14 mar 2017

Insediamenti rurali nell'agro ericino-trapanese



Tra la fine del VI e nel corso del V sec. a. C. si ha un primo incremento degli insediamenti sparsi per le campagne, con l’occupazione di sei siti posti lungo le principali vie di collegamento fra Segesta, Erice e Mozia. In queste località, in particolare a Torre Canalotti, Borgo Fazio e in contrada Falconera, troviamo
ceramiche dipinte decorate con le tipiche bande parallele o con motivi geometrici di tradizione ‘Elimo-indigena’. 
Soltanto dalla seconda metà del IV sec. a. C., in linea con i dati noti da altre ricognizioni archeologiche nella Sicilia Occidentale, si avrà una vera affermazione dell’abitato rurale sul territorio con l’occupazione di siti che, nella gran parte dei casi, rimarranno in vita sino alla tarda antichità e talvolta anche in età arabo-normanna.
L’assenza di un grosso centro per un raggio di almeno 30 Km (la distanza fra Segesta e i siti posti lungo la costa), e le favorevoli potenzialità agricole del territorio, consentiranno per molti secoli un incremento costante degli abitati rurali di dimensioni medie e piccole, collegati attraverso una fitta rete viaria agli approdi costieri di Lilibeo e Drepana. Durante la prima età ellenistica si assiste al proliferare di quegli insediamenti posti in prossimità dei percorsi viari di collegamento fra Segesta, Erice, Lilibeo e lungo le altre direttrici che dalla costa meridionale (Mazara, Selinunte) e dall’entroterra (Alicia-Salemi) convergono ad Erice e all’approdo di Drepana. [...] I maggiori centri relativi a questo periodo s’individuano nelle contrade Canalotti, Stella, La Chinea, Cuddia, presso Torre Canalotti, a N del Baglio Misiliscemi e ad E della masseria Torre Chinisia.

La prima guerra punica, che alla metà del III sec. a. C. vide questo territorio protagonista dello scontro romano-cartaginese per oltre un decennio, crea una momentanea frattura nello sviluppo dell’abitato rurale.
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Dopo la parentesi bellica della prima guerra punica, durante l’età repubblicana, si ha una lenta ripresa di gran parte degli abitati rurali già esistenti nella prima metà del III sec. a. C. Tale ripresa appare più accentuata nel corso del I sec. a. C.; in questa fase è documentata la presenza su tutto il territorio di cospicue
importazioni di ceramiche sigillate ed anfore vinarie italiche. 
Nel corso della prima età imperiale si ha un ampliamento degli abitati rurali, evidenziato sul terreno da aree di dispersione dei manufatti che talvolta raggiungono anche i quattro ettari di superficie. I materiali relativi a questo periodo sono costituiti in prevalenza da ceramica africana.
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Nella tarda età imperiale alcuni siti assumono maggiore rilevanza per estensione e per qualità dei materiali che mostrano in superficie.
È il caso di quelli posti lungo la cosiddetta ‘via vecchia di Palermo’, identificabile a mio avviso con il tratto dell’Itinerarium Antonini Longarico (presso Alcamo) - Lilibeo, come il sito presso Baglio La Chinea (Trapani), dove s’individuano i resti di un’estesa villa rurale e quello di Baglio Cuddia (Marsala), quest’ultimo da porre in relazione con la statio romana di Ad Olivam.

Il periodo compreso fra il VII e la metà del X sec. non appare documentato da resti archeologici indicativi. Dall’analisi dei reperti nei diversi siti si evidenzia però come su 25 insediamenti relativi alla prima età bizantina, 14 presentano materiali attribuibili all’XI sec.. Durante la dominazione islamica si delinea l’abbandono dei siti posti lungo l’asse viario Segesta-Drepanum, intensamente abitato in età ellenistico-romana, mentre gli insediamenti rurali sembrano concentrarsi soprattutto lungo la direttrice viaria Segesta-Lilibeo e alle pendici dei sistemi collinari dell’entroterra, come nel caso dei siti di contrada Palazzello, Borgo Fazio, Case Adragna, Case Zena. Nell’area pericostiera troviamo un gruppo di insediamenti posti lungo l’importante percorso viario medievale Trapani-Mazara, che s’identificano in alcuni casi oltre che dai resti archeologici anche dalla toponomastica, come per i siti di Misiligiafar e Misiliscemi. In questa fase un consistente agglomerato rurale dovette costituirsi nei pressi dell’attuale Baglio Ballottella, dove le tracce archeologiche si estendono su oltre 10 ettari di superficie. Nell’area si rinvengono cospicui materiali ceramici caratterizzati in prevalenza da bacini dipinti con vivaci motivi ornamentali e numerosi resti di anfore dalla superficie corrugata, dipinte a bande rosse e brune.

Nel corso della seconda metà del XII sec. nelle campagne di Trapani l’insediamento rurale appare fortemente in crisi. Certamente i noti eventi legati alla repressione dell’elemento musulmano nell’isola, che provocarono lo spopolamento di gran parte delle aree rurali nella Sicilia Occidentale, non lasciarono indenne nemmeno l’agro ericino e trapanese. All’abbandono delle campagne si contrappone un maggiore sviluppo di Trapani e il massiccio ripopolamento, dopo molti secoli di scarsa frequentazione, di Erice - Monte San Giuliano che diverrà il capoluogo di uno dei più vasti distretti agricoli della Sicilia. A questo periodo sono attribuibili nelle campagne soltanto due siti di limitata estensione, ma posti in posizione fortificata a controllo del territorio: Pizzo del Soldato, un cocuzzolo roccioso fortificato a guardia di un percorso viario secondario fra Marsala e l’entroterra, e Timpone Ummari, dove la popolazione del casale che da secoli viveva alla base del poggio roccioso si trasferisce sulla cima, cingendo il sito con un perimetro murario. 
Nel XIII sec. Trapani e Monte San Giuliano rimarranno gli unici abitati di una vastissima regione agricola, fino a quando, oltre due secoli più tardi, lentamente inizieranno a ricostituirsi quei nuclei rurali sparsi che ancora oggi caratterizzano gran parte di questo territorio.

(Antonino Filippi «INDAGINI TOPOGRAFICHE NEL TERRITORIO DI ERICE E TRAPANI»)

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