11 ago 2017

La città di Trapani nella stampa di Giovanni Orlandi di fine "500



Si possono notare: a) la città murata, con il Castello di Terra, il bastione Imperiale, il bastione San Francesco ed il Bastione Impossibile, situati ai quattro angoli; b) la Colombaia (a sud); c) la scogliera artificiale (a nord); d) il canale navigabile (a destra); d) la zona delle saline (reticolato in basso); e) il Santuario dell‟Annunziata; f) la tonnara di San Giuliano Trapani

TRAPANI TARDO MEDIEVALE: 
UN GIRO PER I QUARTIERI di Vera Pellegrino

Nella storia di Trapani ha influito in modo determinante la particolare posizione della città: circondata dal mare su due lati, legata alla terra solo dalla parte orientale. 
Dalla sua caratteristica forma di falce deriva il nome, dal greco drepanon, le cui origini risalgono alla mitologia: Saturno avrebbe gettato in mare la falce usata per evirare il padre Urano; un’altra versione attribuisce l’origine della città alla falce di Cerere smarrita durante le peregrinazioni alla ricerca della figlia Proserpina.
La falce, oggi ben delineata dall’estremità su cui è stata costruita nel Seicento la torre di Ligny, originariamente era solo accennata.
Edrisi descrive Trapani circondata dal mare da ogni lato, collegata alla terra ferma da un ponte levatoio. 
Così è raffigurata nella pianta della città con un’interessante prospettiva da mezzogiorno, stampata da Giovanni Orlandi fra la fine del XVI secolo e i primi del XVII, periodo in cui probabilmente il fossato fu interrato.

La natura ha definito la vocazione della città, il mare e il porto hanno determinato e condizionato la storia di Trapani: posta al centro del Mediterraneo è stata nei secoli ponte di congiunzione fra l’Europa e l’Africa settentrionale, porto d’accesso dei re che si sono avvicendati nel tempo.

Già Polibio evidenziava la funzione strategica del porto nelle Storie: «tanto favorevole era, infatti la posizione e tale la bellezza del porto di Trapani, che sempre i Cartaginesi dedicarono alla sua difesa la massima cura».

Pugnatore descrive la città identificandola con il porto che «viene a restar incontro a tal vento ancor megliore, et a rimaner come in mezzo di un grande theatro, che da queste isole e dal falcato litto della terra formato dà di sé non solamente alle navi, che sorte vi sono, ma anco a questa città, et a tutte la sua occidentale maremma, una vaga e dilettevole vista.»

La falce distesa sul mare e incoronata dalle isole Egadi è dominata dal monte Erice che svetta isolato, «enorme, di superba cima ed alto pinacolo».

Durante il lungo regno di Alfonso V il Magnanimo (1416-1458),
il porto di Trapani rimase per la Catalogna primario accesso alla Sicilia, tanto da consentire alla città di mantenere la sua demanialità a differenza di altri centri urbani siciliani che venivano alienati dal re anche ripetutamente, dietro cospicui pagamenti o in seguito a concessione di servizi alla Corona.
Trapani, dunque, si presentava come una realtà diversa rispetto
al contesto più generale della Sicilia alfonsina con una struttura sociale più dinamica e più aperta. La scelta politica di Alfonso rispetto alla città è piuttosto evidente: nessuna famiglia dominava al contrario di quanto avveniva nella maggior parte della Sicilia e l’universitas era gestita da un’ampia oligarchia urbana in cui si alternavano i nomi di numerose famiglie, mentre i nuclei del potere centrale, ad esempio i castelli, restavano sotto il controllo del re ed erano quasi sempre gestiti da catalani.

Tra le attività principali dell’economia trapanese c’era il commercio, in particolare quello marittimo. Di solito gli storici menzionano i traffici commerciali e il porto perché frequentato dai mercanti stranieri che assicuravano alla Sicilia notevoli entrate fiscali e doganali ma anche ingenti prestiti alla Corona e l’acquisto massiccio delle licenze per esportare il grano, da ciò il notevole interesse della Corte di favorirne la presenza.
Quale fosse il ruolo del porto di Trapani lo rivela anche la presenza di numerosi consolati stranieri nel corso del Medioevo, in rappresentanza dei mercanti delle città italiane come Pisa, Genova, Firenze, Lucca, ma anche dei francesi e dei catalani.
Particolarmente attivi erano i mercanti locali appartenenti per lo
più a famiglie della borghesia cittadina. I dettagliati documenti notarili aprono una finestra sui vivaci traffici commerciali della città, dove si scambiavano merci di diversa natura: fra i prodotti peculiari la tonnina occupa un posto rilevante così come il commercio dei panni, gestito prevalentemente dagli ebrei, il corallo e un discreto mercato di schiavi utilizzati per i lavori domestici e per coltivare i campi.

La città e i suoi quartieri

Come si presentava la città nella prima metà del XV secolo ad un mercante sbarcato nel vivace e attivo porto trapanese? Certamente doveva essere ben diversa rispetto a quella che nel XII secolo aveva accolto i Normanni i quali dovettero trovarsi dinanzi ad un nucleo abitato piuttosto ridotto ma fortificato, come testimoniato da Ibn Giubayr che così la descriveva: «poco spaziosa, ha dimensioni non grandi, è cinta di mura».

Dopo la conquista normanna, la città cominciò ad ampliarsi,
espandendosi particolarmente in età sveva, in concomitanza con lo sviluppo del porto e dei suoi traffici, dovuto anche al trattato firmato nel 1231 da Federico II con Abu Zakaria, signore di Tunisi. Ne derivò la centralità dell’approdo prossimo alla Tunisia e alla Berberia, e aumentò notevolmente la presenza dei mercanti stranieri e conseguentemente dei loro consolati, costituiti da una casa in cui viveva il console, una cappella e un ospitale, destinato all’assistenza dei connazionali.
In età sveva venne rafforzato il sistema difensivo con la costruzione del Castello della Colombaia, la cui torre ottagonale rivela l’affinità con i castelli federiciani.

In seguito agli avvenimenti del Vespro, il porto divenne “porto dei re”, infatti, dopo l’arrivo di Pietro III d’Aragona, fu consuetudine dei re aragonesi sbarcare in Sicilia dal porto di Trapani. Giacomo II pianificò un ampliamento e una riorganizzazione della città, adeguandola al ruolo del suo porto ormai di primaria importanza per le relazioni fra la Sicilia e la Catalogna, allargando la cinta muraria di cui Pugnatore ricostruisce le undici porte che si trovavano lungo il suo perimetro: a sud le porte dei Pescatori, delle Putielle, della Dogana, dei Genovesi e Porta Serisso; a nord di Porta Felice o delle Boccherie, della Madonna di Gallo e delle Bottegarelle; a ovest la porta delli pescatori del Palazzo; a est la porta Reale. 
Trapani era suddivisa in cinque quartieri: Casalicchio, il quartiere di Mezzo, la Rua Nova, il quartiere di San Lorenzo e quello di San Francesco (che originariamente formavano il quartiere Palazzo).

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