Il siciliano viene considerato un semplice dialetto ma in realtà rappresenta un idioma vero e proprio. Sapevate che l’UNESCO riconosce al siciliano lo status di lingua madre?
Eccovi allora una lista con le 10 parole siciliane da conoscere e da imparare prima di intraprendere un viaggio in Sicilia. Sappiate che i siciliani riescono a comporre il 50% di una frase usando solo questi 10 termini.
1) MINCHIA
Questa è la prima parola che sentirete appena arrivati in Sicilia e probabilmente sarà anche l’ultima prima di partire. “Minchia” è il concetto chiave di tutta la lingua siciliana e difficilmente sentirete delle frasi che non contengano questo vocabolo. In pratica noi siciliani lo usiamo quasi come fosse una virgola. Vi consiglio quindi di imparare a conoscere il termine in maniera corretta perché, se usato al momento giusto, renderà la tua frase più comprensibile. Letteralmente rappresenta l’organo sessuale maschile ma nella nostra lingua assume così tanti significati che a primo impatto potrebbero disorientarti. “Minchia” sostituisce la parola cioè, indica stupore, apprezzamento, gioia, irritazione, fastidio, paura, disprezzo, meraviglia. A volte potresti anche sentire la forma abbreviata “Miiiiii….”, posta esclusivamente ad inizio frase, ma il significato rimane invariato.
2) COMPÀ/CUMPÀ – ‘MPARE/ ‘MBARE
Come si può facilmente intuire il significato letterale del termine è compare ma in Sicilia viene utilizzato in maniera generica e informale per salutare un amico, un conoscente o addirittura uno sconosciuto con cui si vuole stabilire un rapporto o entrare in confidenza. Nella parte orientale dell'isola sentirete usare principalmente la forma ‘mpare/ ‘mbare mentre in Sicilia occidentale si predilige l’uso del termine compà/ cumpà.
3) MIZZICA
Mizzica è un’esclamazione che indica meraviglia, stupore e incredulità verso qualcosa ed è facilmente traducibile con per bacco o caspita. Per dirla senza troppi giri di parole, mizzica ha lo stesso significato di minchia ma si usa quando l’ambiente e il contesto richiedono maggiore formalità e ritegno.
4) AVAIA/ AVÀ / VAIA
Questo termine probabilmente lo sentirete usare solamente a Catania e dintorni. In italiano si può facilmente tradurre con “ma và”, “suvvia“, “dai”. Mischiando i termini minchia, ‘mbare e avaia, il catanese riesce a comporre circa il 70% delle frasi. Non ci credete? Provate anche voi e come per magia vi si apriranno tutte le porte della città.
5) FUTTITINNI
Letteralmente “futtitinni” vuol dire fregatene ma il suo significato è molto più ampio e dietro questo semplice termine si nasconde una vera e propria filosofia di vita. “Futtitinni” significa prendi la vita alla leggera, pensa solo alle cose più importanti e fregatene delle piccolezze, non sprecare tempo dietro alle cose futili o a tutte quelle cose per cui non vale la pena arrabbiarsi. Provaci e non ne potrai più fare a meno. In Sicilia è uno stile di vita.
6) AMMATULA
Il termine ammatula può essere facilmente tradotto con “inutilmente” o “invano”. Molto interessante è la genesi del vocabolo. La matula nel periodo Bizantino, era un’ampolla di vetro trasparente dove il medico, un alchimista o mago, raccoglieva l’urina dei malati e la osservava emettendo la diagnosi e prescrivendo la cura. Il più delle volte, però, il paziente moriva e i parenti dicevano: «Ha parlato cu la matula» che successivamente diventerà “parlari ammatula” cioè un intervento medico inutile.
7) PERI PERI
Tradurre questo vocabolo risulta veramente difficile perché letteralmente “peri peri” significa “piedi piedi”. Come si può facilmente intuire questa traduzione però non ha nessun senso logico. La traduzione più corretta è quindi “in giro”: in Sicilia infatti non si va mai in giro ma si va “peri peri”.
8) CAMURRIA
Camurria è facilmente traducibile in italiano con “seccatura” o “noia”. A voler essere più precisi il termine indica un fastidio ben preciso, cioè quello insistente e reiterato nel tempo da parte di persone noiose che, se non bloccato immediatamente, si può trasformare in uno stato di incazzatura vera e propria.
9) PACCHIONE
Secondo voi possono mai coesistere due significati opposti nello stesso termine? In Sicilia evidentemente si. Il significato di pacchione infatti cambia da una punta all’altra dell’isola. Questo vocabolo rappresenta un elemento di profonda divisione fra palermitani e catanesi. Alle falde dell’Etna, pacchiona sta ad indicare principalmente una ragazza bellissima e attraente, insomma un vero e proprio sogno erotico. Se invece vi trovate a Palermo il termine è riferito principalmente ai soggetti di sesso maschile e sta ad indicare soggetti brutti e sovrappeso. Una sola parola sintetizza benissimo tutte le differenze tra queste due magnifiche città.
10) NTZÙ
Ntzù rappresenta il classico schiocco della lingua usato dai siciliani per negare qualcosa. In Sicilia infatti nessuno ti dirà no, ti dirà semplicemente ntzù. Facile no?
(da http://ilovesicilies.altervista.org)
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