di niente. Addirittura in poco più di due ore è possibile fare il periplo della parte alta della montagna, “giocando” su un dislivello di circa duecento metri, partendo direttamente da porta Trapani, quindi all’ingresso del borgo medievale, arrivando, attraverso il percorso delle mura, al Quartiere Spagnolo per poi proseguire nel sentiero Cai di porta Castellammare e fare tappa nella chiesa di Sant’Ippolito, a 490 metri di altezza, con un panorama davvero d’eccezione tra cielo e mare sul golfo di Bonagia, monte Cofano e tutto l’Agroericino. Risalendo dai Runzi si può arrivare alla Torretta Pepoli e quindi ai giardini del Balio o continuare a costeggiare il costone che si trova sotto il Castello di Venire, affacciandosi sul versante dell’hinterland trapanese e risalire in paese dalla strada dei Difali, terminando la passeggiata direttamente a porta Trapani, praticamente nel punto di partenza per i sentieri delle mura. Ma si può anche “tagliare” scendendo verso l’antica strada romana, nei pressi della “casazza”, per arrivare nella chiesa rupestre di Santa Maria Maggiore e quindi continuare la discesa verso l’area attrezzata di San Matteo, altro paradiso della montagna di Erice, arrivando fino al mare di Bonagia.
O immergersi ancora nel verde del bosco dirigendosi verso per i campetti da tennis e quindi ritrovarsi a porta Carmine o alla Matrice. Insomma, la scelta è quanto mai ampia e variegata!
I percorsi ericini hanno davvero tutto le carte in regola per candidarsi a diventare una tappa obbligata per gli amanti del trekking. Che magari si fermerebbero ad Erice per qualche giorno, pernottando in paese. Ma bisogna prima creare un’offerta in grado di conquistare questa particolare fetta del mercato turistico, catturando l’interesse degli escursionisti, in netta crescita in tutta Europa. Per non dire che oltre al tour per il paese e per i tanti musei del borgo medievale, i visitatori che ogni giorno arrivano ad Erice magari non disdegnerebbero una bella passeggiata nei boschi tra natura e mura millenarie.
Del resto stiamo parlando di un percorso davvero a portata di tutti, non molto impegnativo, capace di regalare tante emozioni ed una miriade di scatti fotografici. Il tratto che costeggia le mura ciclopiche, scendendo verso porta Spada, si può fare, camminando a passo regolare, in 40-45 minuti. Un’ora al massimo facendo una sosta al Quartiere Spagnolo e risalendo verso San Giovanni.
Dunque, cerchiamo di ricapitolare. Abbiamo sentieri sicuramente dalle mille potenzialità, ma stranamente tagliati fuori da ogni attività di valorizzazione e promozione. Nonostante ci siano tutti gli “ingredienti” in grado di creare un percorso con diversi spunti, visto che il tour dalla funivia di porta Trapani, passando per la Matrice, le mura e le altre porte del borgo medievale, conduce direttamente al Quartiere Spagnolo, dove si trova anche un’esposizione sugli antichi mestieri del territorio ed il museo virtuale della Tonnara di Bonagia. Da qui si può rientrare in paese salendo dalla via Apollinis, arrivando in piazza San Giovanni e quindi al Balio.
Oppure è possibile proseguire l’escursione per la montagna continuando per il percorso Cai di porta Castellammare, in direzione chiesa di Sant’Ippolito (nella foto a sinistra) per risalire verso la chiesa di Santa Maria Maggiore e porta Spada. Con l’opzione, sempre aperta, per la Torretta Pepoli.
Ed eventualmente una ulteriore passeggiata sotto il costone dove si erge maestoso il Castello di Venere. Insomma, ci sono davvero tutti gli elementi per un ragionamento “a sistema” delle varie potenzialità di Erice con l’ottica di aumentarne l’appeal turistico. Per di più in un momento in cui si parla sempre più di turismo ambientale e di percorsi da trekking. In altri parti del mondo le offerte turistiche se le inventano di sana pianta con molto meno, escursioni comprese. Dalle nostre parti, invece, dove i sentieri ci sono da sempre, con madre natura quanto mai generosa, non si riesce a sfruttarli per come si deve. Mah!
Com’è che si dice? il Signore dà il pane a chi non ha i denti ed i denti a chi non ha il pane? Ecco, da queste parti è così…tanta bellezza sprecata e per di più deturpata dall’inciviltà di chi abbandona rifiuti. Percorrendo a piedi la montagna di Erice si trova ovunque “monnezza” di ogni genere e tipo (leggi il post “Una montagna di rifiuti). Segno evidente che i doni di madre natura non vengono apprezzati come dovrebbero. Tutt’altro.
Da queste parti i cittadini continuano imperterriti a sporcare e deturpare il territorio, vandalizzando e rovinando tutto. L’educazione, il rispetto per l’ambiente e per le persone non albergano qui. C’è poco da aggiungere: il livello è questo, con chi sporca da un lato e dall’altro l’indifferenza di chi è talmente abituato a vedere rifiuti abbandonati ovunque che manco ci fa più caso: ormai la cosa è considerata la…normalità! E non è rassegnazione, ma vera e propria indifferenza, mista forse anche ad una tacita complicità. Con questo contesto sociale c’è poco da lamentarsi di quella classe politica che non attua, o lo fa poco e male, politiche mirate nell’ottica di preservare, tutelare e valorizzare il patrimonio ambientale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti ed il nostro territorio abbonda di occasioni perse. Ma le opportunità restano. Bisogna però saperle cogliere. Sicuramente si potrebbe fare molto, ma molto, di più. Basterebbe guardare oltre la staccionata iniziando ad immaginare un nuovo modello di sviluppo. Programmando, educando, dando l’esempio e punendo, in maniera esemplare, chi sbaglia. Provando ad innescare un nuovo corso, superando miopia politica, inciviltà, rozzezza dei cittadini, scarsa cultura ambientale, poca sensibilità verso certe tematiche e soprattutto quel senso di “normalità” che fa da comune denominatore agli scempi che quotidianamente si perpetrano nelle terre di Sicilia. Un percorso “virtuoso” potrebbe partire proprio dai sentieri di Erice. Percorrendoli e vivendoli. Curandoli ed amandoli. Poi ogni cosa verrà da sé…
(di Mario Torrente - da http://www.scaminando.it)
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