Improvvisata escursione verso la cima del monte Cofano, in compagnia di un gruppo che aveva da tempo un sogno nel cassetto, raggiungere la vetta di questo monte … a noi trapanesi tanto caro.
Con noi … gente di Parma, di Napoli, di Amsterdam, gente che ha il mare nello sguardo … e il tramonto nel cuore!!!
E’ il 14 agosto, il compleanno di Valentina, un’amica e camminatrice dallo spirito libero, è lei infatti a chiedermi di salire sulla cima del monte più bello della provincia di Trapani (il Cofano), ricordando che altre persone covavano (in questi casi “cofavano”) da tempo questo desiderio, non ho esitato un attimo … ed ho subito organizzato l’uscita!
Un giro di telefonate, un ispezione sul posto in avanscoperta per assicurarmi che il percorso sia rimasto tale e quale all’ultima volta che ci sono andato … e via!!!
Appuntamento alle 17,00 in punto al forno a legna di Custonaci, là dove trovo una bella squadra sorridente, pronta alla nuova avventura.
Leggo subito entusiasmo nel volto delle dodici persone che ho davanti, la passione per l’avventura è forte, così come la voglia di conoscersi condividendo un’esperienza che da lì a poco … sarebbe risultata fantastica.
Con noi c’è anche Ilenia, un’amica con la quale ho condiviso momenti bellissimi in giro per i sentieri del mio territorio, una ragazza che mi ha fatto scoprire come si può volare tenendosi per mano e trasformando in fotografia tutte le bellezze che ci circondano.
Ilenia (oltre ai calzini), ha tanti sogni nel cassetto, uno di questi è raggiungere la cima del Monte Cofano e ammirare lo splendore della sua Trapani, di questo immenso giardino visto con un paio d’ali.
Valentina, intanto, ha pensato a tutto!!! … pane cunzato, vino bianco e rosso, ghiaccio, borsa termica, bicchieri, l’equipaggio perfetto di chi ha serie intenzioni di regalarsi e donare agli altri un aperitivo al tramonto, unico nel suo genere.
Il tempo di dividere il carico, salire in auto … che si parte, direzione Baglio Cofano (dall’arabo “Bahal” ossia “Cortile”), un caseggiato di famiglia, usato per la pastorizia e l’agricoltura, abbandonato appena dopo la seconda guerra mondiale e recentemente ristrutturato e parzialmente abitato dai giovani eredi delle famiglie Sanclemente e Maranzano, una perla incastonata tra i due golfi, quello di Bonagia e quello di Makari.
Lasciamo le nostre auto in prossimità del Baglio e pronti per iniziare la nostra salita, davanti il cancello della riserva naturale (cancello che andrebbe risistemato in quanto ormai vecchio e fatiscente) incontriamo quattro turisti francesi, che avevano appena ultimato il periplo della montagna, scambiamo due chiacchiere, facciamo una foto ricordo, poi … “We Go!” Inizia la nostra avventura, ad attenderci c’è una lunga salita!!!
“Qui è il comandante che vi parla, benvenuti ai passeggeri del volo Custonair, pomeriggio dal clima mite, la temperatura è di circa 27 gradi centigradi, il vento non supera i 7 nodi … ed il sole, ormai ha fatto il giro della montagna, lasciando sul nostro percorso l’alone di un’ombra gigantesca che avanza velocemente alle nostre spalle per andare a dormire.”
Si inizia con una discesa: – “brutto segno!” esclama l’amico Ezio … – “Ciò significa che al ritorno è tutto in salita!”
In realtà, quella sarebbe stata l’unica discesa dell’andata e anche l’unica salita del ritorno, poichè davanti a noi, da quel momento in poi e fino all’ultimo gradino verso la vetta, avremmo conosciuto solo lo sforzo, la fatica di una salita interminabile, circa 3 km di arrampicata, che avrebbe messo alla prova le nostre gambe, le nostre energie.
Il primo incontro lo facciamo con le mucche, già, perchè in questo fazzoletto di terra (in questo periodo arida), pascola un’allegra mandria di bovini, quasi a ricordare che Custonaci non è solamente il secondo bacino marmifero in Italia, ma addirittura il primo zootecnico in tutta la Sicilia, solo che pochi ne parlano!!!
Dopo qualche curva sul sentiero davanti a noi, il primo pit-stop forzato, siamo in mezzo alla natura … e quella si sa che è imprevedibile, Federica, la nostra bella partenope e in parte anche napoletana, appassionata di enologia e di tutto ciò che fa luccicare i suoi occhi, inizia una breve colluttazione con un insetto (del quale non si è riusciti a scoprirne la natura, ma sono in corso accertamenti da parte della D.I.A) che indossando i guantoni, con un gancio sinistro mette fuori combattimento la capofila del nostro gruppo.
Panico ad alta quota, che si fa? No problem, dalle retrovie sbucano fuori un paio di crocerossine (Ilenia e Valentina), che con un trattamento Reiki, rispediscono al mittente il colpo sinistro del pugile assassino.
– “Tutt’appost uagliò!” Allarme rientrato, da lassù una voce ci comunica allegramente la volontà di proseguire verso il nostro obiettivo, la cima.
Ora abbiamo davanti la parte piu tecnica, ma anche la più bella, quella più adrenalinica del percorso, una parete di marmo con lastroni in verticale, alti anche più di una cinquantina di metri, dei lastroni dove l’unica via d’accesso individuabile è segnalata da dei cerchi rossi fatti con lo spray (forse opera di alieni?), che ne evidenziano la via.
Non semplice seguirli con lo sguardo, molto più facile perderli di vista e trovarsi a 350 metri di altitudine nel bel mezzo della montagna custonacense.
Ci sono io a guidare il gruppo, quelle pietre le conosco molto bene e per di più ci sono stato poche ore prima, scrupolosità che mi è costata qualche esubero eccessivo di energia, ma … nessun problema, in pochi minuti superiamo anche questo livello e ci prepariamo a quello successivo, che ha già seminato panico nelle precedenti escursioni, “la fune maledetta!”
Una corda di circa tre metri che separa l’esploratore dalla cresta della montagna, superando questo step si procede su un costone di roccia, dove il sentiero si intravede a malapena, l’unico punto di riferimento sono i famosi “omini” (piccole piramidi di pietre una sull’altra, messe apposta da altri esploratori per evidenziare il percorso) e la cima vista dal basso.
Anche questa volta la fune citata, mostra il pugno allo squadrone, la sua maledizione si abbatte su Leonardo, che decide di arrendersi alla sua forza energetica, non facile superare lo step per una persona che soffre di vertigini, piuttosto, bisogna fare a Leo i complimenti perche quanto meno è riuscito ad affrontare una buona parte delle sue paure, aggiudicandosi i primi due rounds col nemico.
Nel frattempo, gli altri, tutti sù verso il nuovo orizzonte, verso il sole che prepara la sua danza di colori con il mare e l’infinito!
La fatica si fa sentire sulle gambe di tutti, ma piano piano e dopo circa un’ora e mezza di salita, la stessa fatica di cui parlavamo, lo sforzo, il sudore, vengono ampiamente ripagati da uno spettacolo a dir poco surreale, come recita il titolo di questo racconto: “il sole all’improvviso” ci dona tutta la sua energia, i suoi raggi riscaldano il nostro volto e la nostra anima, il nostro cuore impazzisce di gioia, Ilenia non riesce a trattenere le lacrime, è troppa la contentezza di essere riuscita a coronare un sogno, troppe le emozioni da contenere.
In pochi secondi, ognuno di noi sceglie il suo angolino sul quale parlare al sole, racchiudere la propria preghiera, ascoltare il vento e purificarsi dell’oro dei caldi raggi che il sole ci regala, un momento davvero magico.
E’ il momento di brindare a Valentina, al sole che sta per lasciarci, alla luna che è già lì ad osservarci da lontano, è il momento di stappare le bottiglie di vino e premiarci dopo tanto sforzo!
Poco tempo per le foto, nel quale, immortaliamo tutto ciò che potrà rimanere per sempre nei nostri ricordi, poi … purtroppo e con mezz’ora di ritardo secondo i programmi, lasciamo alle nostre spalle quel panorama che ci ha commosso, per riprendere il nostro viaggio verso la via del ritorno.
Il tramonto accompagna la nostra discesa, segue i nostri passi e a noi non resta che scoprire la metamorfosi tra il giorno e la notte, il passaggio di consegna delle chiavi tra sole e luna, quest’ultima che inizia sempre più a farci compagnia fino al rientro.
Si è conclusa un’altra giornata, ma non è la “solita”, questa ci ha fatto capire l’importanza della luce, l’importanza del gruppo, della condivisione, e sono certo che ad ognuno di noi … questa esperienza avrà regalato qualcosa di misteriosamente magico.
Memmo Gambina - http://www.scaminando.it
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