Con diploma del 1314 Federico D'Aragona concede a Trapani i privilegi già goduti da Messina e Siracusa e nel 1331 l’uso delle consuetudini di Messina.
Come scrive Annamaria Precopi Lombardo:
L’evento del Vespro e i successivi regni di Pietro, Giacomo e Federico sono fondamentali per la storia di Trapani e dei suoi abitanti. Infatti, come afferma C. Trasselli, la crisi di Messina determina lo spostamento dell’asse economico. Il porto di Trapani, già potenziato da Carlo d’Angiò per la necessità della sua politica mediterranea, assume un ruolo fondamentale nel quadro della politica economica catalano-aragonese e incrementa i propri contatti con l’Africa settentrionale. La popolazione aumenta, anche grazie alle immigrazioni di siciliani e mercanti stranieri, e la terra di Trapani pulsa di nuova vita. La riforma urbanistica di Giacomo, con la creazione del quartiere Palazzo, ha dilatato gli spazi e consentito lo sviluppo delle arti e dei mestieri.
Questo risveglio della vita economica e sociale e l’importanza strategica del porto, nella guerra del Vespro, vengono consacrati e altresi potenziati dalle concessioni di Federico III del 1314, con il godimento dei privilegi della città di Messina e Siracusa, e del 1331 con l’uso delle consuetudini di Messina.
Il Regesto Poligrafo, custodito presso la Biblioteca Fardelliana, il Rollo dei privilegi e delle consuetudini presso il Museo Pepoli, insieme alle raccolte dei privilegi dei pescatori, sono i testi fondamentali da cui si rileva la benevola attenzione dei sovrani nei riguardi di Messina prima e dei trapanesi poi, per quanto attiene all’economia e alla vita associativa.
La concessione dei privilegi e delle consuetudini dei messinesi pone Trapani nella posizione di erede dei provvedimenti che i sovrani precedenti avevano concesso ai messinesi in una situazione storica diversa; la terra di Trapani si trova, con il provvedimento di Federico III, ad utilizzare strumenti legislativi che la pongono in una posizione di grande vantaggio rispetto ad altre città dell’Isola, primo fra tutti il controverso privilegio del re Ruggero che nel 1129 avrebbe istituito il Consolato del Mare.
Il Consolato del mare era stato concesso ai messinesi, come ha dimostrato C. Trasselli, anteriormente al 1315 e veniva concessa la facoltà di eleggere un proprio console nelle terre in cui si trovano in numero superiore a tre, ai trapanesi viene consentita, anche l’autorità di inviare un proprio rappresentante a Tunisi. I Consoli del mare di Trapani sono gli antenati eletti dei consoli dei secoli successi che saranno gli amministratori eletti delle categorie artigiane.
I mercanti e i marinai trapanesi, dopo il provvedimento di Federico III, ebbero cosi la possibilità di eleggere i propri consoli che li rappresentavano e li difendevano, che curavano i loro interessi in caso di naufragio, insolvenza, vendita di naviglio, riscossione delle paghe. I consoli devono sorvegliare il corretto svolgimento delle attività e dirimere ogni questione civile inerente alla categoria. Essi provvedono alla processione del cero nel giorno dell’Assunta.
Nel trecento sono solo i marinai e i mercanti e le categorie che ad essi si riferiscono, pescatori, sarti, panneri, bottegai che possono, avvalersi di una magistratura elettiva, ma ormai è aperta la strada alle rappresentanze consolari e sarà proprio la religione, con i santi patroni e la processione del cero, che darà individualità alle varie categorie.
Il Parlamento siciliano per ragioni politiche tenta di bloccare il proliferarsi dei consolati e proibisce la nomina dei Consoli. Nel 1457 viene nuovamente riconosciuta alle maestranze la facoltà di eleggere Consoli; nel 1499 Ferdinando il Cattolico ristabilisce e autorizza a Trapani la processione dei ceri; nel 1523 Giovanna e Carlo stabiliscono che si conservi la tradizione della processione del cero; le arti che vi devono partecipare sono i mercanti, i marinai, i pescatori, gli speziali, gli argentieri, i sarti, i muratori, i barbieri, i carpentieri, i pianellari, i bottai, i ferrari, i tavernieri,gli ortolani e i bottegai.
Nel XVI secolo dopo i provvedimenti di ripristino dei consolati i popolani entrarono a far parte insieme ai burgesi e ai nobili dei pubblici Consigli Cittadini, anche se non accedevano al reale governo della città, detenuto saldamente dai giurati di origine nobiliare, tuttavia svolgevano una forma di consulenza e di controllo sulle pubbliche necessità.
Questo il testo del diploma di Federico (1314) con il quale si concede a Trapani l'uso dei privilegi già concessi a Messina e Siracusa, contenuto nel Regesto Poligrafo della Biblioteca Fardelliana di Trapani. :
Fridericius Dei gratia Rex Sicilie. Regalibus actendit titulis ad augumentum et principalis honoris decus et gloria rutilat cum fidelium suorum merita, quos grata fidelitatis obsequia condignos approbat et ostendit, beneficiis, libertatibus et gratiis liberaliter recompensat. Per presens itaque privilegium notum fieri volumus universis tam presentibus quam futuris quod nos diligentius actendentes labores innumeros, vigilias multas et sollicitudines euriosas, quas Trapanenses fideles nostri, dum hostes nostri terram nostrana Trapani tenerent obsessam, in custodiendo, defendendo et conservando cum fidelitate nostri domimi, promptis voluntatibus subiecerunt, fidei nostre observantiam quibuslibet dannis et duris accidentibus preponentes , ut fidei virtus et devotionis zelus, que in eisdem viguisse noscuntur, non essent a premio sequestrate. Universis burgensibus habitatoribus in dieta terra Trapani et eorum heredibus in perpetuum de liberalitate mera, et speciali gratia et ex certa nostra scientia concessimus et concedimus, quod ipsi Ubertatibus, immunitatibus et gratiis, quibus Messanenses cives Messane et Syracusani cives Syracusie utuntur et gaudent, uti valeant et gaudere , ac perpetuo gaudeant et utantur, fìdelitate nostra necnon Constitucionibus serenissimi domini lacobi Aragonum et olim Sicilie regis illustris et reverendi et chiarissimi fratris nostri, dum regno Sicilie prefuit editis, atque nostre Curie et cuiuslibet alterius juribus semper salvis. Universis officialibus curie nostre et personis aliis fidelibus nostris presentis privilegii tenore mandantes, ut nullus cuiuscumque gradus seu conditionis existat, Trapanenses predictos vel aliquos seu aliquem eorum super predictìs immunitatibus, libertatibus et gratiis contra huiusmodi privilegii formam inquietare vel molestare presumat. In cuius rei testimonium, certitudinem et cautelam presens privilegium sibi exinde fieri et sigillo nostro pendenti jussimus communiri. Datum in urbe felici Panormi per nobilem Fridericum de Incisa militem regni Sicilie cancellarium, anno Dominice Incamationia M°CCC°XIIUJ° mense februarii, XXJ° eiusdem, XIIJ° Indictionis.
Alcuni privilegi e capitoli di Consuetudini di Trapani furono estesi pure ai cittadini di Monte San Giuliano.
Vito La Mantia (Cerda, 6 novembre 1822 – Palermo, 16 giugno 1904) , giurista e storico italiano, nel suo scritto del 1897 "Consuetudini di Trapani nelle quali è contenuto il testo antico delle consuetudini di Messina" scrive:
Il Regesto Poligrafo, è una delle migliori raccolte di leggi patrie e documenti di vario genere, che in quell'età si fossero formate nei Bolli e Regesti delle principali città di Sicilia. E notevole che per buona ventura nel Regesto Poligrafo si sono conservate le copie più antiche del testo delle Consuetudini ed Osservanze, e di molti importanti privilegi e documenti inediti , mentre nella città di Messina si perdettero gli originali e le copie di molti capitoli e documenti, che la città di Trapani ebbe cura in quei tempi di raccogliere in copie esatte e conservarle nei Rolli e Regesti, importanti per la storia e la giurisprudenza.
Tra i tanti privilegi della città Trapani l'autore menziona:
Il capitolo del re Martino del 1392 sul diritto dei Trapanesi di esercitare la promitisi (prelazione) nel territorio di Monte S.Giuliano:
De jure recuperationis super territorio Montis
Il capitolo del 1400 su la eguaglianza reciproca di diritti dei cittadini di Trapani e Cagliari.
Il privilegio di Federico (1331), che annuisce alla petizione di Trapani si per la conferma dei privilegi già concessi (1314), e si per l'uso delle Consuetudini di Messina.
Il re Ludovico (1342) faceva la conferma generale d' immunità , privilegi e onsuetudini concesse anco dai re Federico e Pietro
A fol. 325 è un privilegio di re Pietro per diritti concessi agli esteri
che con famiglia venivano ad abitare in Trapani e vi dimoravano oltre V anno.
Simile concessione speciale era fatta a quei del Monte S. Giuliano dopo la dimora di un anno in Trapani.
Altro importante documento è il Libro Rosso dei privilegi e delle consuetudini presso il Museo Pepoli (1601). É un volume in foglio rilegato in pelle rossa con lo stemma borbonico impresso ai lati. Nel dorso ha titolo: Rollus Privilegiorum civitatis Drepani.
Nel primo foglio è il titolo: Rollus Consuetudinum, observantiarum, privilegiorum, litterarum regiarum, viceregiarum, ordinationum omniumque stabilementorum Invictissimae Civitatis Drepani .
In tale foglio è la figura della Madonna di Trapani e ai suoi lati sono S. Alberto e S. Ivone, e sotto è scritto «S. Albertus», e «S. Ivus V. I. D.», e sotto la figura della Madonna: « Sub tuum presidium ». Nella parte inferiore sono tre stemmi, due della città, ed uno reale.
In esso è contenuto anche il privilegio concesso a Trapani da Carlo V nel 1535.
É premessa al testo dei capìtoli questa notizia:
Nota come nel mese di settembre anno 1535 la Maestà di Carlo Quinto imperatore e re di Spagna venne in questa città di Trapani con una potente armata e grosso esercito per passare nelle parti di Barbarla, et vi stette continui quattro giorni, e nello intrare che fece li Jurati di quel tempo fecero che nella Chiesa di Santo Agostino di questa città, giurasse di osservare non solamente li privilegi che tiene detta città, ma tutto il regno, et di questo ne nasce che nel sigillo di detta città si legge : Ubi Caesar primum iuravit.
Segue il testo...
Capitula immunitates et gratiae civitatis Drepani sibi concessa per Maiestatem Caesaream Caroli Quinti imperatoris in hoc regno et in civitate praedicta advenientis.
Capitoli, Privilegi, gratii et immunitati, li quali humiliter et gratiose
a vostra Maestà Cesarea ce adimanda la fidele vestra città di Trapani.
In primis che vestra Cesarea Maestà se degni confirmare, aceptare et de novo concedere tutte quelle gratie, privilegi, immunitati, capituli, instituti, Consuetudini et observantie concessi, ordinate et confirmate per li recolende memorie delli retro Principi di vostra Catholica Cesarea Maestà, sicut continentur in Rollo Universitatis, si como promisi et jurao vestra Catholica Cesarea Maestà confirmare con tutta l'autorità che teni, in la felici et prospera venuta di vestra Catholica Cesarea Maestà in detta città in la ecclesia di Santo Agostino, non obstante fossero in alcuna parte interrotte — Plaze a Su Magestad comò stan en possession.
Per il testo completo continua:
Questo privilegio è dato da Palermo a 6 ottobre 1535. L' Imperatore avea giurato in Trapani nella Chiesa di S. Agostino di confermare i privilegi e Consuetudini della città, e si trova in quella chiesa nel lato sinistro entrando dalla porta maggiore questa iscrizione, che è giusto riferire.
a Deo Optimo Maximo
« Divoque Augustine sacra illustrissimi Senatus Drepanitani pervetusta Domus, ubi Concilia Malora Cogit. Disputationis examine medicos approbat, auditque Senatus idem Quadragesimae Conciones, ac ubi Tunete expugnata Siciliam adveniens, maximus Caesarum, Carolus Quintus anathema victoriae Purpuram appendi t, primumque iuravit Verbi Hominis Anno MDXXXV».
Carlo V si riserbò di sottoscrivere il privilegio in Palermo, come appare dal testo sopra inserito.
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