22 nov 2016

LA FAMIGLIA ABBATE "DE TRAPANO"



Nel 1239, Enrico Abbate diventa console di Tunisi. Il trapanese Enrico Abbate, nel 1239, fu il primo console del Regno di Sicilia in Tunisia. Come scrive Gavina Costantino, le relazioni tra la Sicilia e l’Ifrıqiya, regione corrispondente all’odierna Tunisia, alla parte orientale dell’Algeria, e alla Tripolitania, sono antichissime.

Sin dalla prima età aragonese la città di Trapani aveva assunto una certa rilevanza politica, accompagnata dalla crescita economica e demografica. Essa fu sempre particolarmente attenta a intrattenere pacifici rapporti sul piano diplomatico, la qual cosa evidentemente doveva avere importanti ricadute economiche.

In questo quadro di relazioni, le comunità ebraiche, sia siciliane sia maghrebine, furono piuttosto attive.


Già alcuni storici – Trasselli, Ashtor, Bresc – hanno scorto lo specifico interesse che la comunità ebraica trapanese riponeva nello scambio con il regno tunisino, un interesse maggiore di quello nutrito, generalmente, dalle altre comunità siciliane. 

La giudecca di Trapani era tra le più popolose della Sicilia e assai dinamica; teneva contatti costanti con il mondo berbero, infatti la conoscenza della lingua araba consentiva ai giudei di dialogare agevolmente con quella regione, in particolar modo con le comunità di correligionari lì presenti. 

Non era raro che mercanti trapanesi si rivolgessero a conterranei ebrei – agevolati dalla conoscenza dell’arabo – per effettuare le loro spedizioni. È il caso di Lanzone Fardella,uomo dalle fiorenti attività economiche, che si servì nel 1422 di due ebrei per spedire un grosso quantitativo di grano – 650 salme – a Sfax, Gerba, o eventualmente a Tripoli, e quindi barattarlo con altre merci.

La relazione con il regno hafside, la dinastia berbera islamica che governò l'Ifriqiya dal 1229 al 1574 – e segnatamente con la sua capitale– era indispensabile per la città di Trapani; Bresc infatti parla dell’esistenza di un vero e proprio binomio Tunisi-Trapani, sebbene per ciò non si debba ritenere che i trapanesi avessero il monopolio delle relazioni con la regione nord-africana. Ancora, secondo Bresc, Trapani fungeva da punto di riferimento unico in tutta la Sicilia per il riscatto dei prigionieri saraceni.


Non a caso, quindi, nel 1239-40 Federico II nominò quale console della Sicilia a Tunisi il trapanese Enrico Abbate.

Come scrive Vincenzo D'Alessandro, Enrico Abbate fu il primo console nominato da una monarchia occidentale in un paese islamico, dopo i consoli creati dalle repubbliche marinare. Dal 1239, Federico inviò , il trapanese Enrico Abbate, nell'intento di fare concorrenza alle rappresentanze consolari delle Repubbliche italiane. In quegli stessi anni tuttavia egli, pur essendo attivo come Console, non risiedeva stabilmente a Tunisi, essendo impegnato in importanti servizi, come trasferire dal regno il denaro richiesto da Federico e ad apprestare a Pisa quanto fosse necessario all’esercito dell’imperatore. Nel febbraio 1240 l’Abbate tornava a Tunisi per una importante missione, forse per rinnovare il trattato del 1231 e convincere l'emiro a modificare la buona accoglienza riservata alle Repubbliche Marinare. A capo della missione pare Oberto Fallamonaco; il notaio al seguito era Giovanni da Palermo.

D'altra parte possiamo definire la Trapani del XIII secolo, come la città degli Abbate. Come scrive Laura Sciascia, infatti «per quasi due secoli, dalla prima metà del Duecento alla fine del Trecento, il nome e le vicende della famiglia saranno legati strettamente al nome e alle vicende di Trapani: e anche se gli Abbate godranno tutti della cittadinanza di Palermo e avranno interessi e feudi in altre zone dell’isola, il loro nome sarà sempre seguito dall’aggiunta de Trapano, a sottolineare ben più che una provenienza, una simbiosi profonda con la città e le sue strutture che, nel volgere degli anni, arriva quasi ad assumere le caratteristiche di un dominio signorile. In particolare gli Abbate sono legati a un aspetto determinato della vita della città, al ruolo di punta estrema verso l’Africa, il Maghreb e il mondo islamico che Trapani ebbe per tutta l’età normanna e sveva e che si affievolisce poi dopo il Vespro».

«Il Vespro, infatti, aveva provocato una brusca virata, spostando l’asse degli interessi della città dai rapporti con l’Africa e il mondo musulmano a quelli con la penisola iberica, e facendo del suo porto il naturale punto di approdo delle navi provenienti dalla Catalogna. Il Mugnos fa discendere gli Abbate da Papiro Cavaliere Romano, il quale dopo aver rinunziato ai suoi possedimenti in favore del figlio Ascanio, si ritirò nel monastero di Montecassino. Alcuni dei figli dell’Abbate passarono in Sicilia e propriamente quel ramo di essa che fioriva in Milano.

Capostipite in Trapani fu Americo che vi fiorì nel 1165 regnando il Re Guglielmo il Buono e da esso derivò il glorioso Sant’Alberto Carmelitano, cittadino trapanese figlio di Benedetto, Signore di Favignana e di Giovanna Palizzi.

Un altro personaggio illustre della famiglia fu Palmiero Abate uno dei maggiori promotori e organizzatori della rivolta del Vespro siciliano del 1282 contro gli Angioini, insieme a Gualtiero di Caltagirone, Alaimo di Lentini, Enrico II Ventimiglia e Giovanni da Procida. Il 30 agosto 1282 si occupò di accogliere la flotta di Pietro III d'Aragona comandata dall'ammiraglio Ruggero di Lauria sbarcata a Trapani per dare sostegno ai siciliani contro gli angioini. Alle truppe fornì rifornimenti e denari per proseguire la guerra.

La famiglia Abbate si estinse a Trapani nel 1703.

Testi citati:
GAVINA COSTANTINO, Le relazioni degli ebrei trapanesi con il regno Hafside di Tunisi sotto Alfonso V.
VINCENZO D'ALESSANDRO, Velut nostri membra regiminis. Sulla formazione e la composizione dell’apparato di governo federiciano

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