5 nov 2016

IL VIAGGIO DI ULISSE INTORNO ALLE EGADI



Canta il poeta che Ulisse navigando sul mare color del vino verso genti straniere «di molti uomini le città vide». Ma su quali lidi approdò e quali civiltà conobbe il nostro eroe? è una sorta di giallo letterario ultramillenario. 

Era davvero l' Etna la patria di Polifemo, come pensavano anche Euripide e Virgilio? Ed Eolo, il re dei venti, aveva il suo regno nelle Eolie? La terra dei Feaci, Scheria, coincide col territorio dell' attuale Trapani o no? E la terra dei Lotofagi, l' isola delle Capre, il paradiso di Calipso, la spiaggia della maga Circe a quali regioni corrispondono? Insomma, quali luoghi ispirarono Omero, o chi per lui? Sono ancora interrogativi irrisolti che da secoli suscitano approfondite investigazioni. 

L'Odissea è ambientata nelle isole Egadi? Il poema si presta da sempre a svariate interpretazioni, poiché Omero fa compiere al marinaio Ulisse una rotta immaginaria, in cui si mescolano posti reali e fantastici. 

Dell'Odissea trapanese si parlò a partire dagli inizi del Novecento dopo la pubblicazione del libro di Samuel Butler, "The Authores of the Odyssey", dove si sostiene che l'Odissea sarebbe stata scritta da una giovane donna siciliana e si indica come ambientazione geografica il panorama trapanese, e in particolare le isole Egadi. L'ipotesi avanzata dallo scrittore inglese, traduttore dell'Iliade e dell'Odissea, fu accolta dalla comunità accademica e dalla maggior parte dei letterati trapanesi, a lui contemporanei, con scetticismo e diffidenza. 

Ai nostri giorni, grazie al mutamento dei codici culturali, la teoria butleriana, riproposta da altri letterati e studiosi, ha beneficiato di un'accoglienza diametralmente opposta, restituendo così a quelle che venivano definite "divagazioni letterarie" una giusta dimensione nella storia della cultura. E così questa teoria, per quanto possa sembrare assurda, ha avuto un forte impatto nella storia della letteratura inglese e naturalmente di riflesso nel territorio trapanese. 

Recentemente la teoria dell'origine siciliana dell'Odissea è stata ripresa da una giovane dottoressa in archeologia di Favignana, Deborah Piredda, che ne ha fatto oggetto di studio nella tesi di laurea magistrale in Ricerca, documentazione e tutela dei beni archeologici, dal titolo "Le isole Egadi: documentazione archeologica, fonti classiche e immaginario". 

In particolare, Butler identifica Scheria con la città di Trapani, luogo descritto nella traduzione di Ippolito Pindemonte come un porto "irto di navi, una piazza brulicante di uomini che trattano i loro affari, che sono lì e hanno il pensiero sulle terre vicine o lontane a cui approdano e scaricano e caricano per tornare ancora lì ove è la famiglia e ove è il riposo dopo i rischi del mare". La montagna che sovrasta questo porto non sarebbe altro che la vetta di Erice. Addirittura Itaca sarebbe Marettimo, la più lontana dell'arcipelago egadino, mentre Favignana altro non sarebbe che l'isola delle Capre. Nel complesso le isole Ioniche corrisponderebbero dunque alle isole Egadi, 

Un altro elemento che fa pensare a Butler alla costa trapanese è lo scoglio del Malconsiglio, all'ingresso del porto di Trapani, che ricorda nelle forme una nave pietrificata. Butler lo collega infatti con l'episodio della trasformazione della nave dei Feaci in masso a opera di Nettuno, proprio all'imboccatura di Scheria. 

Butler giunse a tali conclusioni dopo avere visitato personalmente questi luoghi, acompagnato dal fidato amico Mr Festing Jones e dalla guida locale, tal PIetro Sugameli. Vene in Sicilia ben tre volte, nel 1892, nel 1894 e nel 1896. 

Infine, come ricorda l'archeologia Piredda, Butler aggiunse, per rafforzare la sua tesi: "I due piccoli isolotti si Formica, al largo di Trapani, che fanno anch'essi parte dell'arcipelago egadino, altro non sono che il secondo macigno scagliato da Polifemo". 

A chi lo accusava di avere troppa fantasia, l'eclettico scrittore inglese rispondeva: "E' riconosciuto da tutti, ccetto da quelli che trovano più conveniente il contrario, che i Feaci erano un popolo residente in una località che portava il nome di Drepane, che è abbastanza simile a Drepanum, l'antico nome di Trapani". 

Al fascino di una nuova rilettura critica dell' Odissea non si è sottratta la trapanese Girolama Sansone che su Ulisse pubblica ora le sue dettagliate argomentazioni nel libro "I viaggi di Ulisse e le isole Egadi" (Corrao editore, 143 pagine, 10 euro). 

Punto di partenza per la Sansone è la tesi dello scrittore inglese Simon Butler, il quale alla fine dell' Ottocento scandalizzò il mondo delle lettere sostenendo in un discusso saggipo che a scrivere l' Odissea sarebbe stata una donna della costa trapanese, identificatasi in Nausicaa, e che trapanese sarebbe l' ambientazione del poema: secondo Butler Trapani sarebbe il regno dei Feaci, Erice la terra dei Ciclopi o Iperea, lo scoglio del Malconsiglio la roccia in cui Poseidone trasformò la nave di Alcinoo, colpevole di avere ospitato Ulisse, e Favignana o Aegusa l' isola delle Capre. 

Ma la Sansone coglie nelle tesi di Butler alcune incongruenze. Non può essere Erice la mitica Iperea, perché dal poema si evince che era separata dal regno dei Feaci, cioè l' odierna Trapani, da un braccio di mare. D'altronde, la tesi classica secondo cui era l'Etna la residenza dei Ciclopi si basa solo sul mito che il vulcano fosse la fucina in cui i figli di Poseidone preparavano i fulmini per Zeus, ma non esiste alcuna analogia topografica tra la zona etnea e la descrizione omerica del luogo. 

La Sansone non ha dubbi: la sede dei Ciclopi era l'isola di Levanzo. Questa intuizione le scatta visitando la Grotta del Genovese (non ancora scoperta ai tempi di Butler) con i graffiti e le pitture rupestri del Paleolitico e del Neolitico, e con alcune caratteristiche identiche alla descrizione omerica della caverna di Polifemo: un antro vicino al mare ma poco visibile, buio e sufficiente grande da ospitare anche le greggi, con un ingresso facilmente ostruibile da un macigno. Anche la sequenza dei faraglioni presenti sulla rotta da Levanzo a Favignana fa pensare ai massi scagliati da Polifemo contro l' imbarcazione di Ulisse e dei suoi uomini, in fuga verso l' isola delle Capre. 

Da quest' ultima, come dice il poeta, era possibile scorgere il fumo dei fuochi dei Ciclopi e sentirne a tratti le voci. L' altra novità proposta dalla rilettura della Sansone riguarda Eolo. Secondo i versi dell' Odissea era un' isola nell' estremità occidentale del mondo antico, a nove giorni di navigazione da Itaca. Intanto, sembra assodato che le Egadi costituissero l' ultimo lembo, verso ovest, del mondo conosciuto dai greci ai tempi di Omero, e secondo alcuni autori, come Sergio Frau, le mitiche colonne d' Ercole erano da immaginare proprio tra Lilibeo e Capo Bon e non presso lo Stretto di Gibilterra. 

Inoltre, per raggiungere la sua patria partendo dalle Eolie, Ulisse avrebbe dovuto attraversare lo Stretto di Messina, ma secondo il poema l' eroe veleggiando alla volta di Itaca - sospinto verso oriente da Zefiro, l' unico vento lasciato da Eolo fuori dall' otre - non solcò quel tratto di mare. Ulisse navigò sì tra Scilla e Cariddi, ma in altre due occasioni, non per rientrare in patria. E allora? Secondo la Sansone, l' isola di Eolo potrebbe essere proprio Marettimo, «la più alta verso ovest», cui riconducono alcuni riscontri delle indicazioni topografiche del poema omerico con la morfologia della più lontana delle Egadi: il carattere montuoso (il «muro d' infrangibil rame») e la presenza di diverse grotte marine. Tra queste, la Grotta Bombarda al cui interno si crea un' intermittente corrente d' aria, prodotta dalla risacca, che fuoriesce attraverso una fessura della roccia. 

Nella geografia omerica ridisegnata dalla Sansone, poi, i Lotofagi rimangono (forse) nell' attuale Libia, Calipso (forse) a Pantelleria, la maga Circe (forse) a Lipari: un mondo fantastico, insomma, che ruota intorno alla Sicilia. I viaggi di Ulisse, metafora di ogni viaggio umano e paradigma di ogni incontro col fantastico, continuano così a stimolare l' immaginazione, a suggerire analisi, ad alimentare il dibattito sull' origine siciliana di questo grande epos. Per dirla ancora con Calvino, ogni rilettura dell' Odissea è una lettura di scoperta. Irresistibile e sorprendente.

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