14 mar 2017

Monte San Giuliano e la concessione del privilegio di Federico II



Il territorio di Monte San Giuliano (Erice), nel Medioevo ed ancora fino alla prima metà del secolo scorso, era uno dei più estesi della Sicilia. Includeva, infatti, anche gli attuali comuni di Valderice, Buseto Palizzolo, Custonaci, San Vito lo Capo e varie contrade che oggi fanno parte del territorio di Castellammare del Golfo’ come Scopello, Inici, Balata di Baida, Fraginesi, ecc.
Questo vastissimo comprensorio agricolo sarebbe stato concesso, secondo gli storici ericini, all'Universitas di Monte San Giuliano da Federico II con un privilegio nel 1241, durante il Parlamento generale tenuto a Foggia, dove l’Imperatore consegnò ai rappresentanti della terra di Monte San Giuliano il diploma di assegnazione perpetua delle terre già concesse alla città dal cugino Guglielmo II (diploma del 1161), alle quali aggiunse tredici casalia inhabitata (Scopello, Fraginesi, Handiriluare, Bumbuluni, Busith, Arcodaci, ecc.). 
I tredici casali del territorio erano stati spopolati quasi certamente in seguito alle rivolte musulmane sedate con ferocia da Federico II, a cui i ricchi "borgesi" latini del Monte avevano fornito un consistente aiuto militare, ottenendo in premio la generosa concessione dall'imperatore.

Il documento giunto in copia è però ritenuto non autentico e probabilmente si tratterebbe di una errata ricostruzione.
Al riguardo lo storico e archeologo Ferdinando Maurici ci dice che « il condizionale è obbligatorio dal momento che del documento, il cui contenuto era noto già al Castronovo, conosciamo solo un transunto del 1445 scoperto da H. Bresc fra le imbreviature del notaio palermitano G. Comito ed una copia più tarda (con alcune varianti) custodita nella Biblioteca Comunale di Erice ed edita da V. La Mantia nel 1887’. 
Il transunto presenta diversi punti problematici. In primo luogo, la datatio topica e cronica (Foggia, 1241 maggio) non si accorda con ‘l’itinerario’ federiciano ricostruibile in base alla documentazione pubblicata da Huillard-Breholles e Winkelmann.
In secondo luogo, nella narratio del documento si fa riferimento alla supplicatio presentata dai rappresentanti della terra di Monte San Giuliano post sollempnem curiain quam Capue celebravimus ubi de resignandis privilegiis universis edictum fecimus. Com’è a tutti noto, la dieta di Capua è del 1220, ventun’anni prima, quindi, della data del documento in esame. 
Ed ancora, fra gli altri elementi anomali, si fa riferimento nel testo agli obblighi militari degli abitanti di Monte San Giuliano i quali, nel caso che la Sicilia
fosse stata invasa ab hostibus, avrebbero dovuto accorrere a difesa laddove loro fosse stato ordinato. È una clausola, questa, che meglio si addice agli anni di Federico III, quando tutto il litorale trapanese fu ripetutamente meta di raids e sbarchi angioini, che non all’età federiciana. 
In ultimo, il supposto privilegio federiciano enumera nel conto dei casalia exhabitata anche Arcudachi che invece è certamente ancora in vita, anche se ancora per poco tempo, nel 1282.
Il documento è quindi quasi certamente un falso: ma è un falso antico e che venne probabilmente costruito per far valere una situazione tradizionale e ben conosciuta, ipoteticamente sancita da privilegi perduti ma di cui si conservava chiaro e preciso ricordo. È un falso che fornisce, in definitiva, importanti ed attendibili notizie storiche.
Nella copia del presunto documento federiciano sono menzionati due altri privilegi, rispettivamente emanati da Guglielmo II e da Markwald von Anweiler (tutore e balio di Federico II), che attribuivano a Monte San Giuliano libertates et terras sufficientes eidem universitati. 
Tutto ciò è perfettamente verisimile, dal momento che è probabilissimo
il rilancio o addirittura una vera e propria rifondazione di Erice - Monte San Giuliano nell’età dei Guglielmi. O, più precisamente, fra l’anno di edizione del "Libro di re Ruggero" di Idrisi, che ricorda sul monte solo l’esistenza di un fortilizio abbandonato, e la testimonianza di Tbn Giubayr (1184-1185) che attesta invece, e con vivaci particolari, la presenza di un abitato popoloso e
riservato soltanto ai cristiani. Non è inverosimile, allora, che alla comunità latina stanziatasi sul monte Guglielmo II abbia attribuito con privilegio un territorio agricolo, confermato poi negli anni della reggenza da Markwald. Questo nucleo territoriale originario, di cui non conosciamo l’estensione ma che i sindici di Monte San Giuliano presentavano all’imperatore come insufficiente, sarebbe stato quindi ex amplio... munere arricchito da Federico II
con l’attribuzione di tredici casali spopolati.

Continua Maurici dicendo che sulla base dei toponimi menzionati nella copia del 1445, e ancora oggi rintracciabili sulla cartografia, di evidente etimo arabo (Busit, Farginisi. Scupelli ed Ynnichi l’identificazione è immediata: Busit è il comune di Buseto Palizzolo o il suo territorio; Farginisi è l’attuale contrada Fragginesi, appena nell’entroterra fra Castellammare e Scopello, la ben nota località balneare che corrisponde evidentemente al casale Scupelli.
Ynnichi è da localizzare fra il monte (m. 1064) ed il baglio che ancora oggi portano quel nome, con maggiori probabilità per l’area del baglio o ‘castello’ d’Inici ) , suffragata da una presenza islamica già in età prenormanna attestata anche dalla ricognizione archeologica di superficie, «si può quindi ragionevolmente ipotizzare che il vasto territorio dalle pendici dell’Erice a Castellammare ed a San Vito lo Capo fosse punteggiato da piccoli insediamenti agricoli già prima del rilancio dell’abitato sul Monte e verosimilmente già prima della conquista normanna.La rifondazione di Erice-Monte San Giuliano mediante lo stanziamento di coloni latini valse quindi ad
inquadrare un’ area abitata altrimenti prevalentemente od esclusivamente da saraceni ed a proteggere la parte cristiana della popolazione trapanese, offrendo un sicuro rifugio a poca distanza». 

«Al di là dei vari problemi topografici, mi sembra però che il falso datato 1241 presenti in tutta la sua rilevanza un problema chiave della storia siciliana a cavallo fra XII e prima metà del XIII sec.: la fame di terre delle colonie di ‘borgesi’ latini e la inevitabile conflittualità con le comunità musulmane. E questo un fatto su cui ha ripetutamente e giustamente più volte richiamato l’attenzione H.Bresec che trova un’ulteriore conferma nel privilegio per
Monte San Giuliano. 
Nel privilegio si sottolineano le lamentele dei rappresentati della terra per l’insufficienza dei territorio agricolo assegnato ai tempi di Guglielmo Ilpro eorum massariis. In seguito a ciò l’imperatore concede i tredici casali, ormai spopolati. 
L’ipoteca sul cambiamento era però già stata posta alla fine del XII sec. con il rilancio di Erice. La presenza latina introduce un elemento dirompente: per i ‘borgesi’ impadronirsi della fertile fascia pianeggiante e collinare punteggiata di casali era un’esigenza sempre più pressante e vitale. Per le popolazioni dei rihal, d’altra parte, la massa azzurrina e gigantesca del Monte, ben visibile da lontano con il suo profilo di case, di mura e di torri, si trasformò in una minaccia incombente, in una promessa di annientamento».

«Il culmine dello scontro con i musulmani del Vai di Mazara si registrò, com’è noto, fra 1221 e 1225 con il primo assedio di Jato e la morte di Muhammed ibn Abbad, ‘principe dei credenti’ e capo riconosciuto della resistenza 47.La guerra, che ebbe il proprio epicentro nell’entroterra monrealese, si combattè
presumibilmente anche nella parte più occidentale dei Val di Mazara. Le fonti scritte, al di là di un generico accenno di Giovanni Villani alla presenza di musulmani ribelli sulle monta gne del trapanese 4,sono su questo punto del tutto mute. Soggiorni di Federico a Trapani sono però attestati il 25 settembre 122l e quindi nel novembre 1224°: la presenza dell’imperatore potrebbe collegarsi proprio con questi eventi militari. Si può ragionevolmente ipotizzare che l’universitas di Monte San Giuliano abbia fornito truppe per la dura e lunga repressione, mentre è certo che i casali del territorio fossero almeno in parte in via di spopolamento già prima del 1241. Nel 1239 Federico aveva
infatti ordinato di trasferire gli uomini di Arcudachi in un casale che avrebbe dovuto costruirsi fra Sciacca ed Agrigento, influmine Sancti Stephani ».

«L’evoluzione dell’ insediamento medievale in questo territorio offre quindi un’ulteriore verifica ad un modello che dimostra sempre più la sua validità.
Ad una realtà di popolamento sparso le cui origini si possono far risalire almeno all’XI sec., si sovrappone con i Normanni un episodio di incastellamento nella forma eclatante del rilancio o della vera e propria rifondazione di una città antica (Erice). 
Le rivolte musulmane del XIII sec. e la repressione voluta da Federico Il costituiscono anche qui una cesura epocale, cancellando, azzerando l’insediamento intercalare.
Il territorio resterà, dopo il 1240 circa, praticamente vuoto di abitanti ed abitati. Un castello isolato nel feudo Baida ed alcune torri costiere a difesa delle tonnare costituiranno per secoli i segni più evidenti della presenza umana.
È nelle vicende postmedievali che il territorio di Erice presenta aspetti originali. Non si verificò infatti quel fenomeno di programmata ricolonizzazione della campagna per iniziativa feudale che costituisce il Leitmotiv della storia dell’insediamento siciliano fra XVI e XVIII sec. Il territorio rimase sempre saldamente in mano all’Universitas del Monte, città demaniale, e nessuno o pochissimi e marginali spazi di manovra vennero lasciati ad esponenti della feudalità. Il ripopolamento avvenne quindi lentamente, in maniera disorganica e per così dire ‘spontanea’, attorno a vecchie preesistenze territoriali (il santuario e la tonnara di S.Vito o la chiesa di Custonaci, ad esempio) senza, apparentemente almeno, interventi pianificatori».

Tratto da :
SECONDE GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL’AREA ELIMA

INSEDIAMENTI MEDIEVALI NEL TERRITORIO DI ERICE
FERDINANDO MAURICI

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