31 ago 2017

L’intreccio della palma nana in Sicilia, arte e tradizione




Un materiale interamente realizzato a mano, versatile, resistente al calore, al logorio del tempo e all’uso viene fuori dall’intreccio delle foglie essiccate della palma nana e dà vita a molteplici e variegati oggetti. Oggi l’antica tradizione siciliana dell’intreccio della “curina” si sta perdendo, ma c’è chi continua a mantenere viva la produzione: accade a Scopello, ne parliamo con Andrea Anselmo.

Vedere intrecciare la corda di palma nana è rilassante e coinvolgente, come funziona il procedimento signor Andrea?

Ad agosto ‘tiriamo la curina’, ossia tagliamo le foglie delle palme per poi pulirle e farle essiccare. Adesso è già possibile lavorarle: si fa la treccia e da quella si possono realizzare borse, coffe, sacche, tappeti, scope e tantissimo altro.

E’ un materiale molto resistente?

Ovviamente, dura nel tempo e si presta a molti usi: gli zimmili di curina (grossi contenitori con due manici), ad esempio, venivano posizionati sui muli e usati per il trasporto del materiale anche per grosse e ripide distanze.

Poco fa accennava alle “coffe”, di che si tratta?

Sono dei cesti (prodotti sempre artigianalmente) che venivano utilizzati per dare il foraggio ai cavalli e agli asini. Adesso si possono ancora ammirare sui carretti siciliani o come elementi d’arredamento.


Ricordo una storia sulle coppie in merito alla coffa: sapevo che dare la coffa era dare un rifiuto ad una dichiarazione d’amore.

Eh eh, simbolicamente il termine veniva usato per definire il rifiuto della ragazza all’approccio del ragazzo che la invitava a ballare.

Gli intrecci di curina si trovano ancora nei musei della Riserva Naturale dello Zingaro?

Sì, ma c’è anche chi, come me, ancora li produce, li usa e li vende. Ancora si fanno, occorre tramandare la tradizione..io ho imparato guardando mio padre e mio nonno!

Qual è il costo di uno di questi oggetti?

Beh, ad esempio un tappetino come questo che sto facendo adesso può costare sui cento euro. E’ un prodotto artigianale, fatto interamente a mano che richiede due giorni di lavoro: bisogna fare la corda, poi bisogna cucirla, fare la treccia, il bordino di corda più grossa e intrecciare il tutto. Ci vuole tanto tempo e tantissima passione, il risultato però dà anche tanta soddisfazione.



(di Fabio Barbera- www.agoravox.it) 

11 ago 2017

La città di Trapani nella stampa di Giovanni Orlandi di fine "500



Si possono notare: a) la città murata, con il Castello di Terra, il bastione Imperiale, il bastione San Francesco ed il Bastione Impossibile, situati ai quattro angoli; b) la Colombaia (a sud); c) la scogliera artificiale (a nord); d) il canale navigabile (a destra); d) la zona delle saline (reticolato in basso); e) il Santuario dell‟Annunziata; f) la tonnara di San Giuliano Trapani

TRAPANI TARDO MEDIEVALE: 
UN GIRO PER I QUARTIERI di Vera Pellegrino

Nella storia di Trapani ha influito in modo determinante la particolare posizione della città: circondata dal mare su due lati, legata alla terra solo dalla parte orientale. 
Dalla sua caratteristica forma di falce deriva il nome, dal greco drepanon, le cui origini risalgono alla mitologia: Saturno avrebbe gettato in mare la falce usata per evirare il padre Urano; un’altra versione attribuisce l’origine della città alla falce di Cerere smarrita durante le peregrinazioni alla ricerca della figlia Proserpina.
La falce, oggi ben delineata dall’estremità su cui è stata costruita nel Seicento la torre di Ligny, originariamente era solo accennata.
Edrisi descrive Trapani circondata dal mare da ogni lato, collegata alla terra ferma da un ponte levatoio. 
Così è raffigurata nella pianta della città con un’interessante prospettiva da mezzogiorno, stampata da Giovanni Orlandi fra la fine del XVI secolo e i primi del XVII, periodo in cui probabilmente il fossato fu interrato.

La natura ha definito la vocazione della città, il mare e il porto hanno determinato e condizionato la storia di Trapani: posta al centro del Mediterraneo è stata nei secoli ponte di congiunzione fra l’Europa e l’Africa settentrionale, porto d’accesso dei re che si sono avvicendati nel tempo.

Già Polibio evidenziava la funzione strategica del porto nelle Storie: «tanto favorevole era, infatti la posizione e tale la bellezza del porto di Trapani, che sempre i Cartaginesi dedicarono alla sua difesa la massima cura».

Pugnatore descrive la città identificandola con il porto che «viene a restar incontro a tal vento ancor megliore, et a rimaner come in mezzo di un grande theatro, che da queste isole e dal falcato litto della terra formato dà di sé non solamente alle navi, che sorte vi sono, ma anco a questa città, et a tutte la sua occidentale maremma, una vaga e dilettevole vista.»

La falce distesa sul mare e incoronata dalle isole Egadi è dominata dal monte Erice che svetta isolato, «enorme, di superba cima ed alto pinacolo».

Durante il lungo regno di Alfonso V il Magnanimo (1416-1458),
il porto di Trapani rimase per la Catalogna primario accesso alla Sicilia, tanto da consentire alla città di mantenere la sua demanialità a differenza di altri centri urbani siciliani che venivano alienati dal re anche ripetutamente, dietro cospicui pagamenti o in seguito a concessione di servizi alla Corona.
Trapani, dunque, si presentava come una realtà diversa rispetto
al contesto più generale della Sicilia alfonsina con una struttura sociale più dinamica e più aperta. La scelta politica di Alfonso rispetto alla città è piuttosto evidente: nessuna famiglia dominava al contrario di quanto avveniva nella maggior parte della Sicilia e l’universitas era gestita da un’ampia oligarchia urbana in cui si alternavano i nomi di numerose famiglie, mentre i nuclei del potere centrale, ad esempio i castelli, restavano sotto il controllo del re ed erano quasi sempre gestiti da catalani.

Tra le attività principali dell’economia trapanese c’era il commercio, in particolare quello marittimo. Di solito gli storici menzionano i traffici commerciali e il porto perché frequentato dai mercanti stranieri che assicuravano alla Sicilia notevoli entrate fiscali e doganali ma anche ingenti prestiti alla Corona e l’acquisto massiccio delle licenze per esportare il grano, da ciò il notevole interesse della Corte di favorirne la presenza.
Quale fosse il ruolo del porto di Trapani lo rivela anche la presenza di numerosi consolati stranieri nel corso del Medioevo, in rappresentanza dei mercanti delle città italiane come Pisa, Genova, Firenze, Lucca, ma anche dei francesi e dei catalani.
Particolarmente attivi erano i mercanti locali appartenenti per lo
più a famiglie della borghesia cittadina. I dettagliati documenti notarili aprono una finestra sui vivaci traffici commerciali della città, dove si scambiavano merci di diversa natura: fra i prodotti peculiari la tonnina occupa un posto rilevante così come il commercio dei panni, gestito prevalentemente dagli ebrei, il corallo e un discreto mercato di schiavi utilizzati per i lavori domestici e per coltivare i campi.

La città e i suoi quartieri

Come si presentava la città nella prima metà del XV secolo ad un mercante sbarcato nel vivace e attivo porto trapanese? Certamente doveva essere ben diversa rispetto a quella che nel XII secolo aveva accolto i Normanni i quali dovettero trovarsi dinanzi ad un nucleo abitato piuttosto ridotto ma fortificato, come testimoniato da Ibn Giubayr che così la descriveva: «poco spaziosa, ha dimensioni non grandi, è cinta di mura».

Dopo la conquista normanna, la città cominciò ad ampliarsi,
espandendosi particolarmente in età sveva, in concomitanza con lo sviluppo del porto e dei suoi traffici, dovuto anche al trattato firmato nel 1231 da Federico II con Abu Zakaria, signore di Tunisi. Ne derivò la centralità dell’approdo prossimo alla Tunisia e alla Berberia, e aumentò notevolmente la presenza dei mercanti stranieri e conseguentemente dei loro consolati, costituiti da una casa in cui viveva il console, una cappella e un ospitale, destinato all’assistenza dei connazionali.
In età sveva venne rafforzato il sistema difensivo con la costruzione del Castello della Colombaia, la cui torre ottagonale rivela l’affinità con i castelli federiciani.

In seguito agli avvenimenti del Vespro, il porto divenne “porto dei re”, infatti, dopo l’arrivo di Pietro III d’Aragona, fu consuetudine dei re aragonesi sbarcare in Sicilia dal porto di Trapani. Giacomo II pianificò un ampliamento e una riorganizzazione della città, adeguandola al ruolo del suo porto ormai di primaria importanza per le relazioni fra la Sicilia e la Catalogna, allargando la cinta muraria di cui Pugnatore ricostruisce le undici porte che si trovavano lungo il suo perimetro: a sud le porte dei Pescatori, delle Putielle, della Dogana, dei Genovesi e Porta Serisso; a nord di Porta Felice o delle Boccherie, della Madonna di Gallo e delle Bottegarelle; a ovest la porta delli pescatori del Palazzo; a est la porta Reale. 
Trapani era suddivisa in cinque quartieri: Casalicchio, il quartiere di Mezzo, la Rua Nova, il quartiere di San Lorenzo e quello di San Francesco (che originariamente formavano il quartiere Palazzo).

9 ago 2017

Le teste di Moro: figlie di una tradizione millenaria



La Testa di Moro è un oggetto caratteristico della tradizione siciliana. Si tratta di un vaso in ceramica dipinta a mano utilizzato come ornamento che raffigura il volto di un Moro e talvolta di una giovane donna di bell’aspetto. 



Passeggiando per le vie siciliane si rimane incantati di fronte alle maestose Teste di Moro ("Graste" in siciliano) che da secoli abbelliscono e arricchiscono le balconate siciliane.



Queste prestigiose opere d'arte, dalla raffinata manifattura artigianale, figlie di una tradizione millenaria, non nascono da una deliberata fantasia artistica, ma trovano origine da un'antica leggenda: la storia struggente di un giovane Moro e di una bellissima fanciulla siciliana. 



L’antica leggenda narra che intorno all’anno 1100, durante il periodo della dominazione dei Mori in Sicilia, nel quartiere Kalsa di Palermo, viveva "una bellissima fanciulla dalla pelle rosea paragonabile ai fiori di pesco al culmine della fioritura e un bel paio di occhi che sembravano rispecchiare il bellissimo golfo di Palermo". La ragazza era quasi sempre in casa, e trascorreva le sue giornate occupandosi delle piante del suo balcone. Un giorno si trovò a passare da quelle parti un giovane Moro, che non appena la vide, subito se ne invaghì e decise di averla a tutti i costi. Quindi senza indugio entrò in casa della ragazza e le dichiarò immediatamente il suo amore. La fanciulla, colpita da tanto ardore, ricambiò l’amore del giovane Moro, ma ben presto la sua felicità svanì non appena venne a conoscenza che il suo amato l’avrebbe presto lasciata per ritornare in Oriente, dove l’attendeva una moglie con due figli. Fu così che la fanciulla attese la notte e non appena il Moro si addormentò lo uccise e poi gli tagliò la testa. Della testa del Moro ne fece un vaso dove vi piantò del basilico e lo mise in bella mostra fuori nel balcone. Il Moro, in questo modo, non potendo più andar via sarebbe rimasto per sempre con lei. Intanto il basilico crebbe rigoglioso e destò l’invidia di tutti gli abitanti del quartiere che, per non essere da meno, si fecero costruire appositamente dei vasi di terracotta a forma di Testa di Moro.



Ancora oggi nei balconi siciliani si possono ammirare Teste di Moro spesso denominate anche "Teste di Turco" di pregevole fattura. I vasi vengono prodotti con una corona in testa, elemento sempre presente, volto a riproporre la regale pianta che originariamente impreziosiva la testa del giovane Moro protagonosta della triste vicenda.

Costumi tipici siciliani



Dell’immenso patrimonio di costumi tipici siciliani oggi non resta molto, essendo ormai quasi del tutto spariti. 



Qualche traccia si può ancora ammirare nei paesi interni dove tutt’ora esistono e si conservano antiche tradizioni sia maschili che femminili.

Abiti femminili.



Il più tipico dei costumi siciliani femminili è composto da una gonnella di cotone o di lino, o di lamé a colore, chiamata fadedda o fadetta. E’ una gonnella semplice e pratica, che scende dalla cintura fino al piede, da mettere sulla sottoveste, che può essere o no unita con lo spénsiru o col jippuni dello stesso o un altro tessuto. Sulle spalle scende a punta un fazzoletto con colore o bianco fermato con uno spillo sul petto. Un grembiule modesto sulla gonna, delle calze color azzurre, scarpine nere e una mantellina di panno sulla testa terminano l’insieme di un vestire molto modesto.



La mantellina in particolare si infilava in ogni occasione (e spesso era un abbigliamento che durava tutta la vita). Con la mantellina, in ogni stagione, le donne uscivano di casa, andavano in campagna e in paese.


Quando andavano in Chiesa, a qualche visite o a processione non ordinarie, indossavano la faddigghia, sopravveste di seta nera, che dalla cintura scende abbondantemente fino al piede e, secondo i luoghi, un manto foderato con la mantellina, ma privo di orlo, di panno, o secondo il ceto, di seta nera (cativellu o armuscinu) il quale copre il capo e circonda tutta la persona cadendo morbidamente più sotto delle ginocchia.



Il manto è il più tipico dei costumi dell’Isola. Nella provincia di Messina le ragazze chiamavano questo capo d’abbigliamento "orate frates", in quanto a passeggio, quando volevano farsi vedere da qualche ragazzo, si scoprivano inaspettatamente il capo e il corpo come per accomodarsi. Sotto il manto nero, infatti, si vedeva un busto bianco anche senza fazzoletto che esaltava il collo e il seno.


In ogni parte della Sicilia era un manto, più distinto dall’ordinario, che metteva in vista certe donne di buona famiglia. Infatti chi possedeva un manto aveva già qualcosa di suo e qualche volta lo dava in noleggio ad un soldo l’ora a quelle popolane che non potevano concederselo. Con qualche civetteria il manto si fissava al fianco sinistro, formando una rientratura nella linea retta cadente, dall’alto al basso. 


Il manto veniva usato per le maritate o per le giovinette da marito, era come il passare da uno stato all’altro: ragione questa di complimenti di parenti e amiche alla madre della neo-sposa. Scherzosamente veniva chiamato anche "cummoghia-miserii" (copri miserie) poiché sotto questo manto la popolana poteva indossare vestiti rovinati senza che nessuno se ne accorgesse. La qualità naturalmente variava secondo le condizioni economiche della donna che lo indossava, ma la tinta rimaneva rigorosamente nera, di panno pesante d’inverno, leggero d’estate. 


Le operaie adoperavano invece uno scialle che costituiva il tradizionale abito paesano.

Per quanto riguarda i costumi degli uomini, si possono dividere in due categorie: giornalieri e festivi. In ciascuno di essi si riflettono i motivi che li hanno determinati o influenzati. 


L’indumento più semplice è quello dei pastori, indossato durante la pioggia dai pastori o in caso di cattivo tempo, quando erano intenti a guardare i greggi. E’ composto da una giubba (giubbini) e dai calzoni (vrachi) formati con pelli di capra. Di pelle d’animale sono rivestiti anche i piedi, da questo dipende il nome che prendono questo tipo di calzature: scarpe di pilu (scarpe di pelo). Sono composte da un pezzo di cuoio ripiegato in punta e fermato da piccole corregge al collo del piede, rimanendo scoperto il dorso. 
Questa forma di calzature era molto adoperata sia dai pastori che dai contadini.



Dell’antica fattura di vestire dei contadini, rimane ancora oggi qualche esempio presso i più anziani nei villaggi dell’interno.
Il loro abbigliamento era formato da un paio di brache di velluto (causi) senza apertura davanti, strette da fibbie al ginocchio, abbottonate lateralmente sui fianchi e legati alla cintura da una ampia fascia di cotone azzurro o verde. Un gran panciotto (panzera) con la stessa stoffa con una serie di bottoni in ottone che rivestiva il torace e su di esso una casacca (jippuni) di velluto scuro con grandi tasche esterne ed interne. Copriva il capo un berretto di panno marrone per i contadini, azzurro per gli uomini di mare.


Dal ginocchio in giù le gambe erano coperte da calze di panno nero in inverno, di cotone bianco in estate.



Segnano il passaggio da un’epoca all’altra alcuni cambiamenti di linee nel vestiario, infatti in seguito i calzoni si allungano senza più svasature e la giacca si modella al corpo. 


La qualità della stoffa e la varietà del colore permettono d’individuare, a volte, il mestiere di colui che l’indossa. Il contadino adopera quasi sempre stoffe scure. 


Di origine meno recente infine, sono i cappotti che completano il corredo maschile in ragione di chi li porta sono di dimensioni e di stoffe diverse. Dalla tistera, con un cappuccio che copre il capo lasciando libero soltanto il viso, allo scappularu, che arriva alle braccia ed alle mani, al cappotto che giunge fino alle gambe.

La cucina siciliana



Nella cucina siciliana ritroviamo tutti gli influssi che ha subito nel tempo questa regione, i suoi piatti infatti richiamano specialità di origine greca, araba, spagnola e di altre civiltà mediterranee, come i famosi cazzilli, versione siciliana dei panzerotti.



Tutti i popoli che si sono succeduti nella dominazione di quest'isola hanno infatti lasciato la propria traccia nella gastronomia locale: è per questo che oggi la cucina siciliana è considerata una delle più fastose e prestigiose d'Italia.

Terra tipicamente mediterranea, bagnata da tre mari, la Sicilia può vantare due tipi di coltivazione di importanza storica: l'olivo ed il grano.

Dal grano i siciliani traggono la materia prima per la pasta secca, di ottima qualità anche perché la sua lavorazione è favorita dal clima dell'isola: caldo asciutto e ben ventilato.


Possiamo affermare tranquillamente che il cibo preferito o almeno quello più consumato dai siciliani trova solide basi nella pasta.


Tra i piatti più tipici ricordiamo i maccheroni con le seppie, dal caratteristico colore nero e stufate con pomodoro; i maccheroni o gli spaghetti con le sarde, con il sorprendente accompagnamento di finocchio, uva passa, pinoli e zafferano.

A Siracusa sono tipici gli spaghetti alle acciughe, a Trapani quelli all'aragosta. Oltre al pesce, sulla pasta abbondano i condimenti a base di verdura e formaggio: citiamo gli spaghetti allo zucchino e la pasta alla ricotta e semolino.


A Catania si può gustare la caratteristica pasta alla Norma, con melanzane e pomodoro, così chiamata in onore del compositore catanese Bellini, autore dell'omonima opera lirica.


Il timballo siciliano è chiamato pasta n'casciata ed è fatto di maccheroni con carne, uova sode, formaggio, salame e piselli. L'antipasto siciliano più famoso e caratteristico è quello formato dagli arancini, polpette di carne tritata simili per forma e colore a un'arancia.

La cucina della costa e quella dell'entroterra


I paesini ed i grossi centri che si succedono lungo l'interminabile e sempre affascinante costa siciliana offrono prodotti ittici di qualità stupefacente. Il pesce è servito fresco, aromatizzato con erbe, acciughe ed aglio o con olive e capperi. Ogni città è rinomata per la preparazione di specialità particolari.




http://www.buonissimo.org/ricettario/regione/19_Sicilia

La Sicilia e il Cinema



La Sicilia è una terra dalla tradizione millenaria, spesso protagonista dei più duri fatti di cronaca, molti legati alla mafia, ma che ha fornito da sempre spunti per storie nuove da portare sul grande schermo. Per questo Leonardo Sciascia disse: "La Sicilia è il cinema". 

E' tornata nuovamente alla ribalta grazie al nuovo film di Tornatore, Baarìa, candidato all'Oscar. La pellicola è ambientata a Bagheria, a 15 chilometri da Palermo e città natale del regista. Non importa se la Bagheria del film è finta: Tornatore ha voluto ricostruirla, con precisione maniacale, in Tunisia, non lontano dalla capitale Tunisi, dove il clima e i colori ricordavano la Bagheria di cinquant'anni fa. Ritroviamo la piazza con la chiesa madre (la Madrice), il corso principale (quello originale è lungo 425 metri, ne sono stati riprodotti 405), la cattedrale, i negozi, le case e anche la sede del Partito comunista. 

Tutta la Sicilia è un set naturale. Paesaggi, borghi e piazze rievocano le immagini di film che hanno fatto la storia del cinema. Nel 1948 le cittadine di Aci Trezza e Capomulini, due splendidi paesini di pescatori, oggi fervide località turistiche di particolare bellezza, fecero da sfondo a Luchino Visconti per la realizzazione de La terra trema. Il regista, nel 1963, ha scelto di nuovo la Sicilia per girare il suo capolavoro, il Gattopardo. Se volete ripercorrere i luoghi del film, oltre alla città di Palermo, da visitare la Villa dei Salina a Boscogrande, il paese di Ciminna e Cefalù, dove fu girata la sequenza in cui il principe di Salina si reca dalla prostituta e quella del viatico finale.

Sempre Tornatore costruisce Giancaldo, il paese di Nuovo Cinema Paradiso, con un collage di Sicilia: il paese di Palazzo Adriano in provincia di Palermo, il Castello dei Ventimiglia a Castelbuono e lo splendido mare di Cefalù. Il regista torna di nuovo in Sicilia per le riprese di Malena, con Monica Bellucci, girato all'isola di Ortigia, a Siracusa, set principale del film, con l'incantevole Piazza Duomo, che fa da teatro alle apparizioni di Malena, Noto e la bianca scogliera di Scala dei Turchi vicino a Porto Empedocle (Agrigento).

Ultima menzione per la saga capolavoro di Coppola, Il Padrino. La vicenda è ambientata a Corleone (Palermo), ma le scene sono state girate a Forza d'Agrò (Messina), paese medievale a due passi da Taormina e l'Etna. Un altro luogo importante e ricorrente è quello del Castello degli Schiavi, che si trova a Fiumefreddo (Catania), dove si svolgono alcune scene principali del film, come l'indimenticabile esplosione della macchina dopo il matrimonio. Esiste ancora il Bar Vitelli a Savoca (Messina), dove niente è più cambiato: l'arredamento casalingo, stile salotto, è rimasto lo stesso e sono state aggiunte le foto delle scene del film e alcuni articoli di giornale.

Le pellicole cinematografiche sono un'occasione per andare alla scoperta dei territori e per rivedere i luoghi raccontati nei film. I capolavori cinematografici girati in Sicilia sono innumerevoli da L'avventura di Antonioni, a I cento passi di Marco Tullio Giordana, Il postino di Troisi, fino alle fiction di maggior successo come La piovra, Il capo dei capi e il mitico Commissario Montalbano.

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La storia del cinema in Sicilia inizia già nei primi anni del XX secolo e nel tempo ha registrato opere cinematografiche, case di produzione e cineasti di rilievo. Nel corso dei decenni inoltre l'isola è stata sfruttata come set cinematografico per molte opere.

Case di produzione 
Nel 1913,la Morgana film, fu costituita a Catania dal commediografo Nino Martoglio. Pochi mesi dopo nacque la Etna Film con direttore artistico Giuseppe De Liguoro. In un paio d'anni realizzò una decina di film. Sempre a Catania in quegli anni nacquero piccole case come "Jonio film", la " Sicula film" e la "Katana film".
A Palermo, la "Panaria Film è stata una casa di produzione cinematografica di rilievo. Fu fondata nella seconda metà degli anni '40 dal nobile Francesco Alliata di Villafranca con Pietro Moncada di Paternò, Renzo Avanzo e Fosco Maraini. Dopo alcuni cortometraggi subacquei, in 35 mm, nelle isole Eolie (i primi girati in Italia) produsse Vulcano (film) con Anna Magnani e La carrozza d'oro di Jean Renoir. Chiuse oberata dai debiti nel 1956.
In tempi recenti si possono ricordare la società cooperativa di produzione cinematografica Arbash film, fondata nel 1989 ad Aliminusa in provincia di Palermo, dal regista Pasquale Scimeca. A Bagheria ad opera dei fratelli Tornatore nasce la Sciarlò che ha prodotto Lo schermo a tre punte, Il dolce e l'amaro, Due amici e Il manoscritto del principe di Roberto Andò e coprodotto La leggenda del pianista sull'oceano. Dal 2005 Maria Grazia Cucinotta produce film con la casa Italian Dreams Factory, come Viola di mare e L'imbroglio nel lenzuolo. Infine la Regione siciliana ha messo in campo nel 2008Cinesicilia, che ha coprodotto tra gli altri Malavoglia di Scimeca e Terraferma di Emanuele Crialese.

I film girati 
I pionieri del cinema muto in Sicilia furono la compagnia dell'attore catanese Giovanni Grasso, composta fra gli altri da Virginia Balistrieri, Giacinta Pezzana e Totò Majorana e gli scrittori Nino Martoglio e Giovanni Verga che ad inizio XX secolo realizzarono una serie di corti e medio-metraggi. Luigi Pirandelloinvece, seguì con interesse l'evolversi della cinematografia partecipando solo alle sceneggiature di alcuni film intorno al 1933.
I film in bianco e nero interpretati negli anni trenta da Angelo Musco e dal suo gruppo teatrale furono tra i primi lungometraggi girati in Sicilia e sono da considerarsi l'anello di congiunzione fra il teatro dialettale siciliano ed il cinema.
Altri importanti film girati in Sicilia negli anni Trenta sono 1860 di Alessandro Blasetti (1934), Casta Diva di Carmine Gallone (1935) e Carmela.
Successivamente dopo la guerra fra i vari film girati sull'isola merita una menzione particolare la pellicola neorealista La terra trema di Luchino Visconti, un libera reinterpretazione del romanzo I Malavoglia di Verga del 1947.
Sul set Visconti scritturò gli stessi pescatori di Acitrezza invece di attori professionisti. Sempre Visconti negli anni sessanta girò Il Gattopardo (tratto dalla omonima opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa) con un cast d'eccezione per l'epoca: Claudia Cardinale, Alain Delon e Burt Lancaster.
La trasposizione sul grande schermo del ricchissimo patrimonio letterario siciliano interessò opere di molti scrittori. Vennero realizzati film tratti da opere di Leonardo Sciascia, Luigi Capuana, Federico De Roberto, Ercole Patti, Elio Vittorini, Vitaliano Brancati, Gesualdo Bufalino e Luigi Pirandello. Le maggiori trasposizioni sul grande schermo derivano da opere di Sciascia: A ciascuno il suo, Il giorno della civetta ed il recente Il consiglio d'Egitto solo per citarne alcuni. Da Pirandello nel 1984 i fratelli Taviani realizzarono il film Kaos.
Secondo alcuni critici sono gli stessi siciliani a prestarsi alla finzione cinematografica e per molti versi rimarcano quelli che sono i tradizionali stereotipi con cui vengono identificati gli italiani in genere. Di sicuro alcuni tratti caratteriali degli isolani insieme ad alcune ambientazioni hanno fornito naturali sceneggiature di facile adattamento cinematografico e di sicuro successo come Divorzio all'italiana ed il film della Wertmuller Mimì metallurgico ferito nell'onore.
Il regista Pier Paolo Pasolini girò alcune scene di Il Vangelo secondo Matteo, Teorema, Porcile ed I racconti di Canterbury alle pendici dell'Etna ed a Catania. Anche alcune scene del suo film-documento Comizi d'amore furono girate in Sicilia.
Inoltre, vanno ricordati i numerosi "Spaghetti-western" girati sia dal maestro del cinema Sergio Leone che dai dissacranti Franco e Ciccio, che spesso preferivano i paesaggi aridi e rocciosi della Sicilia interna.


Mafia
Il cadavere di Salvatore Giuliano nell'omonimo film di Rosi
Parlando del cinema in Sicilia vengono subito in mente la fiction per la televisione la Piovra, la saga de Il padrino ed i gangster. L'italo-americano Mario Puzo, autore de Il padrino (The Godfather) di Francis Ford Coppola ha fornito il soggetto per la famosa saga di don Corleone, in realtà portata sullo schermo in maniera incompleta senza il quarto ed ultimo episodio finale.
Salvatore Giuliano è stato sicuramente il personaggio storico siciliano a cui il cinema ha dato maggiore risalto. Probabilmente il film di maggiore rigore fu Salvatore Giuliano (1961) di Francesco Rosi, girato ed ambientato dove effettivamente visse il personaggio fra Montelepre e Castelvetrano. La figura di Giuliano fu in altri casi romanzata come ne Il Siciliano di Michael Cimino, tratto sempre da un'opera di Puzo e girato a Sutera, in provincia di Caltanissetta.
In Segreti di Stato (Paolo Benvenuti, 2002), passato forse in sordina, la figura dell'uomo di Montelepre e le sue responsabilità nella triste strage di Portella della Ginestra viene analizzata in maniera inedita. Tuttavia un posto di rilievo lo merita anche la filmografia dedicata alla lotta alla mafia dove dalle biografie diGiovanni Falcone, Paolo Borsellino, di Rosario Livatino, Placido Rizzotto e Peppino Impastato sono stati tratti diversi ed importanti film.

Lista di film sulla mafia ambientati in Sicilia 
In nome della legge (1949) di: Pietro Germi
Salvatore Giuliano (1961) di: Francesco Rosi
Mafioso (1962) di: Alberto Lattuada
Il giorno della civetta (1968) di: Damiano Damiani
Il padrino (1972) di: Francis Ford Coppola
Il boss (1973) di: Fernando Di Leo
Il padrino - Parte II (1974) di: Francis Ford Coppola
Corleone (1977) di: Pasquale Squitieri
Il padrino - Parte III (1990) di: Francis Ford Coppola
Il pentito (1985) di: Pasquale Squitieri
Il prefetto di ferro (1977) di: Pasquale Squitieri
Cento giorni a Palermo (1984) di Giuseppe Ferrara
Pizza connection (1985) di: Damiano Damiani
Il siciliano (1987) di: Michael Cimino
Dimenticare Palermo (1990) di: Francesco Rosi
Johnny Stecchino (1991) di: Roberto Benigni
Giovanni Falcone (1993) di: Giuseppe Ferrara
Palermo Milano solo andata (1995) di: Claudio Fragasso
Placido Rizzotto (2000) di: Pasquale Scimeca
I cento passi (2000) di: Marco Tullio Giordana
Gli angeli di Borsellino (2003) di: Rocco Cesareo
Alla luce del sole (2004) di: Roberto Faenza
Milano-Palermo: il ritorno (2007) di: Claudio Fragasso
L'uomo di vetro (2007) di: Stefano Incerti
Il dolce e l'amaro (2007) di: Andrea Porporati
La siciliana ribelle (2009) di: Marco Amenta

Il cinema dei siculo-americani 
Un grosso contributo al cinema isolano deriva dalle opere svolte da figli di emigranti di origine siciliana. Frank Capra, Francis Ford Coppola e la figlia Sophia, Michael Cimino, e lo scrittore Mario Puzo pur se di origine campana. Inoltre sono, tra gli altri, di chiare origini siciliane gli attori: Al Pacino, Steve Buscemi, Nicholas Cage (in realtà Nicholas Kim Coppola), Ray Liotta, John Turturro, John Travolta, Vincent Schiavelli (ritornato negli ultimi anni in Sicilia).

Attori 
Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sono oramai definiti da larga parte della critica come un cult ed oggi la regione vanta numerosi altri artisti. Gli attori sono distinti da taluni in catanesi e palermitani a seconda delle scuole di provenienza. I primi, soprattutto furono legati alle figure di Turi Ferro, Umberto Spadaro e Salvo Randone (quest'ultimo siracusano) veri e propri talenti teatrali, prima che cinematografici sino a ieri.
Da quella scuola provengono artisti affermati come Leo Gullotta, Aldo Puglisi, Pippo Pattavina, Tuccio Musumeci, Gilberto Idonea, Litterio Guarnieri, Daniela Rocca ed emergenti come Donatella Finocchiaro, Tiziana Lodato, Francesco Giuffrida e David Coco.
Fra i palermitani forse manca un caposcuola, ma oggi da quel filone provengono alcune importanti attori come Niccolò Accursio Di Leo, Pino Caruso, Lando Buzzanca, Tony Sperandeo, Luigi Burruano, Luigi Lo Cascio ed Enrico Lo Verso. Artisti trasversali rispetto a queste due scuole sono oggi i messinesi Nino Frassica e Maria Grazia Cucinotta, l'augustano Giuseppe Fiorello e l'acese Antonio Catania.
Ma il cinema in Sicilia fu anche fatto da artisti che partiti da modesti palcoscenici popolari (magari dialettali), con semplicità ed ironia arrivarono alla ribalta nazionale come Franco e Ciccio ieri e Ficarra e Picone oggi, e la compagnia teatrale di Angelo Musco e Rosina Anselmi, del pioniere catanese Giovanni Grasso la cui attività forse merita una rivalutazione artistica.

Registi 
Oggi il cinema è affidato ad affermati registi siciliani, come il premio Oscar Giuseppe Tornatore, e poi Pasquale Scimeca, Aurelio Grimaldi, Marco Amenta, Roberto Andò, Emanuele Crialese, Luca Guadagnino e Daniele Gangemi, ma anche a registi alternativi come Ciprì e Maresco. E a Roberta Torre, siciliana d'adozione. Ultimamente anche Franco Battiato si è dedicato al cinema. Fra i registi con esperienze televisive si ricordi Beppe Cino e Giovanni Virgilio. Tra i documentaristi Costanza Quatriglio. A Palermo da alcuni anni vi è la sezione "documentario" del Centro Sperimentale di Cinematografia, per giovani registi.

Fiction e Soap
Quando la odierna fiction veniva ancora chiamata più semplicemente sceneggiato, il commissario Corrado Cattani (interpretato da Michele Placido) ne La Piovra faceva il pienone di telespettatori italiani ogni sera, indifferentemente che si trattasse di episodi in prima visione o di repliche. Tale successo renderà La Piovra la fiction più seguita di tutti i tempi.
In tempi successivi, dalla mafia l'interesse si è spostato verso l'astuto "Commissario Montalbano" ed i suoi enigmi siciliani, mirabilmente tratti dall'omonima opera di Andrea Camilleri.
Per la telenovela (oggi soap opera) viceversa la Sicilia è stato solo un mercato di consumo, dagli alti ascolti e senza produzioni locali. Solo di recente è stata costituita una società che attraverso la realizzazione di un centro di produzione cinematografico nei pressi di Termini Imerese ha prodotto la soap Agrodolce. Altre fiction girate in Sicilia sono Il segreto dell'acqua, e Squadra antimafia - Palermo oggi.

Eventi cinematografici 
L'evento cinematografico maggiore in Sicilia (e l'unico di livello internazionale) è il Taormina Film Festival che annualmente si tiene fin dal 1955 nella città di Taormina.
Altri eventi si tengono in diverse località, fra questi: ad Agrigento si svolge l'Efebo d'oro un premio cinematografico internazionale assegnato dal 1979 al regista di un film tratto da un'opera letteraria; CineNostrum (rassegna annuale che si svolge nell'area delle Terme di S. Venera al Pozzo di Aci Catena; il Festival del Cinema di Frontiera a Marzamemi di Pachino ed il festival Magma dedicato ai corti e che si svolge ad Acireale, il "festival del cinema sportivo" a Palermo. A Siracusa dal 2009 si svolge un Festival sui collegamenti tematici tra Le arti visive e la Responsabilità sociale: l'ARES Film e Media Festival. Nasce nel 2011 il primo festival internazionale di cinema GLBT e nuove visioni del Mediterraneo, il Sicilia Queer Filmfest, che si svolge a Palermo nel mese di giugno. Dal 2010 a Floridia è presente il Floridia Film Fest, evento che rivaluta il cinema italiano di serie b.

Elenco cronologico 
Si tratta di film ambientati totalmente o con alcune riprese in Sicilia. Palermo, il capoluogo isolano si conferma il set principale della Sicilia, però importanti film sono stati girati anche nel catanese, nel trapanese e fra Ragusa e provincia.
Legenda contrassegni:
(*) fiction
(**) documentario

Cinema muto 
Il Romanzo (1913) di Nino Martoglio con Giovanni Grasso.
Capitan Blanco (1914) di Nino Martoglio con Giovanni Grasso.
Sperduti nel buio (1914) di Nino Martoglio con Giovanni Grasso, Virginia Balistrieri.
Teresa Raquin (1915) di Nino Martoglio con Giacinta Pezzana.
La Cavalleria Rusticana (1924) di Mario Gargiulo, con Giovanni Grasso.

Sino al 1960 
San Giovanni decollato (1917) di Telemaco Ruggeri con Angelo Musco e Rosina Anselmi
Cinque a zero (1932) con Angelo Musco, Rosina Anselmi.
1860 I mille di Garibaldi di Alessandro Blasetti (1934).
Casta diva di Carmine Gallone (1935).
L'eredità dello zio buonanima di Amleto Palermi (1934) con Angelo Musco, Rosina Anselmi.
Il paraninfo (1934) con Angelo Musco, Rosina Anselmi.
L'aria del continente (1935) di Gennaro Righelli con Angelo Musco, Rosina Anselmi.
Fiat Volutas Dei (1935) di Amleto Palermi, con Angelo Musco, Rosina Anselmi.
Pensaci, Giacomino! (1935) di Gennaro Righelli con Angelo Musco.
Lo smemorato (1936) con Angelo Musco.
Re di denari (1936) con Angelo Musco, Rosina Anselmi e Vittoria Carpi.
Gatta ci cova (1937) con Angelo Musco, Rosina Anselmi.
Il feroce saladino (1937) con Angelo Musco, Rosina Anselmi.
Cavalleria Rusticana (1939) di Amleto Palermi.
San Giovanni decollato (1940) con Totò e Titina De Filippo
La bella addormentata di Luigi Chiarini (1942).
Carmela (1942) di Flavio Calzavara con Doris Duranti.
Gelosia di Ferdinando Maria Poggioli (1943)
Una campana per Adano (A Bell for Adano), regia di Henry King (1945)
I cavalieri dalle maschere nere di Pino Mercanti (1947)
Il principe ribelle di Pino Mercanti (1947)
I fuorilegge (1947)
Anni difficili (1948) di Luigi Zampa con Milly Vitale ed Umberto Spadaro. Girato a Modica (RG)
La terra trema (1948) di Luchino Visconti. Ambientato e girato interamente ad Acitrezza
Vespro siciliano, (1949) regia di Giorgio Pàstina
È primavera! di Renato Castellani (1949)
In nome della legge (1949) di Pietro Germi Girato a Sciacca
Stromboli terra di Dio (1950) di Roberto Rossellini con Ingrid Bergman. Ambientato e girato interamente all'isola di Stromboli
Vulcano, con Anna Magnani. Ambientato a Vulcano ma girato a Lipari
Gli inesorabili (1950)
Il cammino della speranza di Pietro Germi con Raf Vallone (1950) girato a Favara.
Il segreto delle tre punte (1952) regia di Carlo Ludovico Bragaglia
C'era una volta Angelo Musco (1953) di Giorgio Walter Chili (**)
L'arte di arrangiarsi (1954) con Alberto Sordi. Girato a Catania.
Vacanze d'Amore di Jean-Paul Le Chanois (1955)
Agguato sul mare (1956) di Pino Mercanti con Ettore Manni, Maria Frau e Nadia Gray. Girato a Siracusa e provincia.
I mafiosi
Viaggio al centro della Terra (1959)
Assicurasi vergine (1967) di Giorgio Bianchi con Romina Power. Girato a Ragusa e Siracusa.
Tipi da spiaggia
L'avventura (1960) di Michelangelo Antonioni con Monica Vitti, Gabriele Ferzetti e Lea Massari. Girato alle isole Eolie.

Dal 1961 al 1979 
Il bell'Antonio (1960) di Mauro Bolognini, con Marcello Mastroianni. Girato ed ambientato interamente a Catania.
Intrigo a Taormina di Giorgio Bianchi (1960)
L'assedio di Siracusa
L'onorata società
Jessica
I Nuovi Angeli (1962) di Ugo Gregoretti, interpretato da attori non professionisti. Un episodio viene girato a Favara.
Salvatore Giuliano (1962) di Francesco Rosi, con Salvo Randone. Girato ed ambientato fra Montelepre, Montedoro e Castelvetrano.
Il Gattopardo di Luchino Visconti (1963), con Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale e Giuliano Gemma. Girato ed ambientato fra Palermo,Ciminna, Santa Margherita di Belice e Palma di Montechiaro.
Un uomo da bruciare
Il tiranno di Siracusa
Divorzio all'italiana di Pietro Germi, con Marcello Mastroianni, Stefania Sandrelli e Lando Buzzanca. Girato fra Catania, Ispica e Ragusa Ibla.
Mafioso
Liolà di Alessandro Blasetti (1963)
La vendetta del Santo (1964)
Comizi d'amore
Divorzio alla siciliana
I due mafiosi con Franco e Ciccio.
Sedotta e abbandonata con Stefania Sandrelli e Lando Buzzanca. Girato a Sciacca.
Papà, ma che cosa hai fatto in guerra?
Gente d'onore
A ciascuno il suo di Elio Petri (1967) con Gian Maria Volontè, Irene Papas e Salvo Randone. Girato a Cefalù.
Don Giovanni in Sicilia di Alberto Lattuada con Lando Buzzanca.
I barbieri di Sicilia con Franco e Ciccio.
La fratellanza regia di Martin Ritt (1968)
L'amante di Gramigna di Carlo Lizzani (1969) con Stefania Sandrelli e Gian Maria Volonté.
Il giorno della civetta di Damiano Damiani (1968) con Franco Nero e Claudia Cardinale, girato a Partinico.
La moglie più bella
Rosolino Paternò soldato
Un caso di coscienza di Giovanni Grimaldi (1969), girato a Zafferana Etnea.
Il sasso in bocca con Franco Nero. Girato a Ragusa.
Un bellissimo novembre, di Mauro Bolognini. Girato ad Acireale e a Catania.
La prima notte del dr. Danieli industriale col complesso del... giocattolo (1970) di Gianni Grimaldi con Lando Buzzanca. Girato ad Acireale.
Mimì metallurgico ferito nell'onore, di Lina Wertmuller, con Giancarlo Giannini. Ambientato e girato a Catania.
Bronte, cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato di Florestano Vancini (1972). Ambientato interamente a Bronte.
Il caso Pisciotta
Malizia (1973) di Salvatore Samperi con Laura Antonelli e Turi Ferro. Ambientato interamente e girato ad Acireale.
Baciamo le mani di Vittorio Schiraldi (1973)
Cadaveri eccellenti
Il prefetto di ferro
Il caso Mattei (1972) di Francesco Rosi e con Gian Maria Volonté. Alcune scene a Gagliano Castelferrato.
Cagliostro (1975)
Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova, si sospettano moventi politici (1978) di Lina Wertmüller

Dal 1980 al 1999 
Il turno (1981).
Kaos, dei fratelli Taviani con Franco e Ciccio, Claudio Bigagli, Massimo Bonetti ed altri. Girato in parte nella provincia di Ragusa.
La Piovra (1984) di Damiano Damiani, con Michele Placido, Barbara De Rossi e Massimo Bonetti. La fiction giunse a dieci serie.
Cento giorni a Palermo di Giuseppe Tornatore e Giuseppe Ferrara (1983). Ambientato interamente e girato a Palermo.
Il siciliano, di Michael Cimino con Christopher Lambert. Girato a Sutera.
Nuovo Cinema Paradiso, di Giuseppe Tornatore, con Philippe Noiret. Girato fra Palazzo Adriano e Cefalù.
Mery per sempre di Marco Risi (1988). Ambientato interamente e girato a Palermo.
Palombella rossa, di e con Nanni Moretti. Ambientato in parte e girato a Acireale.
Stanno tutti bene
Il padrino - Parte III, di Francis Ford Coppola, con Al Pacino. Ambientato fra Corleone e Bagheria ma girato in parte fra Acireale, Taormina, Castello di San Marco (Calatabiano), Savoca, Etna e Palermo.
Ragazzi fuori di Marco Risi (1990). Ambientato interamente e girato a Palermo.
Dimenticare Palermo di Francesco Rosi (1990). Ambientato interamente e girato a Palermo.
Porte aperte di Gianni Amelio (1990).
Il piccolo diavolo, con Roberto Benigni. Ambientato in parte e girato a Taormina.
Una storia semplice, (1991)
Il ladro di bambini, di Gianni Amelio con Enrico Lo Verso. Girato in parte nella provincia di Ragusa.
La discesa di Aclà a Floristella di Aurelio Grimaldi con Tony Sperandeo, Francesco Cusimano, Luigi Maria Burruano, Lucia Sardo. Ambientato interamente e girato nell'omonima miniera di Valguarnera Caropepe.
Il giudice ragazzino. Ambientato interamente e girato fra Agrigento e Canicattì.
Caro diario con Nanni Moretti (1993). Ambientato in parte e girato alle isole Eolie.
Storia di una capinera, di Franco Zeffirelli. Ambientato interamente e girato fra Catania e l'Etna.
Sud, di Gabriele Salvatores. Con Silvio Orlando e Francesca Neri. Girato a Marzamemi.
Il giorno di San Sebastiano di Pasquale Scimeca (1993).
La scorta di Ricky Tognazzi. Ambientato quasi interamente e girato in provincia di Trapani.
Palermo Milano solo andata di Claudio Fragasso (1995) con Giancarlo Giannini e Raul Bova.
Johnny Stecchino (1991) con Roberto Benigni. Ambientato in parte e girato a Palermo e con molte scene in esterno a Letojanni.
Giovanni Falcone con Michele Placido.
Il postino di Michael Radford, con Massimo Troisi, Philippe Noiret e Maria Grazia Cucinotta. Girato a Salina.
Lo schermo a tre punte (1994) di Giuseppe Tornatore
L'uomo delle stelle (1995) di Giuseppe Tornatore, con Sergio Castellitto e Tiziana Lodato. Girato in parte in provincia di Ragusa.
Lo zio di Brooklyn di Daniele Ciprì e Franco Maresco (1995). Ambientato a Palermo.
La lupa (1996) di Gabriele Lavia. Girato a Vizzini.
Il Commissario Montalbano con Luca Zingaretti. Girato nella provincia di Ragusa.(*)
Marianna Ucria (1997) di Roberto Faenza. Girato a Chiaramonte Gulfi, Palazzolo Acreide, Vendicari.
Vite blindate (*)(1997) con Giulio Scarpati.
La stanza dello scirocco di Maurizio Sciarra con Francesco Benigno, Tiziana Lodato, Tony Sperandeo e Giancarlo Giannini. Girato fra il castello di Donnafugata (Ragusa) e Monterosso Almo.
Tano da morire di Roberta Torre (1997). Ambientato e girato nel popolare quartiere della Vucciria di Palermo.
I briganti di Zabùt (1997) di Pasquale Scimeca.
Stupor Mundi (1997) di Pasquale Squitieri
Totò che visse due volte di Daniele Ciprì e Franco Maresco (1998). Ambientato a Palermo.
Gallo cedrone (1998)
Sicilia! (1999)
Oltremare (film) 1999 di Nello Correale con Luca Zingaretti, Tiziana Lodato, Luigi Burruano, Leo Gullotta, Iaia Forte... girato a Marzamemi (Sr) e alle Saline di Trapani.
Dal 2000 
Placido Rizzotto (2000) di Pasquale Scimeca. Girato fra Isnello e Corleone.
Malèna, di Giuseppe Tornatore con Monica Bellucci. Ambientato nel paese immaginario di Castelcutò e girato a Siracusa.
Respiro di Emanuele Crialese, girato interamente a Lampedusa.
segreti di stato (2003) di Paolo Benvenuti con Antonio Catania, David Coco e Aldo Puglisi.
I cento passi di Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio, Tony Sperandeo, Luigi Burruano. Ambientato e girato a Cinisi.
Il consiglio d'Egitto di Emidio Greco con Silvio Orlando.
Nati stanchi con Ficarra e Picone. Girato a Palazzolo Acreide.
Angela di Roberta Torre, con Donatella Finocchiaro. Ambientato e girato nel popolare quartiere della Vucciria di Palermo.
Cuore scatenato di Gianluca Sodaro con Luigi Burruano.
L'Isola. Girato ed ambientato ad Favignana.
Gli astronomi di Diego Ronsisvalle. Ambientato e girato fra Noto, Acireale e Catania.
L'attentatuni, di Claudio Bonivento (2001). Con Veronica Pivetti e Claudio Amendola. Girato e ambientato a Palermo.
Avenging Angelo, (2002) con Silvester Stallone. Girato a Castellammare del Golfo
My Name Is Tanino (2002) di Paolo Virzì. Girato fra Castellammare del Golfo e San Vito Lo Capo.
Miracolo a Palermo! (2005) di Beppe Cino con Vincent Schiavelli, Luigi Burruano e Tony Sperandeo. Ambientato e girato a Palermo.
Perduto amor di Franco Battiato. Ambientato e girato in parte a Riposto.
Il ritorno di Cagliostro di Daniele Ciprì e Franco Maresco (2003). Ambientato a Palermo.
Gli angeli di Borsellino di Rocco Cesareo (2003)
Alla luce del sole di Roberto Faenza (2005) con Luca Zingaretti. Girato a Palermo.
L'amore di Marja
Come inguaiammo il cinema italiano - La vera storia di Franco e Ciccio di Daniele Ciprì e Franco Maresco (2004) - Palermo
L'odore del sangue, (2004), di Mario Martone con Michele Placido e Fanny Ardant - girato a Gibellina
Tre giorni d'anarchia di Vito Zagarrio con Enrico Lo Verso, Nino Frassica e Tiziana Lodato. Girato fra Enna e Ragusa.
Giovanni Falcone, l'uomo che sfidò Cosa Nostra
La mafia è bianca (2005) (**) di Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini.
Il regista di matrimoni di Marco Bellocchio con Sergio Castellitto e Donatella Finocchiaro. Girato a Cefalù.
I Viceré (film) di Roberto Faenza. Girato fra Acireale e Catania.
Salvatore - Questa è la vita (2006) di Gian Paolo Cugno con Enrico Lo Verso. Girato fra Marzamemi e Pachino.
Il sole nero (2006) di Krzysztof Zanussi con Valeria Golino, Remo Girone ed Enrico Lo Verso.
Agente matrimoniale (2006) di Christian Bisceglia.
L'uomo di vetro (2006) di Stefano Incerti con David Coco e Tony Sperandeo. Ambientato e girato fra Palermo e Catania.
In un altro paese di Marco Turco (2006)
Nuovomondo (2006), di Emanuele Crialese.
Il figlio della luna (2007), con Lunetta Savino. Girato nel siracusano
Una notte blu cobalto (2008), di Daniele Gangemi.
Il cavaliere Sole (2008), di Pasquale Scimeca. Girato a Palermo, Vizzini, Gangi, Niscemi, Gela.
Palermo Shooting, (2008) di Wim Wenders
Sandokan in Sicily, (2009) di Adita Battacharya, con Kabir Bedi.
Baarìa (2009), di Giuseppe Tornatore. Girato in parte a Bagheria e in parte in Tunisia.
Viola di mare (2009), di Donatella Maiorca. Girato fra Trapani e Favignana.
Fughe e approdi (2010) di Giovanna Taviani, girato nelle Eolie
Malavoglia (2010) di Pasquale Scimeca
La scomparsa di Patò (film), (2010)di Rocco Mortelliti con Neri Marcorè e Nino Frassica, girato a Naro.
I baci mai dati, (2010) di Roberta Torre, girato nel quartiere Librino di Catania
La bella società, (2010) di Gian Paolo Cugno, girato tra Enna, Leonforte-Pirato e Torino
Terraferma (film), (2011) di Emanuele Crialese, girato a Linosa
L'amore fa male (2011) di Mirca Viola, girato a Catania
Il segreto dell'acqua (2011), con Riccardo Scamarcio e Tony Sperandeo girato tra Palermo, Santa Margherita di Belice e Sambuca di Sicilia
Terramatta; (2012) di Costanza Quatriglio

ELENCO 

7




A











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I




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M















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P

· Paisà












R









S
















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U





V