Come afferma lo storico austriaco-israeliano Eliyahu Ashtor, Trapani per molto tempo ha rappresentato, nel regno di Sicilia, il porto più importante della parte occidentale, così come nel periodo precedente, con gli arabi, lo era stato Mazara.
Così scrive Ashtor, in Trapani e il commercio internazionale nel basso medioevo: Nel dodicesimo secolo Trapani aveva sostituito Mazara che nell'epoca anteriore alle Crociate era il porto più importante della Sicilia occidentale e meridionale, ove gettavano I'àncora molte navi venute dalla Tunisia e veleggianti verso il Levante e viceversa. Questo cambiamento era dovuto al fatto che le flotte dei Crociati che venivano dalla Liguria passavano· lungo le coste orientali della Sardegna e poi lungo la costa occidentale della Sicilia, prima di indirizzarsi verso il Levante, e si fermavano in alcuni porti durante il lungo viaggio. Poi le navi mercantili seguivano le loro rotte. Non a caso troviamo un contratto di commenda riferentesi al commercio con Trapani nella prima grande raccolta di atti rogati da un notaio genovese, il ben conosciuto Giovanni Scriba, che risale all'inizio della seconda metà del dodicesimo secolo.
Con l'arrivo degli Aragonesi in Sicilia, il commercio marittimo di Trapani ebbe un ulteriore incremento. Nel quattordicesimo e nel quindicesimo secolo molte navi dei paesi attorno al bacino occidentale del Mediterraneo entravano regolarmente nel porto di Trapani e imbarcazioni salpavano in varie direzioni.
Per quanto riguarda l'attività economica del Quattrocento, la ricca collezione di atti notarili che si è conservata nell'Archivio di Stato a Trapani rende possibile una ricostruzione ben documentata.
In base a tali atti lo storico Asthor, ne ricostruisce la storia e scrive: Trapani era in quei tempi una piccola città, che non poteva aver più di 10.000 abitanti. Però, essendo il porto principale della Sicilia occidentale, vi si svolgeva un commercio vivace di vari prodotti agricoli, anzitutto di grano, vino, formaggio e anche di pelli. Il commercio di queste ultime alimentava la produzione di vari articoli di cuoio . Si vendeva anche molto ferro, di cui avevano bisogno i fabbri ferrari per produrre gli arnesi necessari agli agricoltori. L'estrazione di sale era nel basso medioevo ancora un settore assai modesto dell'economia trapanese, ma era già sufficiente per fornire quantità così abbondanti che rendevano possibile esportarne una parte per via marittima.
Un altro settore molto redditizio dell'economia trapanese era la pesca e la lavorazione del corallo. I pescatori trovavano il corallo nel mare vicino alla città, cioè presso le isole Egadi, nei pressi di Bonagia, Cofano, San Vito Lo Capo, Castellammare del Golfo e, più lontano, nel mare di Lipari. Qualcuno si spingeva fino alle coste della Sardegna e negli atti notarili del Quattrocento troviamo parecchi contratti riferentisi alle spedizioni che facevano i Trapanesi per pescare il corallo nei pressi della costa tunisina, anzitutto nel mare di Tabarca, cittadina nella Tunisia occidentale e non lontana dalla frontiera algerina.
Essendo fiorenti i vari rami del commercio, si forma a Trapani nel basso medioevo un ceto di mercanti, intraprendenti e ricchi. Ma Trapani in quell'epoca ospita anche molti mercanti stranieri. Vi sono commercianti venuti per occuparsi dei loro affari durante un periodo ben limita to e ve ne sono altri che si stabiliscono a Trapani e vi costituiscono vere colonie.
I Catalani sono numerosi. I mercanti catalani hanno a Trapani fin dall'inizio del Trecento la loro colonia, cioè borsa, un ospizio e un consolato che è uno dei quattro consolati catalani in Sicilia e da cui dipendono i viceconsoli a Marsala, Mazara, Sciacca, Agrigento e Licata. Il primo console catalano a Trapani venne nominato nel 1301 e poi si susseguono i suoi successori durante tutto il Trecento e Quattrocento.
A parte i Catalani , la colonia dei mercanti genovesi è la più grande. Questa colonia cresce notevolmente alla metà del Quattrocento, nell'epoca in cui le posizioni dei Genovesi nel Levante si indeboliscono in seguito alle conquiste degli Ottomani. Però l'aumento delle attività dei Genovesi a Trapani è anche in sincronia con il declino del commercio dei Catalani.
I mercanti genovesi che visitano Trapani o si sono ivi insediati, vendono panni di lana di tutte le sorte, seterie, copricapi (bereti) e ferro . D'altra parte comprano frumento e grandi quantità di formaggio. Sovente barattano le loro merci con formaggio. Trapani serve ai Genovesi anche di base per il loro commercio con Tunisi e qualche volta i mercanti genovesi esportano da Trapani e dai porti vicini frumento verso Cipro, Chio e Pera. All'inizio del Quattrocento il loro console è un ricco mercante trapanese, Francesco Vento, poi, alla metà del secolo, Antonio Vento, certamente suo figlio.
Anche mercanti di altre città italiane vengono a Trapani e si stabiliscono nella città per esercitarvi il commercio. Vi sono Messinesi, che hanno un console, Gaetani , Fiorentini e Pisani, anch'essi con un console. Non mancano Lombardi e Veneziani.
Continua Asthor: Della presenza di tutti questi mercanti non ci meravigliamo e neanche degli scambi commerciali fra essi e i Trapanesi. Però ce ne sono anche altri: nel 1440 un gruppo di mercanti di Nizza, venuti a Trapani su una loro nave, chiede a Lanzone Fardella, patrizio trapanese, di essere il loro console, a condizione che il duca di Savoia, il loro sovrano, ne confermi la nomina. Alla metà del Quattrocento c'è a Trapani anche un console dei Castigliani e in più vengono a Trapani mercanti musulmani dall'Africa settentrionale.
Per farla breve, scrive Asthor, moltissimi documenti testimoniano che Trapani era in quell'epoca un fulcro del traffico marittimo. Sembra che fosse allora un porto importante rispetto al traffico di altre città costiere del Mezzogiorno. Nella Sicilia vi erano in quell'epoca soltanto tre altri porti che servivano come Trapani al traffico internazionale, cioè Palermo, Messina e Siracusa. Sulla costa tirrena della terraferma italiana ce n'erano tre, Napoli, Gaeta e Porto Pisano.
Gli scambi commerciali fra Trapani, da una parte, e le città della terraferma dall'altra, si effettuavano in gran parte per mezzo di navi trapanesi. Il numero delle imbarcazioni che possedevano i Trapanesi nel basso medioevo doveva essere notevole. Oltre le navi dei Trapanesi vi sono nel porto quasi sempre imbarcazioni di altre città della Sicilia, della terraferma italiana e di altri paesi, piccoli legni delle isole Eolie, di Messina, di Napoli, di Gaeta, galee ed altre navi fiorentine e molte navi liguri, di Genova e di altre città. Fra le imbarcazioni che gettano l'ancora nel porto di Trapani non mancano navi di Collioure (il porto di Perpignano) e ve ne sono quasi sempre alcune di Maiorca , della Catalogna e di Valencia. Qualche volta una nave castigliana visita Trapani e non di rado grandi imbarcazioni della Biscaglia, sovente noleggiate dai Genovesi, e perfino portoghesi che caricano merci per ditte toscane. Anche navi musulmane appaiono a Trapani.
Quest'elenco di navi straniere che frequentavano il porto di Trapani in quell'epoca è lontano dall'essere completo. Pare che non vi fosse una nazione mercante sulle coste del Mediterraneo che non mandasse le sue navi verso la piccola città della Sicilia occidentale. Alla fine del Quattrocento anche navi di Ragusa approdano a Trapani.
Gli atti che si sono conservati dai quaderni dei notai trapanesi del Quattrocento rispecchiano fedelmente l'intenso traffico nel porto della città.
(di Eliyahu Ashtor)
Per saperne di più:
http://www.trapaninostra.it/libri/Biblioteca_Fardelliana/La_Fardelliana_1983_n_1/La_Fardelliana_1983_n_1-02.pdf
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