30 apr 2017

Magna via Francigena, il Cammino di Santiago siciliano



Lungo l’asse Agrigento-Palermo passa la "Magna via Francigena", solcata per millenni da pellegrini e viaggiatori in età bizantina, islamica e alto medievale. Una sorta di Cammino di Santiago siciliano lungo 160 chilometri che collega la Balarm araba alla rocca di Agrigentum, attraverso antiche vie storiche e paesaggi cangianti, incrociando la via di transumanza nel territorio di Castronovo di Sicilia. Dopo secoli di abbandono, nella sede della Curia Arcivescovile di Agrigento è stato presentato il progetto che recupera e promuove questo suggestivo percorso che permetterà a turisti e viandanti di avventurarsi alla scoperta della Sicilia interna e delle sue perle rurali. 

A giugno il primo cammino inaugurale della Magna Via Francigena. Per chi non se la sentisse di percorrere l'intero tracciato, il percorso è divisibile in otto tappe da 20-25 chilometri ciascuna. Promosso dal comune di Castronovo di Sicilia e dal partenariato diffuso di 13 Comuni, dalla diocesi di Agrigento e con il supporto dall'associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, gode del sostegno del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo e dall'assessorato al Turismo, sport e spettacolo della Regione Siciliana e punta alla valorizzazione della cultura degli itinerari di pellegrinaggio e cammino con il ripristino degli antichi percorsi di origine normanna, denominati francigeni.

Un percorso per tutti: turisti, trekker che seguono un tracciato organizzato, sportivi, etnologi, collezionisti di pietre antiche, appassionati di chiese romaniche e chiunque voglia viaggiare a piedi. Un gruppo di ricercatori ha messo a sistema i lavori sulla viabilità storica dell’Isola dal periodo greco-romano a quello borbonico, concentrandosi su un momento specifico: l’arrivo dei cavalieri Normanni in Sicilia alla fine dell’XI secolo d.C.. La collaborazione con i principali poli universitari nazionali ha permesso di approfondire lo studio bibliografico e cartografico del sistema stradale del periodo in questione, e di mappare il territorio, attraverso la collaborazione dei camminanti, alla ricerca di testimonianze, monumenti e resti visibili. 

Tre le province attraversate: Agrigento, Caltanissetta e Palermo. Già 13 i Comuni attrezzati per un percorso strutturato di accoglienza e di servizi dedicati a chi sceglie di incamminarsi lungo la Magna Via Francigena: al Comune capofila del progetto, Castronovo di Sicilia (Pa), si associano Agrigento, Cammarata (Ag), Comitini (Ag), Grotte (Ag), Joppolo Giancaxio (Ag), San Giovanni Gemini (Ag), Racalmuto (Ag), Campofranco (Cl), Sutera (Cl), Milena (Cl), Prizzi (Pa), Santa Cristina Gela (Pa). Centinaia i punti di interesse e i siti archeologici disseminati tra colline, alture e distese dell’entroterra, candidati a essere patrimonio dell’umanità.

La rete della Magna Via Francigena permette di scegliere tra l’accoglienza pellegrina, organizzata da parrocchie o associazioni sensibili ai temi del cammino che spesso mettono a disposizione i propri spazi con una semplice offerta libera, di pernottare nelle case dei paesi albergo, dove i privati aprono le porte delle proprie abitazioni con un prezzo calmierato e con un calore che raramente si riesce a trovare altrove, di usufruire degli ostelli della gioventù o dei classici bed and breakfast. Lungo il percorso anche agriturismi e hotel, per chi non vuole rinunciare ai servizi e alle comodità senza per questo sentirsi meno vicini allo spirito del Cammino.

Come gli Arabi hanno cambiato ed influenzato la Sicilia



Se consideriamo la geografia, noteremo immediatamente coma la Sicilia sia ben più vicina alla parte Nord dell’Africa che non a Roma. Alcune delle grandi civiltà del mondo si trovavano lì; molte arrivarono in Sicilia da Oriente e ne influenzarono per sempre mentalità e cultura.

Questo soprattutto perché molte di queste invasioni furono pacifiche; volte sì alla conquista del territorio, ma non con l’obiettivo di distruggerne le caratteristiche e nemmeno le usanze degli abitanti, bensì con l’obiettivo di nutrirle e di integrarle.

Basti pensare ai Greci, ma anche agli Arabi e ai Bizantini, le cui influenze ancor oggi si respirano non solo nell’architettura e nella cucina, ma anche nella toponimia di diversi luoghi e strade e persino dei cognomi dei cittadini.

Geologicamente, sembrerebbe infatti che la Sicilia non sia mai stata attaccata allo Stivale, ma che fosse in realtà un ‘pezzo’ di Africa, in corrispondenza del golfo libico della Sirte.
Gli Arabi arrivarono in Sicilia nel IX secolo, e la loro influenza vi permase fino al 1492, l’anno fatidico in cui Ferdinando ‘Il Cattolico’, re di Spagna, decise la diaspora per chiunque non fosse di religione Cristiana, dunque Arabi ed Ebrei.

Fu infatti proprio sotto il dominio dei viceré spagnoli, che l’Isola conobbe uno dei suoi periodi più tristi e poveri; attraverso il regno ‘dei Signori’ prima e con l’istituzione del Sant’Uffizio poi.
Fu in questo periodo infatti che venne annullata ogni iniziativa di arricchimento culturale e impedita l’iniziativa politica.

Nel Cinquecento come in epoca Romana, la Sicilia era dunque soltanto una provincia destinata ad essere spremuta dal punto di vista lavorativo (specialmente agrario e conseguentemente commerciale) e nulla più.
Al contrario di quanto accadde durante il regno di Federico II o ancor prima degli Altavilla, quando Cristiani e Arabi vivevano pacificamente sotto lo stesso tetto, arricchendolo e migliorandolo.

Testimonianze di quella convivenza ben riuscita si scorgono in alcuni nomi di origine araba come Alcamo, Marsala e Favara. A Catania si trova una località denominata Caito, nei pressi del lungomare; l’etimo sembrerebbe risalire alla parola ‘Kaid’ o ‘Al Kaid’, dove con tutta probabilità si trovava il palazzo amministrativo islamico.

Per non parlare poi delle strutture, dei santi sepolcri ed edifici con finale a cupola, denominati ‘cuba’, o delle città e località che iniziano con il toponimo ‘- Cala’ come Caltagirone o Calatafimi.
A Palermo si trova la ‘Zisa’, che come indicato dal nome stesso è un palazzo meraviglioso, maestoso; a Catania si trova un quartiere denominato ‘Zia lisa’, che si presume possa essere una storpiatura dell’omonimo termine arabo.

La stessa parola ‘mafia’ sembrerebbe essere di origine orientale.
Lo studioso Antonio Di Gregorio sostiene infatti che ‘Afia’ significhi forza, mentre la lettera ‘M’ in arabo non è altro che un avversativo ovvero un ‘non’. È possibile dunque che ‘mafia’ significasse inizialmente ‘non forte’, ‘non prepotente’; sono molti gli studiosi che ritengono che la mafia fosse in realtà diverse, che abbia nei secoli subìto un cambiamento, che precedentemente asservisse al bene comune, che fosse insomma nata di sostegno al popolo, contro lo strapotere dei signorotti.

Ma le influenze arabe sono particolarmente evidenti nella cultura culinaria di Sicilia. Basti pensare al cous cous, usato e amato soprattutto in zona di Trapani e Marsala; e poi ancora alla cubbàita, o alla granita, che è stata proprio importata dagli Arabi.

In Sicilia vi sono poi arancini e crespelle ripiene che somigliano un po’ al turco ‘falafel’; stesso discorso per pane e panelle che vengono oltretutto realizzate a base di farina di ceci, un ingrediente molto utilizzato nella gastronomia orientale.

Sembra che anche i cannoli fossero di origine araba, e la cassata, che gli islamici chiamavano infatti ‘qas’a’. Simili alle cassatelle o panzerotti dolci, sono poi i katayef; ma in tutto il mondo arabo si usa anche cucinare una squisita insalata di peperoni e melanzane, simile alla caponata o alla peperonata. Per non parlare poi dell’utilizzo del sesamo, sia in ambito dolciario che in quello dei prodotti da forno in genere (ad esempio sul pane), che è anche un ingrediente tipico della cucina dell’area dei Balcani e oltre. Anche la parola siciliana ‘giuggulena’ che indica il sesamo è di origini arabe; stesso discorso per lo zafferano, sia come toponimo che come coltura.

Molte sono infatti state le coltivazioni introdotte dagli Arabi in Sicilia. Come lo zucchero, le banane; e come dimenticare poi lo ‘zibibbo’?
Ma la cultura araba si intreccia inestricabilmente anche alla letteratura dell’Isola, attraverso l’antico personaggio di ‘Giufà’, antesignano di Pierino.

‘Giufà’, o in arabo ‘Giuha’, è la maschera-simbolo della Sicilia. Ragazzo maldestro e un po’ pigro ma anche buffo e allegro, di lui parlano tantissime storie che accomunano il suo derivato siciliano al suo antenato arabo, e che caratterizzano molta della produzione orale tradizionale e antica dell’Isola.

Alcuni pensano inoltre che la cultura araba abbia influenzato il resto d’Italia, molto più di quanto non si pensi o si sappia. Ad esempio attraverso l’introduzione nel volgare degli articoli, non presenti in latino, oppure attraverso la tipica aspirazione della ‘c’ che caratterizza, ancor oggi, il toscano, da cui la nostra lingua è nata.

Dante Alighieri stesso aveva affermato di aver molto apprezzato le produzioni siciliane della scuola di Federico II, che furono di fatto il primo esempio di volgare esistente in Italia; la stessa “Epistola del perdono”, opera di uno scrittore persiano, sembra essere stata presa come spunto per la realizzazione della Divina Commedia, ma per ora non esistono ancora documentazioni a sostegno di questa tesi.

I Soprannomi Siciliani: “Li Ngiurii”



Nell’antica tradizione siciliana avevano grande importanza i soprannomi ,”li ngiurii”, come venivano chiamati in siciliano.
La loro origine si perde nella notte dei tempi, essi derivavano spesso dal luogo di provenienza di una persona o dal suo lavoro, o da una sua caratteristica fisica o da un suo atteggiamento o dal nome di animali e cose, o sono una forma onomatopeica…. talvolta si tratta di parole o espressioni difficilmente riconducibili a qualcosa di concreto, e prive di significato ( almeno per quelli della nostra epoca).
Li ngiurii hanno sempre fatto parte della cultura siciliana e sono sempre state molto usate specie nei piccoli centri dove la gente è conosciuta più attraverso la ngiuria che attraverso il cognome . Guai però a rivolgersi direttamente ad una persona con la sua ngiuria, potrebbero scoppiare liti sanguinose e grandi offese. Infatti , mentre nelle altre civiltà, il soprannome spesso serve a glorificare un personaggio o a distinguerlo dagli omonimi (Es: Alessandro “magno”, Federico “barbarossa”), nella cultura siciliana il soprannome è “ngiuria” = “ingiuria, offesa” anche quando nel significato intrinseco del vocabolo non c’è niente di offensivo.
Quando senza saperlo, una persona (generalmente uno non del luogo) si rivolge ad un’altra chiamandola con la ngiuria invece che con il cognome, si verifica istantaneamente un silenzio agghiacciante tra tutti gli astanti, seguito talvolta da qualche goffo tentativo di spiegazione e spesso da grandi offese o litigi……e questo, specie nei piccoli centri,…anche oggi, nel 2013 !!!……
Comunque sta di fatto che queste “ngiurie” debitamente declinate al maschile , al femminile e al plurale e spesso precedute dagli articoli “lu o u” per il maschile , “la o a” per il femminile e “li o l”per il plurale, automaticamente venivano estese a tutta la famiglia e tramandate, da padre in figlio.
Oggi alcune di esse, italianizzate, sono diventate dei secondi cognomi, ufficialmente registrati all’anagrafe, che servono a distinguere I vari rami di un’antica famiglia o sono addirittura diventati cognomi esse stesse. 
Per esempio, Petru Fuddruni, se ricordo bene, è anche il soprannome di un personaggio della narrativa popolare siciliana, una specie di Giufà.
Bene, la sua ngiuria, debitamente italianizzata in “Fullone” è ormai spesso registrata ufficialmente all’anagrafe come secondo cognome.
Un’ultima cosa: generalmente si parla delle ngiurie come di qualcosa superata,, un’antica usanza : nulla di più sbagliato! 
La fabbrica delle ngiurie è sempre attiva e fiorente nella nostra bella isola! 
Altrimenti come si spiegherebbero soprannomi quali: Celentano o cita o Maradona?

Ecco un elenco di ngiurie molte delle quali suggerite dagli amici di F.B., anzi chiedo scusa per non averli inseriti tutti…ma ci sarebbe voluta un’enciclopedia:

Ngiurie derivate dal luogo di origine:
-Canicattinisi ( proveniente da Canicattì)
Favarisi “ Favara
Marinisi “ Porto Empedocle
Romanina “ Roma
Tirminisi “ Termini Imerese
Cataluchisi “ Cattolica Eraclea
Runnera= (da R’unni era?)= di dov’era? , persona di dubbia provenienza

Dal mestiere:
Annaca li Rocchi ( dondola le pietre) = muratore
Avvucaticchiu = Avvocato da quattro soldi
Babbaluciaru = venditore di lumache
Baruni=barone 
Carnaru= carnezziere, macellaio
Chiavitteri= uno che fabbrica le chiavi
Ciuraru o sciuraru = fioraio
Gazzusaru o Azzusaru = venditore di gassosa
Gnuri = cocchiere
Lampiunaru = lampionaio (quello che nitidamente accendeva e spegneva i lampioni per le strade )
Mammanu = ostetrico
Pignataru = pentolaio,calderaio
Puparu = puparo, burattinaio
Pusteri = Postino 
Sangunaru= venditore di sanguinaccio
Siggiara = custode delle sedie della chiesa
Stagnataru = stagnino
Stigghiularu = venditore di stigghiole ( interiora arrostite)
Stratunaru = manutentore di strade 
Stuppacannola= sturatore dirubinetti, idraulico
Suriotu = usuraio
Vardiddraru= fabbricatore di finimenti per gli animali da soma

Da caratteristiche fisiche o da atteggiamenti:
Babbu funnutu = completamente scemo 
Baggianu=baggiano
Biunnu = biondo
Cacaladdritta = evacua in piedi
Cacaova= fa le uova
Cilliuni = tontolone, stupidotto
Culu’nchiummatu= sedere bloccato
Fungia = muso, broncio
Ghimmirutu = gobbo
Ghituzzu-a/ituzzu-a: vezzeggiativo di Ghitu o itu, o iritu = ditino; 
Luerdu= sporco
Mangialasagna = mangia lasagne
Menzasignura=mezza signora
Morestu = modesto
Pagliazzu= pagliaccio 
Picciriddru = bambino
Quattruecchi=quattrocchi
Riavulu=diavolo
Ruggiuleddra= sporca
Scaglia= brutto dente
Scianchetta =storpio
Sissi-Nonzi = sissignore-nonsignore (atteggiamento ossequioso)
Smaniu = smanioso
Testepetra=testa di pietra
Vicchiettu= vecchietto
Mangiatariu = ghiottone
Minchiunazzu = tontolone, stupidotto
Niuru = nero
Occhi bianchi = occhi bianchi, albino
Orbu = orbo, cieco
Facci lorda = faccia sporca 
Ghilli-Ghilli =una persona che tartaglia
Manuncula = mano morta 
Pazzu = pazzo
Pedi torti = piedi storti 
Piduzzu = piedino
Piccolinu = piccolo
Sciancateddra = storpia
Vasa-vasa = bacia-bacia ( chi va baciando tutti per farseli amici)
Vuccazza = boccaccia



Da nomi propri o da cognomi
Celentanu = Celentano 
Ciciu = Francesco
Cita = Cita la scimmia 
Ghituzza = Aghituzza (vezzeggiativo di Agata)=Agatina
Lucianu= Luciano
Maradona= Diego Maradona
Maratresa = Maria Teresa
Masuzzu= Tommasino
Sarvturi-Totò = Salvatore
Serafinu = Serafino

Da animali, piante e varie:
Aceddru = uccello
Canazzu = cagando
Cani = cane 
Cannolu = cannolo(dolce siciliano o rubinetto o fontanella)
Cardunazzu=è una pianta di carciofo senza i carciofi e già legnosa; 
cavigliuni= piolo dove si legavano le bestie
cipuddruzza = cipollina
Crastu = castrato
Fuddruni =follone, cioè quei rami di selvatico che crescono in alcuni alberi quali gli agrumi, gli ulivi, alberi da frutta
Giuraneddra = ranocchia
Merlu = Merlo
Nsalateddra = insalatina
Piliddru = pelino, piccolo pelo 
Piruni = prugna
Puci = pulce
Pupella = pupattola o bambolina
Sputazzeddra = saliva, sputo
Taralla = tarallo, tipico biscotto glassato
Vo = bue
Zazà: = è un punto del cucito

Incomprensibili (almeno da me):
Barbatascia ???
Cerza ???
Chiritru???
Ciacataru ???
Ciuddra ???
Creepisi ???
Cucù ??? 
Librinu ???
minnannu ???
Pilanu ???
Pinananu ???
Pirichiddra ???
Riniatu ???
Scatafà ???